Albania: “Se fossi un ragazzo”

"Se fossi un ragazzo" è il titolo di un romanzo scritto da Haki Stermilli nel 1936, che esplora il mondo interiore di una ragazza e il suo pensiero rivoluzionario sull’emancipazione delle donne nella società patriarcale albanese

03/08/2018, Gentiola Madhi -

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Ragazzini in Albania - Cuito Cuanavale/flickr

Dije – che significa "conoscenza" in albanese – è il nome della protagonista e narratrice del romanzo: un’adolescente di 17 anni, che spiega i propri pensieri e sentimenti in un diario, chiamato "La mia vita". Messa alla prova dalla vita in tenera età, Dije racconta della sua quotidianità, delle relazioni e dei confronti con il padre, la famiglia, i parenti e i vicini. Fin dall’inizio chiarisce che "la mia vita, per gli altri, forse non significa nulla, ma per me è importante, perché è la mia".

Dije vuole far sentire la sua voce, ecco perché sogna di essere un ragazzo. Attraverso il confronto di varie situazioni di cui è testimone diretta, Dije sottolinea che, se fosse stata un ragazzo, avrebbe parlato e chiesto la libertà delle donne, poiché lo sviluppo del paese dipende dalla loro emancipazione. Chiede l’istruzione delle donne, poiché la conoscenza non è e non può essere monopolio maschile. Se fosse un ragazzo, dichiarerebbe guerra ai fanatici di tutto il mondo, poiché l’onore delle donne non è protetto dalla copertura della testa e del corpo. Dije urla a squarciagola contro la violenza fisica e psicologica esercitata contro le donne sia nella famiglia sia nella società stessa.

A scrivere i pensieri di Dije è Haki Stermilli, famoso scrittore visionario albanese, meno noto per essere stato anche il primo direttore albanese dei servizi segreti dell’Albania comunista. Il romanzo, scritto nel dialetto gheg, dà l’impressione, probabilmente in modo intenzionale, di essere ambientato nella parte settentrionale del paese. La presenza di alcuni personaggi del Kosovo rinforza questa convinzione, sottintendendo in qualche modo che il resto del paese sia immune da tali sfide. Tuttavia, verso la fine del romanzo, il lettore capisce che si svolge a Tirana e che la eco dei pensieri di Dije va oltre i confini nazionali.

Un parallelismo tra passato e presente

Contestualizzato nella realtà di oggi, questo romanzo è indubbiamente un pamphlet per la libertà e l’autodeterminazione. La situazione dei diritti umani, e in particolare dei diritti delle donne, è notevolmente migliorata da allora, ma rimane ancora sotto pressione e sono necessari altri sforzi per ulteriori progressi. Sebbene le dinamiche patriarcali rappresentate nel libro siano diminuite significativamente o la libertà religiosa sia ampiamente rispettata (l’Albania è nota per la sua tolleranza religiosa), in termini di emancipazione delle donne siamo ancora indietro rispetto agli standard occidentali. L’equilibrio di genere nel paese è ancora interpretato in termini di rappresentazione descrittiva, che si riferisce solo al numero di ministri o parlamentari donne.

Come sottolinea un recente rapporto della Commissione europea, l’Albania deve investire nel miglioramento dei propri meccanismi istituzionali a garanzia dell’uguaglianza, oltre a modificare il quadro legislativo. Inoltre, il deficit finanziario dovrebbe essere coperto in modo da consentire l’effettiva attuazione della Strategia nazionale e del piano d’azione sull’uguaglianza di genere (2016-2020). Secondo il World Economic Forum Gender Gap Index del 2017, l’Albania si posiziona al 38° posto su 144 paesi, il che rappresenta un segno di miglioramento. Tuttavia, sono necessari ulteriori sforzi, sia da parte del governo che degli attori sociali, al fine di riflettere questo progresso anche nelle classifiche sub-settoriali, vale a dire il livello di istruzione (dove il paese si trova all’87° posto) e la salute e sopravvivenza, dove è al 120° posto.

Come Dije ripete più volte nel suo diario, l’istruzione delle donne dovrebbe diventare una priorità assoluta, perché "la donna è la prima educatrice della famiglia" e le sue capacità influenzano il livello di preparazione della cittadinanza. Sfortunatamente, nel romanzo, Dije e il suo fidanzato tentano di emigrare in Italia per esercitare il proprio inalienabile diritto all’autodeterminazione e migliorare le proprie condizioni di vita, ma questa non era un’opzione praticabile né per l’autore né per la gioventù che vive oggi in Albania o nei Balcani occidentali. Il realismo e l’eco di questo primo romanzo femminista saranno ancora vivi nelle nostre società, e quindi questo testo continua ad essere una lettura obbligata per tutti dentro e oltre i confini dell’Albania.

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