Albania, la stangata europea all’integrazione
Molto rumore nel paese delle aquile per le dichiarazioni del Governo olandese alla presidenza della Unione europea. La UE punta il dito su Tirana e sulla classe politica locale, colpevole del rallentamento del paese. Replicano politici e media
Le speranze degli albanesi per una rapida integrazione nell’Unione europea (Ue) hanno subito pochi giorni fa l’ennesima stangata. In una dichiarazione pubblicata il 14 settembre, il Governo olandese, attualmente alla presidenza dell’Unione, ha definito le riforme in atto in Albania come ampiamente insufficienti. Alle parole dure dell’Olanda hanno fatto eco anche gli Usa e l’Osce (Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa), mentre l’ambasciatore dell’Ue a Tirana, Lutz Salzmann, ha messo fine al gioco delle interpretazioni su suddetta dichiarazione. "È indirizzata a tutti i politici", ha detto, definendo i due big della politica locale "di mentalità comunista". A stupire è il tono duro delle accuse, definito dai media locali come "offensivo nei confronti di uno Stato sovrano".
Le critiche
"È preoccupante notare che il progresso per mettere in atto le riforme è insufficiente", si legge nella dichiarazione olandese. Il Governo di Tirana, tra l’altro, viene rimproverato sulla questione della riforma elettorale, sulla lotta alla criminalità organizzata, sull’accesso nei media e sul rispetto dei diritti umani e delle minoranze. Riferendosi all’incidente di Lazarat (piccolo villaggio ribelle vicino ad Argirocastro) del 18 agosto, dove i trafficanti di marijuana colpirono un elicottero della polizia di Stato italiana, l’Ue nota che "gli ultimi avvenimenti hanno mostrato che il traffico di droga e quello degli esseri umani rimangono problemi di grande preoccupazione".
Del resto, questa non era la prima volta che nei confronti di Tirana venivano mosse delle critiche. La novità nella dichiarazione olandese è il tono usato, che non è più quello diplomatico dei suggerimenti, ma critico, a volte addirittura minaccioso; inoltre la dichiarazione è giunta in Albania come una stangata: abituati alla prassi europea che avverte con una settimana di anticipo i politici interessati sul contenuto delle proprie dichiarazioni, a Tirana questa volta sono rimasti di stucco.
Nuova è anche la sintonia tra l’Europa, gli Usa e l’Osce. Quest’ultimi hanno appoggiato pienamente le critiche olandesi. "Gli Stati Uniti condividono le preoccupazioni dell’Ue riguardo al ritmo insufficiente delle riforme", hanno fatto sapere dall’ambasciata americana nella capitale albanese, aggiungendo che "tutti i politici sono responsabili in egual misura della preparazione per le elezioni politiche" del giugno 2005, ritenute come "esame" per l’integrazione.
L’opposizione del centro-destra, capeggiata dall’ex presidente Berisha, non si è fatta sfuggire l’occasione per interpretare secondo i propri fini le critiche europee, indirizzandole al Palazzo del Governo. Per questo, è sceso in campo l’ambasciatore dell’Unione a Tirana, Lutz Salzmann, trasformando questa volta le critiche in accuse. Suo compito era quello di parlare chiaro e "mettere i puntini sulle i". In un’intervista per la Deutsche Welle, il diplomatico ha detto di non aver registrato nessun passo avanti nel processo di democratizzazione del Paese colpevolizzando per questo tutta la classe politica.
"Noi tutti siamo rammaricati che il processo di democratizzazione non venga appoggiato come si deve dalla politica albanese. La nostra dichiarazione è indirizzata a tutta l’élite politica, non solo al Governo. Tutti i partiti sono influenzati da fattori diversi e sono responsabili del rallentamento del processo di democratizzazione. Uno di questi fattori è la corruzione, e anche il capo dell’opposizione dovrebbe leggere per bene la dichiarazione e fissarsi bene in testa alcune cose".
Questa volta Salzmann parla chiaro precludendo ogni interpretazione. Il Premier Nano e il capo dei democratici, Berisha, li ha definiti di "mentalità comunista". "La loro vecchia mentalità – ha detto – viene fuori nel momento in cui concentrano tutto il potere nelle mani dei loro partiti bloccando la democratizzazione". E come se non bastasse, arriva l’altra accusa: "L’Albania è scivolata dai tempi del comunismo nelle mani di alcune oscure forze economiche, cioè nell’economia informale, per non dire nelle mani di un’economia criminale". E con questa situazione, secondo le previsioni dell’ambasciatore, all’Albania servirebbero almeno altri 15 anni per arrivare ad essere un membro dell’Unione.
Le repliche
Solo dopo 2 giorni, le autorità di Tirana hanno deciso di reagire. Tramite il ministro dello Stato per la Coordinazione, Marko Bello, il Governo ha espresso la sua dose d’insoddisfazione riguardo alle critiche mosse nei suoi confronti, lamentando con una lunga frase diplomatica una mancanza d’informazione riguardo il suo operato da parte dell’Ue. "Ci sarebbe piaciuto che la Presidenza olandese tenesse conto nelle sue osservazioni di tutte le altre informazioni sull’operato dell’esecutivo, del legislativo e del giudiziario, che collaborano e vengono assistiti da istituzioni europee, conosciute e apprezzate anche da altri Paesi membri dell’Ue", ha detto il ministro.
Invece chi ha criticato da subito e senza mezzi termini la dichiarazione olandese sono stati i media locali. Definendo il tono della dichiarazione come "negativo, per niente dignitoso e offensivo nei confronti di uno Stato sovrano", gli opinionisti hanno fatto richiamo alla "politica balcanica sbagliata" di Amsterdam, caratterizzata da una "miopia e dalle alleanze di tipo religioso" tirando in ballo anche il massacro di Srebrenica.
Sotto giudizio anche i diplomatici occidentali, la cui sincerità viene messa in dubbio. Infatti i giornalisti non si spiegano come mai per gli europei il processo delle riforme si è stoppato nel giro di un mese, visto che nell’ultimo periodo, fino ad un mese fa, in tutte le dichiarazioni di vari leader europei venivano apprezzati "i passi avanti dell’Albania", persino dal ministro degli esteri olandese che pochi mesi fa ha visitato Tirana.
Alcuni giornalisti si ritengono offesi del fatto che "i diplomatici stranieri le affermazioni ‘forti’ le facciano sui media stranieri, mentre a Tirana di solito parlano di ‘passi seri verso l’Ue’. In questo contesto possiamo chiederci quanto sia vero quello che dicono i diplomatici-prottetori?". Mentre per altri, gli ambasciatori a Tirana "hanno la loro responsabilità per quello che succede in Albania, poiché in tante occasioni ci hanno comandato e noi abbiamo obbedito".