Alekxandra Balmazovic a Berlino: io, attrice e ‘ponte’
Alekxandra Balmazovic, attrice slovena, è tra le "shooting star" al Festival di Berlino. 21 giovani attrici ed attori ai quali viene data la possibilità di farsi conoscere in ambito europeo. Un’intervista
Berlino – Si considera un "ponte" tra i diversi Paesi dell’ex Jugoslavia e mostra entusiasmo perché il cinema, nel suo piccolo, sta contribuendo a ricreare dei legami. Alekxandra Balmazovic, attrice slovena con un genitore serbo e uno croato, studi a Belgrado, la partecipazione a due dei più
importanti film sloveni dell’ultimo periodo (il successo anche commerciale "The Last Supper" di Vojko Anzeljc e "Spare Parts" di Damjan Kozole, in concorso alla Berlinale 2003) e al recente "Sivi camion cervene boje" del serbo Srdjan Koljevic premio del pubblico ad Alpe Adria a Trieste, è in
questi giorni tra le 21 "shooting star" europee al Festival di Berlino. Un giovane attore emergente per Paese, cui è data la chance di farsi conoscere all’estero e proporsi per partecipare a film europei. "Non considero questo un traguardo – racconta la 28enne di Celje – Non è la cosa che risolve tutto. Per me è una conferma per il mio lavoro e la possibilità di allargare la mente. Naturalmente anche di farmi conoscere per partecipare a coproduzioni europee, a fare qualcosa di più grande. Inoltre
in Slovenia non ci sono agenti per gli attori e uno dei miei obiettivi ora è trovarne uno adatto".
Ha già avuto proposte per dei film all’estero?
Ho dei contatti per un film tedesco, dovrei fare un casting nei prossimi giorni. Si tratta del ruolo di una ragazza rifugiata dall’ex Jugoslavia. Purtroppo ci offrono solo questi ruoli, la rifugiata, la ragazza dell’est, la straniera. Di solito non pensano che conosciamo le lingue o che non è
così difficile imitare una lingua straniera. Però da qualche parte bisogna iniziare per farsi conoscere anche all’estero.
Come vede il recente ingresso della Slovenia nell’Unione Europea? Pensa che possa portare vantaggi anche al cinema?
"Siamo entrati nella Ue ma ho ancora sempre il problema di spiegare che non sono slovacca ma slovena. E di farlo con humor, col sorriso. Gran parte degli stranieri continua a confondere Slovenia e Slovacchia, a volte mi dicono: vivi in un Paese molto bello e Bratislava è una città incantevole.
La Slovenia è piccola ma ha molte bellezze e offre molte opportunità. Inoltre siamo vicini a Vienna e Milano, possiamo prendere le cose migliori da tutti. È utile poter allargare i nostri orizzonti, anche i film che stiamo facendo sono sempre migliori. In più stiamo ricostruendo i ponti con
i paesi dell’ex Jugoslavia, e io mi sento a mio modo una costruttrice di ponti. "Sivi camion" è stata la prima coproduzione fra Slovenia e Serbia con anche una partecipazione tedesca che ci ha consentito di essere a diversi festival esteri. Spero si continui sulla linea delle coproduzioni, ce ne
sono alcune in preparazione.
Parteciperà a qualcuna?
Farò una parte in "Don’t Cry for me, Europe", di Andrej Kosak, che aveva fatto "Outsider". È un film sulla transizione tra comunismo e capitalismo, un progetto molto accurato che ora è in preparazione, dovrebbe essere una coproduzione, speriamo di girare in autunno.
L’ultimo suo ruolo è stato in "Sivi camion cervene boje – Camion grigio colorato di rosso". Come è stata scelta per il ruolo?
E’ successo che il produttore sloveno di "Spare Parts" era anche il coproduttore del film di Koljevic. Per questo mi ha proposta, ho fatto il provino e sono stata scelta.
Come è stato lavorare in questo film? E soprattutto con Srdjan Todorovic,
uno dei più bravi attori serbi di oggi?
"Todorovic è un grande attore, riesce a fare trasformazioni incredibili, a essere irriconoscibile quando interpreta un personaggio. È anche divertentissimo. È stato batterista in un gruppo musicale, per questo ha un grande senso del ritmo e della durata di una scena. Sente il ritmo dei
dialoghi, è molto utile e istruttivo recitare con lui. In privato sembra introverso e silenzioso, quando recita si trasforma e riesce a fare benissimo il personaggio del folle.
A Trieste avete vinto il premio del pubblico …
Sì, siamo stati molto felici per questo. I film si fanno per gli spettatori, è stato bello essere premiati da loro. Koljevic era esordiente come regista ma aveva molta esperienza come sceneggiatore, in più è molto bravo a condurre gli attori, è un ottimo direttore d’attori. C’è chi ha il giusto feeling e chi no, lui ce l’ha, ci ha fatto lavorare bene e siamo contenti che il risultato sia stato apprezzato".