Albania, ancora nessuna rivoluzione in corso

Boulevard invaso dai manifestanti e assalto al Palazzo del Governo. L’escalation della manifestazione dell’opposizione albanese di centrodestra, tenutasi sabato scorso a Tirana, ha immediatamente fatto il giro della stampa locale e internazionale. Ma il governo socialista di Edi Rama sembra esserne già uscito indenne

18/02/2019, Tsai Mali -

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Il leader del PD Lulzim Basha parla durante le manifestazioni di sabato (pagina Facebook del Partito democratico albanese)

L’opposizione albanese, capitanata dal Partito Democratico (PD) di Lulzim Basha e dal Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) di Monika Kryemadhi, si preparava da settimane alla grande manifestazione dello scorso 16 febbraio. I due leader hanno tenuto incontri nelle principali città albanesi, per mobilitare la base e invitare i cittadini nella capitale. L’obiettivo era chiedere le dimissioni del premier socialista Edi Rama e l’istituzione di un governo di transizione che potesse guidare il paese verso le elezioni anticipate. Per l’opposizione, non basta allontanare l’uomo, il premier Edi Rama, in carica dal 2013, ma occorre mettere al bando un intero modello politico fondato sulla collusione con la criminalità e l’oligarchia, i due assi che lo hanno portato al potere.

Il rischio di disordini era nell’aria da giorni. La polizia ha parlato di persone con precedenti penali intenzionate a creare disordini, mentre la comunità internazionale di Tirana ha ripetutamente fatto appelli ad esercitare il diritto di manifestare in modo pacifico, nel rispetto dell’ordine e delle istituzioni. Diversamente da tutte le altre manifestazioni dell’opposizione, non erano previsti discorsi di politici, ma solo il corteo dei cittadini in piazza.

Dall’altra parte, il governo era in trasferta a Valona, storica roccaforte socialista e collegio elettorale di Rama, dove il premier ha tenuto un comizio che ha assunto i toni di una contromanifestazione, con la stampa albanese a proporre l’ennesimo e inutile confronto delle immagini dei due raduni catturate dai droni. Data l’annunciata escalation violenta nella capitale, dagli schermi televisivi albanesi in molti si chiedevano chi avesse il comando della capitale, il governo o l’opposizione?

La lunga giornata della manifestazione

Come ormai consuetudine per i raduni politici albanesi, da tutte le principali città del paese sono arrivati autobus carichi di manifestanti, poi confluiti insieme ai cittadini di Tirana nella piazza davanti alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Dopo diversi tentativi – più o meno falliti – di mobilitare i cittadini negli ultimi anni, questa volta il popolo dell’opposizione ha risposto all’appello ed ha invaso il Boulevard dei Martiri della Nazione.

A manifestazione iniziata, invece dei discorsi dei manifestanti, dalla piazza si sono arrivate bottiglie, petardi e fumogeni. Con grande facilità, i manifestanti hanno rotto il cordone della polizia e hanno preso d’assalto l’ingresso dell’edificio sede del governo. Dalla struttura delle impalcature innalzate a protezione delle vistose opere d’arte contemporanea volute da Rama sulle facciate del palazzo del governo, i manifestanti hanno tratto le sbarre di metallo per sfondare le porte d’ingresso dell’edificio. Nel frattempo, dal tetto dell’edificio, la Guardia repubblicana ha risposto con il lancio di gas lacrimogeni, facendo indietreggiare all’istante i manifestanti.

I leader dell’opposizione hanno osservato la scena da un angolo della piazza, parlando di provocazioni delle forze dell’ordine e di macchinazioni della polizia che avrebbe intenzionalmente lasciato passare i manifestanti, in modo da accusare poi l’opposizione dei disordini. Immediati gli appelli alla calma da parte del Presidente della Repubblica Ilir Meta e della comunità internazionale.

Cinque ore dopo l’inizio, la manifestazione è stata dichiarata conclusa. Il bilancio è stato di alcuni danni alla facciata e alle installazioni artistiche del palazzo del governo, 19 persone lievemente ferite (tra manifestanti e agenti di polizia) e 15 arresti. La prima reazione del Premier Rama è stato un tweet di scuse all’amico artista Carsten Höller per la distruzione dell’opera esposta nel giardino della Presidenza del Consiglio: “Non è questa l’Albania, gli albanesi non sono questo”. Questione di priorità: gli amici prima, l’arte poi.

Futuri scenari

Terminata la manifestazione, l’opposizione ha parlato in toni entusiasti della risposta dei cittadini e di quello che hanno chiamato un plebiscito contro il governo, convocando una nuova protesta per giovedì prossimo. Il giorno seguente, poi, Basha ha annunciato l’intenzione dei deputati PD di rimettere i loro mandati parlamentari, per dare una nuova e inedita dimensione all’azione politica e arrivare il prima possibile ad un governo di transizione e quindi ad elezioni, questa volta a suo dire libere e democratiche.

Uno scenario in realtà molto simile a quello delle politiche del 2017, quando dopo il tendone di protesta allestito in piazza per tre mesi, il leader del PD ha trovato l’accordo con Rama, dando vita ad un governo tecnico a un mese dalle elezioni. I cittadini hanno risposto a quella messa in scena dando al PS di Rama una maggioranza parlamentare sufficiente a governare da solo, e al Partito Democratico di Basha il peggior risultato elettorale di sempre. Quella strada è già stata battuta e non è comprensibile in che modo ripercorrerla possa portare per l’opposizione a risultati diversi.

Dura manifestazione, debole opposizione

Nonostante i numeri i impressionanti di sabato – era da tempo che non si registrava una tale partecipazione alle manifestazioni nella capitale albanese – le dinamiche della folla hanno solo dimostrato come il principale partito di opposizione del paese non sia stato in grado di cambiare e di rinnovarsi, da quando, nell’estate del 2013, il dimissionario Sali Berisha consegnava nelle mani del fido Basha le redini del partito.

Oggi, i cittadini dell’Albania hanno ancora davanti agli occhi le scene delle splendide manifestazioni degli studenti che, finiti i raduni, si fermavano a raccogliere la spazzatura prima di lasciare la piazza. Le scene di violenza e di furia contro le istituzioni invece non sembrano più la soluzione ad alcun genere di malcontento popolare, per quanto pienamente comprensibile.

Alla manifestazione di sabato scorso ne seguiranno altre, probabilmente più pacate e sempre meno massicce. I cittadini albanesi hanno oggi tutti i motivi per scendere in piazza, ma difficilmente lo faranno trainati da questa opposizione. In Albania, alla guida socialista ancora non c’è un’alternativa e di certo il governo Edi Rama non sembra che stia per cadere. Incredibilmente, da manifestazioni di questo genere, può uscirne rafforzato.

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