Albania: dopo 8 anni, Berisha ad un passo dal potere
In Albania ormai nessuno sembra avere dubbi sulla vittoria di Berisha, ma servono le percentuali della Commissione elettorale per sapere se il leader del Partito democratico riuscirà a diventare premier. Per l’Osce: standard parzialmente soddisfatti
Nonostante manchino conferme ufficiali, dopo ben otto anni di lunga attesa all’opposizione, l’ex presidente Sali Berisha, leader del Partito democratico (Pd), sembra ce l’abbia fatta a ritornare al potere. L’estenuante lentezza del processo di scrutinio non permette certezze, ma Berisha è da domenica notte che proclama una "vittoria storica" della sua forza politica. La conferma arrivata ieri sera ai simpatizzanti democratici dalla vice presidente, Jozefina Topalli, ha acceso la festa tra i sostenitori del Pd che sono scesi in piazza a Tirana e in tutte le principali città dell’Albania. Dall’altro campo, arrivano smentite continue alle dichiarazioni di Berisha: il Premier uscente Fatos Nano, a capo del Partito socialista (Ps), continua a sperare fino in fondo.
Verso la vittoria
È così certo della propria vittoria, che sta già preparando il piano per il suo governo. Sali Berisha si sente pronto per diventare il futuro primo ministro dell’Albania, come già aveva promesso prima delle elezioni, ieri ha chiesto che la "vittoria del Pd venga ufficializzata dalle istituzioni" al più presto possibile. Dai risultati parziali pubblicati dalla Commissione elettorale centrale (Kqz) si nota che il Pd di Berisha e la sua coalizione del centro destra è in vantaggio. Tuttavia, l’assenza totale di percentuali rende impossibile capire se l’ex presidente sarebbe in grado di creare una maggioranza tale da permettergli di governare il Paese. Fatto questo che aveva anche frenato fino a ieri sera i festeggiamenti tra i sostenitori dei democratici.
Ma appena in serata la numero due del Pd si è presentata in conferenza stampa, confermando la vittoria con una lista dettagliata dei suoi candidati, i fuochi d’artificio hanno illuminato la notte di Tirana, mentre caroselli d’auto hanno riempito le strade della capitale e delle altre città del Paese. Jozefina Topalli ha dichiarato che la coalizione del centro destra è in vantaggio in 70 dei 100 collegi uninominali, mentre grazie alla ripartizione della quota proporzionale prevede la creazione di un governo "solido e duraturo". Poi Topalli ha reso noti i nomi di 56 candidati la cui vittoria ormai è sicura, i quali "rappresentano la maggioranza e il futuro governo di Sali Berisha".
Intanto Berisha, visibilmente stanco e con gli occhi arrossati, ha promesso davanti ai giornalisti di rispettare i suoi avversari il cui "ruolo in opposizione sarà insostituibile e svolgerà una vera radiografia del mio governo". Inoltre ha garantito che nei primi 100 giorni, una volta creato il governo, lavorerà molto per realizzare ciò che l’elettorato s’attende da lui.
Nano spera fino all’ultimo
"Cautela" sembra essere la parola d’ordine nel campo socialista. Nelle sue poche apparizioni in pubblico Nano ha preferito parlare da Premier sottolineando che "il vero vincitore è la democrazia", per poi ironicamente aggiungere che "battere Berisha non è impossibile". Il compito di smentire i democratici è stato lasciato al segretario generale del Ps, Gramoz Ruci, il quale per tutta la giornata di ieri ha ripetuto che i suoi candidati sono in vantaggio in 55 collegi contro i 44 dei democratici.
Cosciente del fatto che non può raggiungere una maggioranza assoluta, Nano adesso punta a quella relativa, tale da permettergli di governare grazie anche ad una collaborazione con Ilir Meta, ex premier socialista, attualmente leader del Movimento socialista per l’integrazione (Lsi). "Il Ps sa fare anche delle coalizioni", ha detto Ruci ieri. Una dichiarazione che sembra andare proprio in questa direzione.
Meta, definito anche il terzo incomodo nel duello Nano-Berisha, sperava di fare da ago della bilancia con i suoi deputati, ma il silenzio dal quartier generale dell’Lsi indica che i risultati raggiunti sono inferiori alle aspettative.
"Standard parzialmente raggiunti"
"Gli standard per elezioni libere e democratiche sono stati soddisfatti solo parzialmente". È questo il risultato di un primo rapporto degli osservatori internazionali dell’Osce e del Consiglio d’Europa, che avevano il compito di monitorare il voto di domenica scorsa. Un verdetto che pesa come un macigno.
Queste elezioni hanno segnato la prima volta nella storia albanese in cui le parti in gara non hanno denunciato brogli, definendo il voto libero e democratico. Dello stesso parere anche la Kqz, secondo la quale "tutti gli standard richiesi sono stati raggiunti".
Ma a togliere l’ottimismo di torno sull’unico risultato che sembrava certo ci hanno pensato proprio loro, gli osservatori internazionali. "La gestione delle elezioni nel giorno della votazione – hanno aggiunto – ha dimostrato solo un limitato progresso rispetto alle precedenti elezioni". Un progresso che tutti sanno benissimo che non basta, come aveva detto chiaramente anche il capo della politica estera dell’UE Javier Solana.
Ritardi nell’apertura di alcuni centri di voto, "incertezze" nell’identificazione degli elettori, alcuni dei quali "sono stati costretti a ritirarsi poiché il loro nome non era inserito nelle liste". Questi alcuni dei maggiori problemi rilevati, ma non sono mancate le accuse verso le forze politiche colpevoli della "mancanza di volontà di rispettare il processo elettorale". Alla fine, il verdetto dal quale dipendono i futuri rapporti tra Tirana e le strutture euro-atlantiche suona così: "Alcuni standard sono stati rispettati, alcuni parzialmente, altri per niente".
Ma il rapporto, che verrà seguito da un altro più completo, ha tenuto conto anche dell’incidente più grave delle elezioni: un osservatore del Partito repubblicano (Pr) è stato ucciso con colpi d’arma da fuoco a Tirana mentre svolgeva il suo compito. L’autore, che è stato identificato dalla polizia, è un sostenitore del Partito socialista.
Caos
Centinaia e centinai di giornalisti sparsi ovunque. Telecamere quasi in tutti i seggi. Edizioni straordinarie non stop su radio e Tv. Siti web in diretta su 24 ore. Gli organi d’informazione ce l’hanno messa tutta, ma alla fine è regnato il caos.
Colpa dei ritmi da lumaca di chi era incaricato dello scrutinio. Ma anche della Kqz che si è limitata alla diffusione di risultati parziali e di singoli collegi, senza dare un quadro generale della situazione. Infatti, a due giorni dalla chiusura dei seggi, nessuno sa dire (nemmeno le forze politiche) le percentuali raggiunte dai partiti in gara.
A rendere le cose ancora meno chiare si è messo anche il sistema elettorale vigente in Albania: un misto tra il maggioritario (con il quale vengono eletti direttamente 100 deputati) e il proporzionale (altri 40 deputati dalle liste dei partiti). Ma proprio su questo sistema è basata la strategia che diede la vittoria a Nano nel 2001, e che questa volta è stata usata abbondantemente da entrambi i poli. Il fenomeno è stato chiamato "Dushku", dal nome di un villaggio dove è stato sperimentato per la prima volta. In pratica si tratta di appoggiare il candidato del partito alleato al maggioritario, ma chiedendo all’elettorato di votare il partito più grande della coalizione al proporzionale.
In Albania ormai nessuno sembra avere dubbi sulla vittoria di Berisha. Ma servono le percentuali della Kqz per rendersi conto se l’ex presidente, con l’aiuto dei suoi alleati, riuscirà a diventare premier. Resta ancora da vedere se Nano si ritirerà dalla politica, come ha promesso. Da vedere anche se la Kqz riuscirà a battere il record di pazienza degli Albanesi: in precedenza si è dovuto aspettare anche settimane per sapere l’esito definitivo delle urne.