Albania: la fine di un teatro

Nel pieno del COVID-19, durante le rigide misure anti-pandemia, il governo a guida socialista ha messo in scena l’ultimo drammatico atto dello scontro di potere attorno alla demolizione del Teatro Nazionale. A farne le spese, la democrazia nel paese

18/05/2020, Gentiola Madhi -

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Immagine tratta da Youtube

Erano le 4.35 di domenica mattina (il 17 maggio) quando un’attivista dell’Alleanza per la protezione del Teatro Nazionale mi ha inviato un sms: "La polizia è ovunque… per favore fate sapere alla gente". Non avrei mai immaginato di leggere poche ore dopo che i bulldozer avevano già demolito la facciata del teatro e che lo spettacolo era ancora in corso. Anche il Teatro Sperimentale è stato sacrificato, sebbene recentemente ristrutturato dallo stesso comune.

Centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa hanno circondato la sede dell’edificio dove era in corso, dallo scorso 24 luglio, un sit-in di attivisti ed artisti 24 ore al giorno, per tutti i giorni della settimana. Gli attivisti sono stati trascinati fuori dall’edificio in modo da far posto ai bulldozer. I media locali (Exit.al) hanno riferito che durante l’intervento illegale la rete mobile è stata temporaneamente sospesa, come ulteriore misura per rendere impossibile agli attivisti chiedere aiuto.

L’intervento è stato chiaramente pensato per sfruttare le misure adottate per la pandemia, in modo da scoraggiare il raduno dei manifestanti. Nonostante il divieto di movimento però, una volta che la notizia è divenuta di dominio pubblico, centinaia di cittadini hanno raggiunto il centro città per protestare contro la demolizione illegittima dell’edificio storico, la cancellazione del patrimonio culturale del paese e l’erosione costante dello stato di diritto. Si sono verificati scontri fisici tra manifestanti e polizia. Per evitare l’identificazione, parte delle forze di polizia aveva rimosso i propri stemmi di identificazione. 37 manifestanti e un giornalista sono stati accompagnati nelle stazioni di polizia locali.

In fretta e furia

Giovedì sera (il 14 maggio), il Consiglio comunale di Tirana aveva adottato la decisione di demolire il Teatro Nazionale. La riunione si è svolta a porte chiuse e in tempi accelerati: ai consiglieri è stato chiesto di inviare via e-mail il loro voto sulla decisione di demolizione del teatro, intenzione inserita nell’ordine del giorno della riunione quel giorno stesso. L’irregolarità è stata denunciata pubblicamente da Fabian Topollaj, l’unico membro del Consiglio comunale, su 61, che rappresenta l’opposizione.

Secondo la decisione del Consiglio, in seguito ad un valutazione tecnica datata 13 maggio dell’Istituto per le costruzioni, l’edificio del teatro si trovava in condizioni tecniche precarie e i suoi costi di ristrutturazione sarebbero stati più elevati della ricostruzione. Nella relazione tecnica si sottolineava inoltre che l’eventuale ristrutturazione non avrebbe mai portato l’edificio in condizioni ottimali, pertanto se ne consigliava la demolizione. Secondo le procedure legali, una decisione del Consiglio comunale entra in vigore 10 giorni dopo la sua pubblicazione (avvenuta il 15 maggio) e 24 ore prima la demolizione deve essere notificata alla polizia.

Ervin Goci, un attivista dell’Alleanza, sottolinea che la valutazione tecnica è stata solo un pro forma e che il suo contenuto era simile a quello di un’altra relazione commissionata dal governo nel 2018. L’Alleanza ha citato in giudizio i tre esperti che hanno redatto quella valutazione tecnica sulla demolizione del teatro. Inoltre il presidente Ilir Meta aveva depositato una seconda richiesta formale alla Corte costituzionale per il controllo giurisdizionale della competenza del comune a decidere sul teatro nazionale. All’inizio di questo mese, l’Alleanza ha sollevato accuse anche contro il sindaco di Tirana Erion Veliaj e il suo vice Arbjan Mazniku per abuso d’ufficio. La procura speciale contro la corruzione e il crimine organizzato ha confermato che era già stata avviata un’indagine contro ignoti.

Ai primi di maggio, per decisione del governo, il Comune di Tirana ha ricevuto in proprietà dal ministero della Cultura l’area catastale dove si trova il teatro. Pubblicata il giorno stesso sulla Gazzetta ufficiale, la decisione specificava che il comune non poteva modificare la destinazione d’uso della proprietà o trasferirla a terzi. Questa mossa era già prevista a febbraio, quando il sindaco Veliaj dichiarò che il comune aveva deciso di costruire il nuovo teatro in prima persona, poiché le richieste provenienti dagli artisti avevano fatto lievitare i costi rispetto a quelli previsti nel piano aziendale della società di costruzioni locale a cui era stato affidato il cantiere. Veliaj sottolineò in quell’occasione che il Comune di Tirana aveva tutte le competenze per costruire il teatro secondo il progetto dello studio di architettura Bjarke Ingels (costo stimato circa 30 milioni di euro). Il governo ha infine emesso una garanzia sovrana a favore del comune in modo che quest’ultimo potesse ricevere un prestito da un’istituzione straniera per la costruzione.

Teatro Nazionale tra i 7 siti culturali più a rischio in Europa

Il 24 marzo, Europa Nostra (un’organizzazione che si prende cura del patrimonio culturale europeo) ha confermato l’inclusione del Teatro Nazionale nei 7 siti culturali più minacciati d’Europa, insieme alla sua intenzione di raccogliere fondi per il restauro e la conservazione dell’edificio storico. Lo stesso giorno, il governo albanese ha dichiarato lo stato di emergenza a causa del coronavirus, limitando diritti fondamentali come la libertà di movimento e di riunione. Nonostante le restrizioni, gli attivisti dell’Alleanza hanno continuato ad occupare la sede, nel rispetto delle misure di allontanamento sociale imposte.

Dopo la decisione del Consiglio comunale di abbattere il teatro è arrivata una reazione immediata sia da Europa Nostra che dalla Commissione europea. Europa Nostra ha scritto su Twitter: "Siamo per il patrimonio culturale europeo. Per questo motivo ci opponiamo alla proposta di demolizione illegale del Teatro Nazionale […] Il teatro è protetto dalla legge nazionale ed è fortemente difeso dalla società civile e dagli esperti”. Da parte sua Mariya Gabriel, Commissaria europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù, ha scritto: “È necessario un dialogo con la società civile e gli esperti del patrimonio culturale prima di prendere una decisione irreversibile sul Teatro Nazionale. Incoraggiamo fortemente tutte le istituzioni nazionali competenti a impegnarsi ora in un dialogo costruttivo con le parti interessate al patrimonio”.

Domenica mattina, Europa Nostra ha scritto di nuovo: “Giornata triste per il patrimonio culturale […] Giornata triste per la democrazia e lo stato di diritto in Albania e in Europa. Stamattina presto, le autorità albanesi hanno arrestato attivisti della società civile e iniziato la demolizione del Teatro Nazionale protetto a Tirana”. Nel frattempo, la delegazione dell’UE a Tirana ha rilasciato una dichiarazione esprimendo il proprio rammarico per il fatto che la loro richiesta di dialogo tra le autorità e la società civile non sia stata seguita dalle istituzioni statali competenti.

Tra rabbia e delusione

È naturale chiedersi se fosse davvero una necessità impellente demolire il teatro nel mezzo della pandemia, sapendo che avrebbe soffiato sulla rabbia dei cittadini. Qual è il virus più dannoso oggi in Albania, il COVID-19 o l’erosione del fragile stato di diritto e delle basi democratiche del Paese?

Certamente, il Teatro Nazionale rappresentava il simbolo della resistenza civica in Albania degli ultimi tre decenni. Come mai prima, il suo destino è stato tenuto in ostaggio da una riforma della giustizia in corso, che non è riuscita a liberare il suo potenziale. Entrambe le richieste di verifica giurisdizionale alla Corte costituzionale (attualmente paralizzata) non hanno infatti avuto risposta.

La demolizione costituisce un sintomo visibile del declino generale dello stato di diritto nel paese e della concentrazione di potere in un ristretto gruppo di potere. Di fronte a un parlamento non rappresentativo, a un’opposizione frammentata e alla mancanza di adeguati controlli e bilanciamenti, il governo è stato lasciato libero di agire. In questo caso, gli interessi privati ​​hanno prevalso sul bene pubblico e hanno anche messo in luce una pervasiva arbitrarietà. Non meno responsabile è anche la comunità internazionale, che ha implicitamente preferito la stabilità al contrastare la “cattura dello stato” in Albania.

L’Alleanza ha dichiarato che la demolizione del teatro costituisce un crimine istituzionale, basato su atti incostituzionali e forti interessi politici. Il presidente Ilir Meta lo ha definito invece un "crimine morale". Sulla stessa linea anche l’opposizione, che ha annunciato manifestazioni di massa. Da parte sua il Primo Ministro Edi Rama ha risposto con la pubblicazione di un video in cui si cerca di screditare i manifestanti affermando che "non vogliono lo sviluppo".

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