Albania, il paese di fronte

"Albania, il paese di fronte" produzione dell’istituto Luce e di Fox Channel Italia, presentato lo scorso 13 novembre a Roma, racconta agli italiani un secolo di storia albanese attraverso immagini di archivio italiane e albanesi. Un’intervista all’autore realizzata dal quotidiano Shekulli

25/11/2008, Redazione -

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L'Albania vista da Otranto

Di Elsa Demo, 13 novembre 2008, Shekulli (titolo orig. "Dokumentari që ka munguar")
Traduzione per Osservatorio Balcani: Marjola Rukaj

"Albania – il paese di fronte" è una produzione dell’istituto Luce e di Fox Channel Italia, che vuole raccontare agli italiani un secolo di storia albanese attraverso immagini di archivio italiani e albanesi, tra cui molte inedite. Il documentario porta la firma di Roland Sejko, giornalista albanese, ma italiano di adozione. Attraverso le immagini e i commenti di alcuni dei più noti storici in materia, e di personalità di spicco della cultura albanese, l’Albania viene presentata agli italiani seguendo la storia del paese dalla proclamazione d’indipendenza al crollo del regime comunista, con particolare riguardo ai rapporti ambigui e mutevoli con l’Italia. Il documentari è stato presentato il 13 novembre alla Casa del Cinema di Roma, e può essere acquistato sia in edicola che in libreria.

Il documentario "Albania – il paese di fronte" sembra guardare il paese dall’altra sponda dell’Adriatico, ma con gli occhi di un albanese. E’ così?

Il titolo non rappresenta un punto di vista, vuole sintetizzare quanto questo paese sia vicino e sconosciuto agli italiani. Per me è stato un privilegio vedermi concessa dalla casa cinematografica più antica d’Italia, l’Istituto Luce, la possibilità di raccontare attraverso gli archivi cinematografici la storia del mio paese al pubblico italiano. E’ una storia che passa proprio attraverso gli archivi dell’Istituto Luce, dove viene conservata la memoria visiva più importante d’Italia, e anche dell’Albania, in particolar modo per quanto riguarda la prima metà del secolo scorso. E’ interessante vedere come questo patrimonio visivo, nato per motivi di propaganda del periodo fascista, si possa usare oggi per raccontare la storia, ricostruire vicende, illustrarne i protagonisti. Fino a poco tempo fa le immagini degli archivi sull’Albania venivano utilizzate per illustrare momenti importanti della storia comune italo-albanese: le costruzioni italiane in Albania, la corte di re Zog, l’operazione dell’invasione o vari fenomeni di folklore. Il documentario "Albania – il paese di fronte" raccoglie brani d’archivio per raccontare non più una storia isolata, ma una catena di vicende, che nell’insieme creano una storia filmata dell’Albania.

Sin dall’inizio del documentario si cerca di spiegare la natura multi-religiosa dell’Albania, come se si volesse porre freno ai pregiudizi su questo paese…

In Italia non ci sono pregiudizi sulla fede religiosa degli albanesi. C’è piuttosto ignoranza. Che posso dire, pare sia agli stessi livelli degli anni ’20, quando le prime telecamere dell’istituto Luce hanno iniziato a mostrare agli italiani gli abiti, le tradizioni, le città d’Albania. Rivedendo le cronache del tempo, persino quelle mute, è impressionante vedere con quale frequenza vengono giustapposte immagini di chiese e minareti delle moschee. Il motivo è l’esotico: sono cose che stimolano la curiosità, la sorpresa nel vedere questi due elementi antagonisti l’uno accanto all’altro. E’ un fenomeno, visto appunto come esotico, che si nota anche nei diari di molti viaggiatori del tempo. A nessuno sfugge una tale giustapposizione. Il complesso chiesa-minareto è un po’ come il "bunker" che tanto amavano gli operatori stranieri nell’Albania comunista. Per ritornare alla domanda, la presentazione in blocco nel documentario della multi-religiosità albanese non è fine a se stesso, ma parte del racconto che poi prosegue con la trasformazione nel primo paese ateo al mondo.

Su quali fonti è stato basato il testo del documentario?

Il testo è un’elaborazione del susseguirsi dei fatti secondo approcci ampiamente noti agli storici. Ma la cosa non ha a che fare solo con la questione della veridicità, ma con l’ordinare, il riempire, per presentare tutto allo spettatore in un film che dura novanta minuti, e che se fosse stato un testo di storia sarebbe stato davvero noioso. Sulla parte della certificazione storica, come in tutti i documentari dell’istituto Luce, viene affiancato all’autore anche un consulente storico. Ho avuto la fortuna di lavorare con uno dei migliori storici italiani, Roberto Morozzo della Rocca, che rimane il miglior conoscitore di quella storia dell’Albania che tratta il documentario. Ho scelto di scrivere un testo in cui il narratore si limita a raccontare la storia senza commentarla. Il commento viene fatto dagli storici italiani e albanesi che ho intervistato, testimoni del tempo come l’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che racconta la sua esperienza da soldato in Albania, oppure personalità di rilievo del pensiero e delle lettere albanesi come lo scrittore Ismail Kadaré.

Non trova che il periodo del comunismo, il periodo del dittatore, come lei definisce senza reticenze Enver Hoxha, viene trattato dall’esterno, con le formule demagogiche e l’atmosfera delle masse al fronte, ma non dal punto di vista delle conseguenze che ha provocato negli individui e nel paese in generale?

Non penso esista altro modo per definire Enver Hoxha se non dittatore. "Enver Hoxha è un dittatore". E’ una frase laconica, asciutta, detta esplicitamente nel documentario, che può sembrare calpestare la necessità di neutralità di cui parlavo prima. Ma racchiude anche ciò che il mondo conosceva di Enver Hoxha, ancor prima che lo venissimo a sapere noi. In un documentario sulla storia dell’Albania, Hoxha è uno dei protagonisti delle vicende, come lo è Zog, come lo è Galeazzo Ciano. Ma non è l’unico. Come nota Kadaré in uno dei suoi interventi "Enver Hoxha aveva un intero esercito alle sue spalle. Le dittature non vengono imposte né da uno, né da 11, né da 111 uomini. Le dittature vengono imposte da una parte della popolazione. Per la sfortuna del popolo albanese, una sua componente cospicua ha sostenuto la dittatura. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo. Il modo di rispecchiare questa dittatura attraverso la materia filmica che cerca di ricostruire le vicende dell’Albania comunista passa anche attraverso le formule demagogiche. Ma passa anche attraverso l’illustrazione della miserabile situazione in cui giaceva l’Albania agli inizi degli anni ’80. E’ la vita degli albanesi ad essere raccontata, non solo il regime.

Crede di aver costruito una storia credibile dell’Albania dalla sua indipendenza alla caduta del regime comunista?

Questa domanda mi mette in difficoltà. Ho cercato di fare un lavoro responsabile. Questo non è un manuale di storia, ma un film documentario in cui viene raccontata la storia dell’Albania agli italiani. Chi l’ha visto finora, l’ha trovato un film riuscito. Tra i commenti che ho ricevuto, cito due amici italiani che mi hanno detto: "questo documentario è qualcosa che mancava, e adesso che c’è si può trasformare in uno strumento importante per conoscere l’Albania in Italia".

"ALBANIA – dall’indipendenza alla caduta del comunismo", 14,90€, Istituto Luce (2008).

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