Albania: 30000 tonnellate di rifiuti italiani scomparsi nel nulla?

Un’inchiesta pubblicata in Italia riporta in Albania il dibattito sull’importazione di rifiuti nel paese

17/03/2017, Louis Seiller -

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Rifiuti (pixabay )

(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 10 marzo 2017)

Il giornale italiano Roma ha rilanciato il dibattito sulla capacità da parte dell’Albania di gestire l’importazione di rifiuti e di controllare realmente le sue frontiere. In un’inchiesta esplosiva pubblicata il 2 marzo scorso , il quotidiano afferma di possedere documenti che dimostrerebbero come nel corso del 2016 almeno 1300 container di rifiuti industriali, che avevano come destinazione la Macedonia, non hanno mai varcato la frontiera di Qafë Thanë e sono invece spariti in territorio albanese.

Secondo questa inchiesta, i container, di capacità di 22 tonnellate ciascuno, sono stati caricati nel porto di Gioia Tauro, in Calabria, e poi scaricati nel porto di Durazzo, e da lì avrebbero dovuto terminare il proprio viaggio nella più grande discarica d’Europa, a Skopje, il sito di stoccaggio di Drisla, il quale è gestito dal 2013 da una misteriosa impresa italiana.

Secondo l’articolo, la traccia di questi rifiuti scompare però in Albania.

[…]

La questione non preoccupa più di tanto il governo albanese, che ha provato più volte dall’estate scorsa a fare approvare una legge che autorizzi l’importazione di rifiuti stranieri. Dovendo affrontare delle divisioni in seno alla coalizione di governo e il forte dissenso da parte della società civile e dell’opposizione, il progetto è stato momentaneamente sospeso. All’avvicinarsi delle elezioni legislative del prossimo giugno, la questione resta però un argomento capace di suscitare intense passioni politiche.

Gli attivisti ecologisti del movimento AKIP (Associazione contro l’importazione di rifiuti) si mostrano tuttavia prudenti riguardo a queste rivelazioni. Essi attendono i risultati dell’inchiesta, e per il momento non vogliono utilizzare queste "voci di corridoio" nella loro lotta contro il disegno di legge contestato.

Il Partito democratico, invece, ha subito utilizzato la notizia per criticare aspramente il governo Rama, che viene accusato di essere legato a organizzazioni criminali. Luzlim Basha, a capo dell’opposizione, ha violentemente criticato la prudenza dell’AKIP, accusando la "società civile di essere finanziata con il denaro sporco del crimine e della corruzione".

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