Alan Ford e la “Casa dei fiori” di Tito

Il famoso fumetto italiano ha assunto piena cittadinanza jugoslava senza particolari problemi di identità. Lo scrittore Lazar Džamić ci spiega come l’arte riesca a raccontare la realtà attraverso parallelismi inediti

27/02/2013, Aleksandra Ivić -

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La Jugoslavia non c’è più, ma il fumetto Alan Ford esiste ancora! "Che c’entra?", direbbe un lettore che non legge fumetti, o che non conosce nei particolari la storia dell’ex-Jugoslavia.

Ne parleremo qui, partendo dal titolo dell’articolo: cos’è ad esempio la “Casa dei Fiori” (Kuća Cveća)? E’ la casa–mausoleo a Belgrado dove è stato sepolto Josip Broz Tito, il maresciallo jugoslavo.

E Alan Ford non era un fumetto italiano? Che legami ha lui con Tito? Ne parla il libro di Lazar Džamić “Cvećara u Kući Cveća” (La fioreria nella Casa dei fiori)

Ma partiamo dall’inizio.

Se vogliamo conoscere meglio un paese o un popolo, per capire la sua struttura socio-culturale e la mentalità della sua gente, non occorre solo andarci personalmente o studiarne la storia e il territorio. A volte basta leggere un libro piacevole ed interessante, scoprendo molto senza andare lontano. Se poi il libro viene scritto come elogio a un fumetto, la cosa diventa accattivante.

Il saggio che vi presenteremo qui è proprio uno di questi libri, che riescono allo stesso tempo a farci ridere e ragionare. Sarà interessante per gli amanti dei fumetti, ma anche per quelli che di fumetti non sanno niente.

E’ bene ricordare che il fumetto è una forma artistica che nei sistemi totalitari (ma non solo) è stata spesso usata, grazie al linguaggio satirico, al disegno caricaturale e all’atmosfera grottesca, come critica sovversiva nei confronti della generalità delle istituzioni e nel particolare dei singoli personaggi pubblici.

Alan Ford è uno dei più famosi fumetti italiani, nato ormai quasi 45 anni fa. E’ stato ideato da Max Bunker (Luciano Secchi) e disegnato inizialmente da Magnus (Roberto Raviola). Rappresenta una delle più potenti critiche, in forma satirica, al mondo capitalista di quell’epoca (anni ‘60-70 del XX secolo). La coppia creativa Bunker & Magnus, attraverso il gruppo TNT ed il loro protagonista Alan Ford, ha proposto ai lettori un’immagine grottesca prima della società occidentale, ma poi, nel corso degli anni, la critica si è estesa a sistemi e società totalitari e propagandistici, compresi quelli comunisti e socialisti, all’epoca molto temuti dall’Occidente.

E così Alan Ford parte per il paese “delle meraviglie”, confinante con l’Italia, dove suscita un gran interesse.

Il fumetto viene tradotto in croato (da Nenad Brixi) nel 1972 e diffuso in tutta l’ ex-Jugoslavia, ottenendo un immediato ed incredibile successo, in particolare in Croazia, Bosnia Erzegovina e Serbia. Il trapianto di questo prodotto culturale italiano nel tessuto sociale e culturale dei paesi balcanici avviene in maniera molto naturale e il fumetto diventa presto un fenomeno.

Dei motivi di questa “adozione” di Alan Ford e dei suoi compagni da parte dei lettori jugoslavi scrive Lazar Džamić, nel libro che vi presentiamo qui: La fioreria nella “Casa dei fiori”: come Alan Ford è stato adottato e vissuto da noi.

Il libro è stato pubblicato nel mese di novembre del 2012 a Zagabria, da Jasenski e Turk (in collaborazione con Heliks, Smederevo, Serbia), esattamente 40 anni dopo la prima edizione di Alan Ford in croato, e rappresenta un’attenta ed interessante analisi socio-culturale e comparativa del gruppo TNT e della società jugoslava di qualche decennio fa. L’autore, che vive a Londra da anni, ma è di origine serba, è infatti un grande appassionato del fumetto, al quale ha dedicato prima una serie di saggi sul blog www.bastabalkana.com, da cui in seguito è nato il libro.

Dunque, analizzando il modo in cui funzionava il gruppo TNT e le caratteristiche dei protagonisti, Džamić ha trovato delle notevoli coincidenze con la società ex-jugoslava del periodo di Tito (ma anche dopo il crollo della Jugoslavia, negli attuali stati di quell’area balcanica). Sia l’atmosfera nel gruppo – il caos permanente, la disfunzionalità, la cattiva organizzazione, gli individui incompetenti, il surrealismo come modus vivendi e nessuna via d’uscita – sia la mentalità dei personaggi assomigliano molto alla vita “normale” nel paese socialista SFRJ, partendo dal Numero 1 (onnipotente, carismatico, dittatoriale) che in Jugoslavia si chiamava Tito.

Anche il titolo del libro indica una delle coincidenze fenomenali: il luogo di “copertura” del gruppo TNT era una fioreria così come l’ultima dimora del leader jugoslavo Tito è stata la Casa dei Fiori.

Secondo l’autore, è incredibile come un fumetto, nato da due italiani, in base alle loro opinioni personali del mondo in cui vivevano, potesse essere così in sintonia con tutto ciò che vivevano quotidianamente gli jugoslavi, quasi fosse stato realizzato proprio per loro, o addirittura da uno di loro.

Ma Bunker e Magnus non erano ispirati dai vicini oltre il confine, bensì dalla rinascimentale Commedia dell’Arte e dai suoi personaggi, trasportati nella New York di 400 anni dopo, durante il periodo della Guerra Fredda. Bunker nei personaggi di Pulcinella, Arlecchino ed altri, ha trovato infatti i prototipi ideali per la creazione di nuovi protagonisti, adatti ai tempi moderni.

In effetti, se paragoniamo la scena di una tradizionale Commedia dell’arte (con le sue tipiche maschere) e le scene del fumetto, riscontriamo tante similitudini, sia nel comportamento/atteggiamento dei protagonisti che nell’atmosfera generale che si presenta agli spettatori di allora ed ai lettori di ieri e di oggi.

E così l’autore effettua un’analisi del fumetto su tre livelli: il fumetto Alan Ford e la tradizione teatrale italiana – il fumetto Alan Ford e la società ex-jugoslava – la società ex-jugoslava e la società italiana. Alla tripla comparazione, aggiunge una descrizione del fumetto anche dal punto di vista artistico, del disegno, sottolineando il fatto che linea e inquadratura rafforzano il dialogo e il messaggio.

Per quanto riguarda i parallelismi tra le società ex-jugoslava e quella italiana, nel libro sono presentati prevalentemente quei modi di vivere e di fare un po’ tipici degli italiani e dei popoli ex-jugoslavi: il rapporto difficile e infelice con il lavoro, l’importanza che viene data all’apparenza e al superficiale, l’ingegnosità ed il dilettantismo come modalità preferite alla competenza vera e al professionismo; in poche parole tanto baccano e poca serietà. Tutto ciò in scene grottesche della vita quotidiana che sembrano tratte da un film di Fellini. Naturalmente, qui non si tratta di una generalizzazione di popoli e/o paesi (i luoghi comuni ci sono sempre), ma di interessanti coincidenze e sfumature che sollecitano questo autore a dedurre che il tessuto sociale e culturale degli italiani e degli ex-Jugoslavi (croati, bosniaci e serbi in particolare) sia stato indubbiamente un terreno fertile per lo sviluppo favorevole e costante di quest’innesto artificiale ma fortunato di Alan Ford.

Per quelli che non conoscono Alan Ford ma hanno vissuto o vivono in Serbia, Bosnia o Croazia, questo libro sarà facile da capire, perché è un po’ un loro ritratto. Per quelli che sanno chi è Alan Ford, ma non conoscono questi popoli balcanici, il libro sarà interessante, poiché offrirà loro un nuovo punto di vista sulla struttura mentale balcanica, complessa e bellicosa sì, ma anche surreale e divertente.

Chi ha visto Top lista nadrealista, trasmissione famosa realizzata a Sarajevo negli anni ’80-90 del XX secolo, o qualche film di Kusturica   o di Duško Kovačević, i quali rispecchiano in modo molto fedele la mentalità e la sostanza (tragi-comica) dei popoli appartenenti (o appartenuti) ad un paese che non c’è più, saprà di cosa scrive Lazar Džamić e potrà riconoscere il valore del suo libro.

Lazar Džamić è un esperto di marketing & advertising digitale, ha scritto alcuni libri su marketing e pubblicità e ha tenuto diverse lezioni su questi temi nelle università in Serbia. Per molti anni ha lavorato anche come giornalista. Nato a Smederevo, Serbia. Vive a Londra.

 

Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell’Unione Europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea. Vai alla pagina del progetto Racconta l’Europa all’Europa

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