Albania: la Nato si avvicina, ma l’UE rimane lontana

Gli USA pronti a ricambiare l’appoggio dell’Albania alla lotta contro il t[]ismo globale, promettendo un ingresso nella NATO nel 2007. L’UE, nel frattempo, chiede al paese di accelerare le riforme e sottolinea i progressi limitati

06/04/2004, Indrit Maraku -

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Se l’adesione alla Nato per l’Albania sembra diventare sempre più concreta, quella nell’Unione Europea rimane ancora molto lontana. Il 29 marzo il premier Fatos Nano è riuscito a strappare una promessa al Presidente Usa George W. Bush, durante un incontro alla Casa Bianca: entro il 2007 l’Albania sarà uno dei Paesi membri dell’Alleanza Atlantica. E insieme a lei altri due Paesi balcanici come la Macedonia e la Croazia. Ma a gettare un po’ d’amarezza sui "festeggiamenti" a Tirana ci pensa l’Ue. In un rapporto stilato negli ultimi giorni di marzo a Bruxelles, si parla di "progressi limitati" e l’Albania viene invitata "a correre" sulla strada delle riforme. Colpevole di questo "ritardo" è anche la classe politica, la quale, "deve astenersi dagli interessi economici privati" e non mettere a repentaglio le riforme a causa delle tensioni che crea.

Bush promette: nel 2007 nella Nato
Quando pochi mesi fa il premier albanese Nano aveva azzardato a prevedere l’ingresso del Paese nella Nato per il 2007, pochi erano quelli che ci hanno creduto veramente. Ma a spazzare via ogni ombra di dubbio ci ha pensato il Presidente americano Bush, il quale, durante una cerimonia alla Casa Bianca sull’allargamento dell’Alleanza con altri 7 Paesi dell’Europa dell’est, ha promesso una simile cerimonia fra 3 anni per Albania, Macedonia e Croazia. Tre Paesi, questi, che un anno fa hanno siglato con Washington la cosiddetta "Carta dell’Adriatico", dove il Governo Usa promette di impegnarsi al massimo per un loro rapido ingresso nella Nato.

"Il Presidente americano ci ha assicurato del pieno sostegno degli Stani uniti per l’adesione dell’Albania alla Nato, entro il 2007", ha detto Nano subito dopo il suo incontro con Bush, ritenendo quello "un giorno storico per tutti gli albanesi". Durante l’incontro, Bush ha espresso la sua gratitudine al Premier albanese, a quello macedone e a quello croato, "i quali stanno costruendo forti democrazie nei rispettivi Paesi che possono contribuire ad un prossimo allargamento della Nato".

E per chi è ancora scettico sulla questione, il Congresso americano ha varato solo pochi giorni fa una risoluzione dove chiede ai partner dell’Alleanza Atlantica "l’adesione dei Paesi della Carta dell’Adriatico entro il 2007". Commentando i fattori che hanno portato a questa decisione, Nano ha detto che "l’Albania ora contribuisce alla sicurezza regionale e a quella globale, e non è più consumatrice di essa".

Ma chi non ci crede o dimostra un certo scetticismo, non ha tutti i torti: non occorre essere un esperto militare per notare che gli eserciti di questi Paesi, specialmente quello albanese e quello macedone, hanno ancora tanto da fare sulla strada dell’ammodernamento. Con piccoli reparti di truppe speciali per quel che riguarda la fanteria e con degli elicotteri regalati per quel che riguarda l’aviazione, i loro problemi sembrano essere più o meno gli stessi. Più che altro, questa decisione di Washington vuol essere un segno di ringraziamento per la partecipazione albanese e macedone alla coalizione internazionale contro il t[]ismo. Infatti, i due Paesi hanno mandato le loro truppe speciali in Iraq e Afghanistan, mentre dovevano scegliere tra l’Europa e gli Stati Uniti, sapendo benissimo che ogni decisione avrebbe avuto le sue ripercussioni. E Washington, ora, vuole ricambiare il favore.

Ma l’Europa rimane lontana
L’Unione Europea è d’accordo nel riconoscere un certo progresso, anche se "limitato", dell’Albania, ma rimangono pur sempre tanti problemi da risolvere, come la criminalità organizzata, la corruzione, il sistema giudiziario, l’amministrazione pubblica ecc. Passi positivi sono stati fatti per quel che riguarda la lotta contro il traffico di esseri umani, il riciclaggio del denaro sporco e il traffico di droga, si legge nel rapporto di Bruxelles.

Ad ostacolare le riforme è stato il clima politico e le tensioni tra i due partiti maggiori, quello socialista al potere e quello democratico all’opposizione. Anche la guerra interna tra i socialisti – secondo l’Ue – ha influenzato negativamente sulla stabilità del Governo, causando un rallentamento delle riforme. Per quel che riguarda l’economia, durante il 2003 si è registrata una crescita del 6% e l’inflazione è stata tenuta sotto controllo.

Nel rapporto dell’Ue viene apprezzato il lavoro fatto fino ad ora riguardo l’Accordo d’associazione e stabilizzazione, ma, nonostante ciò, "solo una piccola parte delle raccomandazioni è stata implementata pienamente". "L’Albania non offre ancora sufficienti garanzie per mostrare che sarebbe capace di mettere in atto come si deve il futuro Accordo d’associazione e stabilizzazione" con l’Unione Europea.

Il capo della Commissione Europea, Romani Prodi, in un’intervista per la BBC, ha spiegato il malcontento di Bruxelles. Il ritmo delle riforme è troppo lento, ha detto Prodi, "e noi chiediamo all’Albania di correre più velocemente". Riguardo il punto delle trattative sull’Accordo d’associazione e stabilizzazione, Prodi si è limitato a dire che "abbiamo cominciato a lavorare", facendo capire che la strada è ancora lunga. "Se visiterò l’Albania, come spero di fare – aggiunge – chiederò stabilità, stabilità e stabilita, perché non c’è una vera stabilità tra i due grandi partiti e per questo non c’è neanche nel Paese". Ma Prodi si dice ottimista sul futuro, perché "in Albania c’è vita". "Quando guardo gli altri Paesi – spiega – e li paragono con l’Albania, vedo che l’Albania è un Paese vivo, non è un Paese morto. E questo è molto importante. Ma il problema è che questa vitalità a volte non viene canalizzata nella giusta direzione e questo fa sì che la vita democratica sia così travagliata com’è in Albania".

E per far capire che hanno "imparato" la lezione, i due maggiori partiti hanno immediatamente cominciato la guerra delle interpretazioni: i democratici dicono che alla Nato ci si poteva arrivare ancora prima se non ci fosse stato il "corrotto" governo di Nano e che il rapporto dell’Ue denuncia la politica dell’attuale Premier; dall’altra parte i socialisti si prendono i meriti sulla "questione Nato" e danno ragione all’Ue per i problemi posti, promettendo che faranno il possibile per risolverli. Una guerra d’interpretazioni che, per quanto andrà avanti, farà perdere soltanto del tempo. Certo non era questa la corsa che l’Europa chiedeva!
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