Albania: “L’ape operaia” di Qelëz

Nel nord dell’Albania un gruppo di donne negli ultimi anni si è dedicato all’apicoltura. Questi piccoli insetti hanno portato reddito, stima sociale e sono un anticorpo contro l’emigrazione. Un’intervista

22/06/2020, Francesco Martino -

Albania-L-ape-operaia-di-Qelez

Nella sede de l'Ape operaia - OBCT

Mire Bicuku fa parte di un gruppo di 33 donne di villaggi dell’area di Qelëz che praticano l’apicoltura e intendono espandere quest’attività. Negli ultimi anni grazie, al sostegno del "Progetto Alleanza per lo Sviluppo e la Valorizzazione dell’Agricoltura Familiare nel Nord dell’Albania" il gruppo “Bletet puntore" – le api operaie – è stato assistito da Cospe e Centro Donna Passi Leggeri che hanno fornito supporto tecnico da parte di esperti del settore e alcune attrezzature mobili che rendono più agevole la lavorazione del miele.

Lei è originaria di Qelëz?

Vivo a Qelëz dal 1992, ma sono originaria di Iballë. Inizialmente quello di Qelëz mi è sembrato un territorio più montuoso e difficile rispetto al mio paese di nascita, ma poi ho scoperto che in realtà il clima è migliore: è più caldo che a Iballë e si possono coltivare tutti i tipi di frutta e verdura.

Quella dell’apicoltura è una tradizione di famiglia?

E’ stato mio fratello, nel ’92, ad iniziare e poi, 5 anni fa, ho cominciato anch’io. Le mie arnie si trovano a Dedaj, un villaggio non distante da Qelëz.

All’inizio aveva paura delle api?

No, ho sempre avuto voglia di allevarle e non ho mai avuto paura.

Quella delle api è una tradizione diffusa a Qelëz?

Si, è da più di cinquant’anni che si allevano da queste parti. In passato, secondo i costumi e le tradizioni locali, a noi donne non era consentito lavorare con le api. Ora, però, è cambiata la mentalità e tutte le donne e i bambini sopra i dieci anni possono occuparsene liberamente. Anzi, direi che oggi se ne occupano più le donne che gli uomini.

E’ da dieci anni che le cose nelle nostre valli e montagne stanno cambiando. La mole considerevole di lavoro che richiedono le api rende necessario anche il sostegno della donna: la produzione del miele, l’estrazione, la lavorazione, la pulizia, il mantenimento dell’ambiente. È aumentato anche il numero delle arnie e perciò gli uomini non riescono più a gestire tutto da soli.

È stato difficile organizzare un gruppo di donne che si occupassero di apicoltura?

Inizialmente è stato difficile, sì. Ma poi in molte si sono dimostrate interessate a lavorare con le api, per ottenere non solo del reddito aggiuntivo, ma anche un ruolo e un riconoscimento sociale.

Vi riunite solo per le api o anche per altro?

In genere ci riuniamo quando c’è lavoro per più persone con le arnie. Ma altre volte ci incontriamo anche per discutere questioni che riguardano il villaggio e l’agricoltura.

Quali sono le cose più importanti perché il miele venga buono?

Il miele di Qelëz è noto per avere spiccate qualità curative, perché quest’area è molto ricca di piante e fiori. Soprattutto agli inizi della primavera questa zona è ricca di timo e poi di acacia.

Quanto è importante l’apicoltura per la sua economia familiare?

È estremamente importante perché ora riusciamo a produrre non solo per il nostro consumo, ma anche per la vendita. Inoltre il miele è importante anche per altri motivi, ad esempio le molte qualità curative che ho menzionato prima. Nelle nostre case un tempo il miele era utilizzato con parsimonia, esclusivamente come medicina, oggi invece si trova tutti i giorni sulle nostre tavole.

Attraverso quali canali vendete il vostro miele?

Il nostro miele viene confezionato ed etichettato col nome nel nostro gruppo, “L’ape operaia” e di solito viene venduto attraverso la rete informale di parenti e amici, oppure sui banconi di fiere e mercati. Oggi ci viene poi richiesto anche da varie pasticcerie. I clienti sono in genere molto contenti del miele di Qelëz, perché qui vi è una flora ricchissima e non ci sono fonti di inquinamento.

Le donne del gruppo avevano già tutte esperienza con le api prima che venisse creata “L’ape operaia”?

L’iniziativa è partita da donne che già possedevano arnie e allevavano api. All’inizio, contavamo 160 arnie in tutto. Per riuscire a partecipare ai progetti che ci venivano proposti però, ci hanno suggerito di allargare il gruppo, e così siamo arrivate a coinvolgere 33 donne, acquistando nuove arnie e facendoci strada tutte assieme. Ora ci sono molte altre donne in quest’area che, seguendo il nostro esempio, hanno voglia di occuparsi di apicoltura.

Nel vostro gruppo le più esperte trasferiscono le proprie conoscenze a quelle che hanno appena iniziato?

Da circa un anno alcune compagne che non avevano api hanno preso nuove arnie. Noi all’inizio le abbiamo aiutate e condiviso un po’ della nostra esperienza, ma c’è da dire che hanno imparato anche da sole a prendersi cura delle loro api.

Avete insegnato anche ai vostri figli e figlie a prendersi cura delle api?

Si, il trasferimento di esperienza riguarda anche i bambini. Il figlio di una mia collega ogni giorno viene qui alle arnie, e sta imparando le basi dell’apicultura. Ha 14 anni ed è molto volonteroso.

Lei, che cosa sogna per i figli? Che rimangano qui a oppure che vadano a cercare altre opportunità altrove?

Io voglio restare qui perché se qui lavori e se sai gestire il lavoro penso che alla fine ne valga la pena. Mi auguro lo stesso per i figli,anche se loro hanno spesso in testa di andare lontano da Qelëz.

Ci sono ancora molte persone che emigrano da questa zona?

E’ una scelta che fanno ancora in molti. Vanno in Grecia, in Italia, in Germania, in Montenegro, spesso facendo lavori in nero. Ad andare sono sopratutto gli uomini, mentre le donne rimangono a prendersi cura della famiglia, dei figli, di tutti i lavori agricoli, del bestiame, delle api…

L’apicoltura rappresenta un contributo importante affinché le famiglie possano rimanere unite?

E’ un elemento di grande valore. Ma non tutti hanno la possibilità di occuparsi delle api, perché c’è bisogno di avere a disposizione un luogo appropriato per il mantenimento delle arnie.

Le api che cosa possono insegnarci?

Un’usanza di questa zona è che il giorno in cui si preleva il miele, venga portato un vasetto di miele a ogni famiglia che non ha api affinché anche i loro figli siano felici e possano mangiare il miele come i nostri. Le api ci insegnano che restando tutti uniti si fa un grande lavoro. Alle donne di Qelëz le api hanno insegnato ad essere molto vicine l’una con l’altra, e a mantenere l’armonia tra le nostre famiglie.

 

Quest’articolo è stato pubblicato in anteprima il 7 maggio per gli abbonati

Il programma

L’"Alleanza per lo sviluppo e la valorizzazione dell’agricoltura familiare nel nord dell’Albania" è un programma promosso da Volontari nel Mondo RTM e Cooperazione per lo sviluppo Paesi emergenti COSPE con il sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Intende favorire lo sviluppo economico dell’Albania settentrionale a partire dalle sue risorse paesaggistiche e agro-pastorali. Per fare fronte alla carenza di infrastrutture e servizi per l’agricoltura e al progressivo spopolamento che affligge la regione, l’Alleanza si propone di sviluppare un approccio di filiera che metta in rete l’agricoltura e l’allevamento a scala familiare valorizzando sul territorio i saperi tradizionali, le produzioni tipiche e il turismo. In un dossier approfondimenti, interviste, fotoracconti e videoreportage realizzati da OBCT

Commenta e condividi

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta