Albania, Italia, Montenegro |
Adriatico del sud: innovare, connettere e crescere in modo sostenibile
Nell’Adriatico meridionale la cooperazione transfrontaliera è un valore aggiunto irrinunciabile per la tutela della biodiversità. Azioni di conservazione condivise e coordinate tra più paesi rappresentano una risposta strategica a sfide ambientali che non conoscono confini politici

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© Progetto LASPEH
Il sud dell’Adriatico ospita un ecosistema prezioso ricco di biodiversità e di paesaggi unici. Oggi, molte delle specie animali e vegetali di questa regione sono minacciate dall’inquinamento e dagli effetti sempre più distruttivi del cambiamento climatico.
Per far fronte a queste sfide, diverse realtà territoriali stanno unendo le forze attraverso iniziative congiunte di tutela ambientale, spesso sostenute dai programmi di cooperazione territoriale europea. Questi progetti promuovono strategie condivise per la conservazione degli habitat naturali e la salvaguardia del patrimonio faunistico e botanico.
Ne è un esempio LASPEH , un progetto cofinanziato dal programma europeo di cooperazione transfrontaliera tra Albania, Italia e Montenegro (Interreg IPA South Adriatic ) che aveva come obiettivo principale quello di contrastare la perdita di biodiversità nell’Adriatico del sud definendo una strategia comune per la tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, tra cui alcune specie e habitat previsti dalle Direttive europee Habitat (92/43/EEC) e Uccelli (79/409/EEC).
Il progetto ha coinvolto sei partner: il Parco Naturale Regionale Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, in qualità di capofila, l’Agenzia Nazionale delle Aree Protette (NAPA) dell’Albania, l’impresa pubblica “Parchi Nazionali del Montenegro”, le Riserve Naturali Regionali Litorale Tarantino Orientale, il Parco Naturale Regionale “Litorale di Ugento” in Puglia e l’Oasi WWF di Guardiaregia-Campochiaro in Molise.
Abbiamo approfondito questa iniziativa insieme a Annarita Angelini, presidente Parco Naturale Regionale "Dune costiere da Torre Canne a Torre S. Leonardo".
Quali sono stati i risultati del progetto? Ce n’è uno in particolare che considera un successo significativo?
Il progetto LASPEH ha generato numerosi risultati concreti, ma il più significativo è senza dubbio la definizione e la sottoscrizione della Strategia Transnazionale Congiunta per la gestione di habitat e specie nei siti Natura 2000. Questo documento non rappresenta soltanto un’elaborazione tecnica, ma costituisce un vero e proprio strumento operativo condiviso tra tutti i partner del progetto, capace di guidare azioni di conservazione coordinate anche oltre i confini amministrativi.
Questo protocollo ha un valore particolarmente rilevante perché consolida una rete di collaborazione che continua a produrre effetti anche dopo la conclusione del progetto, rafforzando le sinergie tra Italia, Albania e Montenegro. In un contesto ambientale fragile come quello dell’Adriatico meridionale, l’aver stabilito un network tra gli enti gestori ed una governance replicabile è probabilmente il lascito più duraturo e innovativo del progetto LASPEH.
Il percorso di collaborazione e confronto ha inoltre generato relazioni solide e una visione condivisa che si è tradotta in nuovi progetti, un lascito che va oltre gli obiettivi iniziali e che continua a produrre valore attraverso la cooperazione tra territori.
Quanto è importante, secondo lei, la comunicazione per coinvolgere le comunità locali e sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi della tutela della natura e della biodiversità?
La comunicazione è fondamentale, anzi direi imprescindibile, quando si parla di tutela della natura e della biodiversità, soprattutto se si vuole ottenere un coinvolgimento autentico e duraturo delle comunità locali. La consapevolezza ambientale non nasce spontaneamente: va coltivata, stimolata, costruita attraverso un dialogo continuo, accessibile e inclusivo.
Per questo nel progetto abbiamo voluto accompagnare ogni intervento tecnico e scientifico con momenti di incontro, formazione e confronto rivolti a cittadini, studenti, operatori locali e decisori pubblici. L’obiettivo era duplice: da un lato spiegare perché proteggere un habitat o una specie è importante non solo per l’ambiente, ma anche per il benessere della comunità; dall’altro promuovere un senso di appartenenza, di responsabilità condivisa, perché la conservazione non può essere imposta dall’alto ma va vissuta e sostenuta dal basso.
Il progetto ha previsto momenti specifici di coinvolgimento delle comunità locali? Se sì, in che modo? Qual è stato il riscontro?
Sì, il progetto LASPEH ha previsto momenti specifici e strutturati di coinvolgimento delle comunità locali, tra cui una campagna di sensibilizzazione transfrontaliera, che ha incluso eventi pubblici, attività sul campo, laboratori educativi, strumenti di comunicazione visiva e momenti di dialogo con cittadini, studenti, associazioni e amministratori locali.
L’impegno si è concretizzato in numerose iniziative svolte nei territori coinvolti, come ad esempio nel Parco Naturale Regionale Dune Costiere, dove sono state organizzate visite guidate aperte alla comunità, incontri formativi con le scuole elementari e con le università, e attività di sensibilizzazione con gli stakeholder locali sulle specie e gli habitat tutelati. Il riscontro è stato molto positivo, la partecipazione è stata ampia, trasversale e sentita.
Come è nata l’idea di collaborare con partner albanesi e montenegrini? Avevate già avuto esperienze precedenti insieme?
L’idea di collaborare con partner albanesi e montenegrini è nata da una visione già matura all’interno del Parco Naturale Regionale Dune Costiere, che aveva avuto modo di partecipare in passato a diverse esperienze di cooperazione internazionale con progetti europei finanziati nel quadro dei programmi di vicinato e cooperazione territoriale.
Queste esperienze hanno rafforzato la consapevolezza del Parco sul valore strategico della cooperazione transfrontaliera, soprattutto per affrontare sfide ambientali che non conoscono confini politici. Nell’ambito di LASPEH, si è ritenuto opportuno consolidare e ampliare il dialogo con le istituzioni dei Paesi vicini, in particolare con l’Albania e il Montenegro, con l’obiettivo di costruire una visione comune sulla tutela della biodiversità nel bacino adriatico. La collaborazione si è quindi sviluppata come naturale prosecuzione di un percorso già avviato, fondato sulla convinzione che il confronto tra esperienze e contesti diversi possa generare soluzioni più efficaci, condivise e sostenibili nel tempo.
Come valuta questa esperienza di cooperazione transnazionale?
L’esperienza è stata positiva, sia dal punto di vista operativo sia sotto il profilo del confronto umano e istituzionale tra partner di Paesi diversi. A livello soggettivo, posso dire che ha rappresentato un’opportunità preziosa per costruire relazioni di fiducia, rafforzare competenze e sviluppare una strategia comune su temi complessi come la tutela della biodiversità e la gestione dei siti Natura 2000. Tuttavia, questa valutazione non si limita alla sola percezione di chi ha lavorato direttamente sul progetto: LASPEH è stato riconosciuto a livello nazionale come un esempio virtuoso nell’ambito delle politiche di coesione.
L’Agenzia per la Coesione Territoriale ha infatti selezionato il progetto come progetto FARO all’interno del Catalogo delle Buone Pratiche in materia di Ambiente, valorizzandolo per la sua capacità di coniugare efficacemente protezione ambientale, governance condivisa e partecipazione locale. Questo riconoscimento conferma che l’approccio adottato dal partenariato LASPEH, basato sulla cooperazione tra Italia, Albania e Montenegro, è stato considerato replicabile, innovativo e coerente con gli obiettivi europei di sviluppo sostenibile. In questo senso, LASPEH non è stato solo un progetto di conservazione, ma anche una dimostrazione concreta di come la cooperazione internazionale possa tradursi in risultati tangibili e in modelli di gestione capaci di generare valore nel tempo.
Qual è il valore aggiunto che la dimensione transnazionale porta al vostro lavoro? Partecipate spesso a progetti di questo tipo?
La dimensione transnazionale rappresenta per il nostro lavoro un valore aggiunto irrinunciabile. Confrontarsi con partner di altri Paesi permette di uscire da una prospettiva locale, spesso troppo legata a contesti normativi o operativi circoscritti, e di accedere a un bagaglio di conoscenze, pratiche e soluzioni più ampio e diversificato. Lavorare insieme ad altri enti di gestione di aree protette, ad autorità pubbliche e ad attori del territorio in contesti differenti consente di arricchire la nostra visione e rafforzare l’efficacia delle azioni messe in campo.
Le esperienze che abbiamo avuto dimostrano quanto la dimensione transnazionale non sia un semplice elemento accessorio, ma parte integrante della nostra strategia di gestione e sviluppo territoriale, nella quale la cooperazione europea rappresenta uno strumento fondamentale per innovare, connettere e crescere in modo sostenibile.
Lavorare con partner di Paesi non membri dell’UE ha presentato delle criticità?
Lavorare con partner di Paesi non membri dell’Unione Europea, come nel caso dell’Albania e del Montenegro, non ha rappresentato un ostacolo insormontabile, anzi, si è rivelato spesso un’occasione preziosa di arricchimento reciproco. Le eventuali criticità non sono da attribuire alla mancanza di integrazione europea in sé, ma piuttosto alle differenze nei quadri normativi e amministrativi, che richiedono talvolta uno sforzo maggiore di coordinamento. Tuttavia, questi aspetti sono ampiamente superabili quando si condivide una visione comune e si lavora in un clima di fiducia e collaborazione.
Nel nostro caso, il vero limite non risiede nella dimensione transnazionale o nel fatto che alcuni partner non appartengano all’UE, ma piuttosto nelle difficoltà quotidiane che molti enti gestori di aree protette affrontano a livello locale: poche risorse economiche, carenza di personale e una struttura organizzativa spesso ridotta. È proprio in questo contesto che i progetti di cooperazione assumono un ruolo fondamentale.
Grazie a questi progetti, enti di piccole dimensioni come il nostro possono accedere a informazioni aggiornate, a modelli di gestione sperimentati in altri Paesi, a strumenti di formazione e a risorse finanziarie che altrimenti sarebbero difficilmente raggiungibili. La cooperazione transnazionale, anche con partner extra-UE, diventa quindi un’opportunità concreta per superare i limiti strutturali e rafforzare le capacità operative e strategiche degli attori locali.
Questa pubblicazione è stata realizzata nell’ambito del progetto Cohesion4Climate, cofinanziato dall’Unione Europea. Si avvale inoltre delle attività di ricerca sostenute dal progetto Il contributo delle Comunità di Pratica per l’integrazione europea dei Balcani, cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.















