Albania: le amministrative tutte politiche
Una campagna elettorale ad alta tensione in Albania. Con lo spettro dei fatti di violenza dello scorso gennaio, dove manifestazioni dell’opposizione finirono nel sangue con l’uccisione da parte della polizia di 4 persone, i cittadini albanesi si recheranno alle urne domenica 8 maggio. Per delle amministrative più politiche che mai
I disordini dello scorso gennaio non hanno cambiato nulla nella scena politica albanese. A tre mesi da quella grave crisi – e nonostante i 4 morti e la tensione che ha riportato il Paese sugli schermi internazionali dopo una decina d’anni di relativa stabilità – Tirana è tornata a essere teatro della solita conflittualità tra il premier Sali Berisha e il sindaco di Tirana Edi Rama. I partiti politici albanesi si trovano ora impegnati nella campagna elettorale per le elezioni amministrative, che avranno luogo il prossimo 8 maggio.
Lo stupore dura 3 giorni
Qualcuno aveva consigliato di posticipare le elezioni amministrative, concentrandosi prima sulla soluzione della crisi politica che attanaglia il Paese da mesi. Quest’ultima però, ancora lontana da possibili soluzioni, è passata gradualmente in secondo piano. Anche nell’attenzione degli internazionali.
Sugli schermi degli albanesi sono apparsi recentemente l’ambasciatore americano Alexander Arvisu, che pronunciando parole positive nei confronti del premier Berisha ha messo in chiaro che l’opposizione non gode dell’appoggio americano.
In seguito l’atteggiamento degli altri diplomatici internazionali che hanno chiesto agli albanesi di mantenere la calma – e di fatto confermare l’attuale status quo – hanno messo fine alle speranze di chi intendeva arrivare a breve a nuove elezioni politiche.
Numerosi sono stati in questi mesi gli scandali di malgoverno e corruzione che hanno colpito la compagine governativa. Ma questo non sembra aver rafforzato l’opposizione. Tanto che alcuni analisti politici, riferendosi all’opinione pubblica albanese, hanno commentato: “Lo stupore dura tre giorni”. Una battuta immortalata da un grande classico del cinema albanese.
Amministrative molto politiche
Il prossimo 8 maggio gli albanesi saranno chiamati alle urne per eleggere i propri amministratori locali. Le amministrative in Albania solitamente vedono protagoniste personalità locali, spesso elette per vie clientelari e la maggior parte della campagna elettorale viene svolta attraverso le trasmissioni televisive regionali. Quest’anno però è diverso. La campagna elettorale ha tutte le caratteristiche delle elezioni politiche e sembra la prosecuzione della crisi irrisolta dello scorso gennaio.
Su questo pesa probabilmente anche il fatto che il leader dell’opposizione Edi Rama è il sindaco uscente della capitale e ora si ricandida sotto lo slogan “L’Unica strada” (E vetmja rruge). Il partito Democratico di Berisha, per contrastarlo, ha presentato la candidatura dell’ex ministro della Difesa Lulzim Basha, rappresentante della coalizione “L’Alleanza per il cittadino” (Aleanca per qytetarin). E la lotta per Tirana sta monopolizzando gran parte del dibattito elettorale.
Più che nella presentazione di programmi elettorali la campagna si è ben presto trasformata in ostracismo reciproco, fatto di spot televisivi che insultano e mettono in cattiva luce l’avversario. Nonostante siano diverse le leggi in vigore che vietano tale violenza verbale, pare non ci si faccia più tanto caso. Altra polemica è sorta dopo che alcuni cittadini il cui compleanno cadeva dopo l’apertura della campagna elettorale, hanno ricevuto sui loro cellulari dei messaggi d’auguri da parte del candidato di destra, Lulzim Basha. Questo significava che le compagnie di telefonia mobile avevano messo a disposizione del candidato dati personali dei propri clienti, violandone la privacy. La questione è finita in tribunale, animando per la prima volta nel Paese un dibattito su una questione, quella della privacy, attualmente largamente sottovalutata in Albania.
Strade e moschee
Più spazi verdi, trasporti pubblici migliori, installazione del trasporto urbano su rotaia e ammodernamento architettonico della capitale. I programmi dei due contendenti a Tirana sembrano quasi una fotocopia. E come vuole la tradizione delle campagne elettorali, numerosi lavori pubblici hanno avuto inizio proprio in questo periodo.
Diverse le strade e autostrade in costruzione, tra cui l’apertura di una galleria cruciale per la cosiddetta “Via dell’albanese” che collegherà Tirana alla parte sud-orientale del Paese, finendo al confine con la Macedonia. Come già aveva fatto per “La via della Nazione” che connette l’Albania al Kosovo, il premier Berisha ha inaugurato le prime esplosioni di persona.
Da parte sua il leader dell’opposizione, il sindaco uscente di Tirana, ha indetto un concorso internazionale per la realizzazione di una nuova moschea nella capitale, selezionando i progetti degli studi architettonici più rinomati del settore. Da tempo i fedeli musulmani necessitavano di una moschea nella capitale e l’idea di poter aggiungere un’opera architettonica contemporanea al panorama della città ha entusiasmato molti. Ma il fatto che tale decisione venga attuata proprio ora, fa pensare che sia stata una mossa elettorale, probabilmente per ottenere la simpatia dei musulmani più conservatori della capitale che appoggiano in genere la destra di Berisha.
Qualunque esso sia
Nel resto del territorio, le due coalizioni, con una cospicua presenza dei rispettivi leader, hanno seguito lo stesso modello di ostracismo. Del resto c’è poco da promettere seguendo gli schemi che sono risultati validi negli ultimi anni: dopo l’integrazione del Paese nella Nato e dopo l’ottenimento della liberalizzazione dei visti nello spazio Schengen, sono pochi gli obiettivi convincenti e credibili nel breve termine che possano alimentare promesse avvincenti.
Di qui, per il Partito democratico di Berisha, una sorta di campagna elettorale in chiave “retrospettiva”, nella quale si rivendica il raggiungimento di tali obiettivi. Di qui l’aumento degli slogan di tipo nazionalistico, come quelli dei partiti çam (albanesi originari della Grecia settentrionale, espulsi dal territorio greco durante la Seconda guerra mondiale e che ora vivono su tutto il territorio albanese) che propongono di ridare l’orgoglio all’Albania, alludendo ad una poco probabile soluzione della questione çam. Oppure altri, come quelli del Partito repubblicano, che rispecchiano posizioni nazionaliste in risposta a un recente dibattito sulla registrazione della popolazione e sul riconoscimento delle minoranze etno-linguistiche nel Paese.
Difficile prevedere chi, tra Partito democratico e Partito socialista, avrà la meglio a livello nazionale. Di certo la campagna elettorale è stata notevolmente conflittuale. Gli incidenti tra i militanti delle varie formazioni politiche e gli episodi violenti sono stati all’ordine del giorno. In pochi sono ottimisti su quel che avverrà dopo le elezioni. A voler confermare i timori arrivano in anticipo le osservazioni dell’ambasciatore americano, che invita le parti ad accettare il risultato delle elezioni, senza contestarlo, qualunque esso sia.