Albania, scenari post elettorali

In Albania il 18 febbraio si terranno le elezioni amministrative. L’editorialista e politologo Mustafa Nano dalle colonne della Gazeta-Shqip analizza cosa succederà se dovesse vincere la maggioranza. Nostra traduzione

13/02/2007, Redazione -

Albania-scenari-post-elettorali

Mustafa Nano

Di Mustafa Nano, 9 febbraio 2007, Gazeta – Shqip, (tit. orig. Çfarë ndodh nëse zgjedhjet i fiton mazhoranca?)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Marjola Rukaj

A tutte le tornate elettorali che hanno avuto luogo finora in Albania, è stata attribuita un’importanza che in realtà non avevano. Tutte le elezioni parlamentari sono state considerate come momenti dalle dimensioni storiche, in cui gli albanesi hanno avuto l’opportunità di sbarazzarsi del regime comunista di Enver Hoxha e di Ramiz Alia, o dal regime dei gangster di Berisha, o dal regime corrotto di Fatos Nano. D’altra parte in tutte le elezioni amministrative si è andati in cerca di motivi che dessero l’impressione che si trattasse di momenti di taglio netto tra epoche diverse. Si capisce che eccetto le prime elezioni, dopo le quali ci si aspettava il crollo del comunismo e l’avvio verso la costruzione della democrazia, verso lo stato di diritto e del libero mercato (è ironico perché noi tuttora non abbiamo né un libero mercato, né uno stato di diritto, né la democrazia), in tutti gli altri casi si è esagerato. Tutte le elezioni successive alle prime, sono state semplicemente degli eventi politici importanti, niente di più.

Essenzialmente si potrebbe dire la stessa cosa anche per le elezioni del 18 febbraio 2007. Semplicemente verranno eletti i dirigenti del potere locale e i consigli delle unità amministrative di questo potere, che – in fin dei conti – è più un potere virtuale che un potere reale. I comuni e le municipalità albanesi non hanno alcun potere concreto per poter influenzare in maniera rilevante sulla vita delle loro comunità. Le materie di loro competenza si limitano alla raccolta delle tasse e alla costruzione di qualche piccola opera pubblica (la costruzione dei kalldrëm, delle viuzze, dei marciapiedi, l’installazione di qualche nuova tubazione, l’asfaltatura di qualche strada, e cose del genere) nell’interesse dei propri abitanti. Tutto il resto è nelle mani dello spaventoso Leviatano, alias il potere centrale.

Come mai allora vi è tutto questo baccano, che sta dominando la campagna elettorale e sta irritando oltre misura gli albanesi? Perché milioni di dollari vengono spesi dai candidati, e dai partiti politici, in poster, campagne pubblicitarie televisive, feste e incontri elettorali, onorari per militanti e agitatori della folla? Questo avviene per due motivi, uno dei quali ha a che fare con un tipico fenomeno elettorale di qualunque paese, di qualsiasi momento, il secondo invece riguarda il momento politico albanese che stiamo ora attraversando. Il primo ha a che fare con la naturale valenza politica di tutte le elezioni amministrative. Essendo in ogni caso delle "mid-term elections", sono utili alle forze politiche sia della maggioranza sia dell’opposizione per rimettersi in discussione, riflettendo i cambiamenti d’umore dei propri elettori dopo le ultime elezioni parlamentari. In base ai risultati di questa verifica elettorale, sia la maggioranza, sia l’opposizione adotteranno nuovi comportamenti e nuove strategie in funzione dell’adempimento delle loro missioni. Se la maggioranza perde, essa diventerà automaticamente più umile, più esigente nel proprio operato, meno arrogante e propensa a rettificare qualcosa nel suo governo. Se a perdere è l’opposizione, ci troveremo di fronte a un segnale palese del fatto che l’opposizione non può continuare a essere quella che è stata finora. Dovrà cambiare.

Il secondo motivo, che è la caratteristica albanese di queste elezioni, riguarda quello che sta avvenendo in questo momento sulla scena politica albanese. Il primo ministro Berisha, da tempo avverte la sensazione di non poggiare su un suolo solido. La sua unica speranza è stata la divisione dell’opposizione. E ha pensato bene di realizzarla proprio per mezzo del nemico storico di Berisha: Fatos Nano; inverosimilmente ha persino incominciato a chiamarlo a più riprese, il primo "leader storico della sinistra albanese". Per questo motivo i due si sono incontrati nel modo più formale e pomposo possibile, dando l’impressione della stretta di un’alleanza storica per il bene del Paese, della democrazia, delle libere elezioni e via dicendo. L’intera Albania ha giaciuto per 17 lunghi anni sotto l’insostenibile peso dell’inimicizia tra Nano e Berisha, ora invece ci stanno chiedendo di gratificare con il nostro voto questo flirt "provvidenziale". Così a questo punto, da una parte abbiamo il tandem Nano-Berisha e dall’altra c’è l’opposizione. Per chi voteranno gli albanesi? Ecco, questo è il punto interrogativo di queste elezioni, durante le quali – bisogna augurarsi – gli albanesi sapranno come agire, senza finire nella trappola di chi sta cercando a tutti i costi di enfatizzare la demonizzazione dell’opposizione. Intendiamoci, non è assolutamente peccato evidenziare e denunciare le debolezze di oggi e i misfatti di ieri della nostra opposizione, però il consenso elettorale a favore del tandem Nano-Berisha sarebbe niente di meno che un atteggiamento da fessi. Sarebbe un []e colossale, delle cui conseguenze ce ne accorgeremmo in brevissimo tempo.

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In questo contesto sarebbe interessante osservare cosa accadrebbe se le elezioni le vincesse la maggioranza. In primis, tutto lo schieramento della maggioranza si sottometterebbe aspramente e in modo irreversibile al giogo del suo leader, e qualche voce flebile cui oggi viene dato ascolto al suo interno (in particolare la voce di Bamir Topi contro la candidatura di Fatos Nano a presidente della repubblica) cadrebbe totalmente in sordina. Inoltre il potere imbattibile di Berisha nel suo campo, diventerebbe assolutamente imbattibile, e si potrebbe arrivare al punto in cui non ci sarebbe da stupirsi se lo stesso Bamir Topi fosse il primo a dare il voto a favore della presidenza di Fatos Nano. Ma il male peggiore non è la presidenza di Fatos Nano, e nemmeno il fatto che Berisha reprimerebbe una volta per tutte ogni libera volontà all’interno del partito (questo avverrà di certo – anche se con qualche difficoltà – anche nel caso in cui la maggioranza perdesse alle prossime elezioni). Il male peggiore sta altrove. Sali Berisha vincitore uscente dalle prossime elezioni, assalirebbe infuriato tutte le istituzioni indipendenti dello Stato albanese. Se fino a luglio dovrà pur sempre fare i conti con la resistenza dell’attuale presidente della repubblica, dopo luglio provvederà ad sistemare tutto a suo piacimento insieme con Fatos Nano, e di conseguenza, la Repubblica d’Albania non sarà per niente governata dalle leggi, bensì dai capricci dei due intendenti.

Una tale alleanza tra il premier di oggi e il Presidente di domani (non sia mai!) implicherebbe che al controllo dell’esecutivo e della maggioranza al parlamento da parte del premier in persona, si aggiungesse anche il controllo dell’Alta Corte di Giustizia, e di conseguenza il controllo di tutto il sistema giudiziario. Quello che per legge rimarrebbe fuori controllo, verrebbe controllato a dispetto della legge. I segnali sono già visibili in questa campagna elettorale. Tale Aldo Bumçi, uno dei miseri burattini, si è sentito dire questi giorni, che dopo le elezioni, il parlamento si unirà in una seduta plenaria e provvederà ad assegnare un procuratore indipendente per esaminare il Procuratore Generale (!!!). Finché il posto del Presidente della repubblica sarà occupato da Alfred Moisiu, gli albanesi avranno tutte le garanzie che le fantasticherie del ministro della Giustizia rimarranno tali, ma con l’arrivo di Fatos Nano (non sia mai! ripeto), Bumçi non sembrerà più un sempliciotto, anzi i sempliciotti saremo noi altri. Quando questo sarà realtà, le altre istituzioni e i loro capi, o taceranno per la paura davanti alla spudoratezza del potere contro la legge, oppure saranno costretti a compiangersi da disoccupati in qualche caffè di Tirana insieme a Dhori Sollaku. Di questo passo il mondo istituzionale sprofonderà in una sonnolenza totale. Dopo di che toccherà al mondo dei mass-media, che si troverà messo alle strette dal potere. Quanto all’opposizione, non ci sarà un ulteriore bisogno di intervento esterno; se la maggioranza vince, l’opposizione finirà automaticamente in frantumi.

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