Adesione UE dell’Albania, oltre gli entusiasmi

Tirana punta a concludere il processo di adesione all’UE entro il 2027, ma questo obiettivo "manca di una giustificazione solida e basata su dati concreti”, in particolare sulle riforme legate allo Stato di diritto. Intervista a Daniel Prroni dell’Institute for Democracy and Mediation di Tirana

09/06/2025, Federico Baccini - Bruxelles

Adesione-UE-dell-Albania-oltre-gli-entusiasmi

Tirana, Albania - © Dragoncello/Shutterstock

I rapidi progressi compiuti dall’Albania nei negoziati di adesione all’Unione europea stanno innescando un clima di crescente entusiasmo all’interno delle istituzioni di Bruxelles. Da ottobre a oggi il Paese ha aperto 24 capitoli negoziali su 33 e ha posto sul dossier albanese l’etichetta di "capofila" tra i Paesi che aspirano a fare ingresso nell’UE.

Tuttavia, è proprio questo entusiasmo che rischia di oscurare il fatto che la strada da percorrere rimane tutta in salita per Tirana e che, dietro alle apparenze e ai titoli altisonanti, si nascondono problemi seri che richiedono notevoli sforzi di riforma.

"Se utilizziamo i risultati del passato come indicatore, la narrativa del 2027 non regge. Le dichiarazioni politiche mancano di una giustificazione solida e basata su dati concreti", spiega Daniel Prroni, ricercatore presso l’Institute for Democracy and Mediation (IDM) di Tirana, in un’intervista per OBCT.

Cosa rende poco realistiche le dichiarazioni sulla conclusione dei negoziati di adesione entro il 2027?

Il governo albanese ha espresso l’intenzione di concludere i negoziati entro il 2027 e la Commissione europea ha sostenuto questa ambizione, sia ufficialmente sia informalmente durante le riunioni di lavoro. È un segnale positivo, ma rimangono molte domande su come questo obiettivo potrà essere raggiunto.

Le relazioni annuali della Commissione evidenziano una mancanza di preparazione. L’Albania ha un punteggio inferiore alla media in diversi capitoli e i progressi annuali non sono all’altezza dell’ambizione del governo. Sul campo, le riforme fondamentali – in particolare quelle relative allo Stato di diritto e ai criteri economici – non stanno tenendo il passo con l’accelerazione del processo e anche il tasso di attuazione delle raccomandazioni della Commissione rimane basso.

Qual è lo stato attuale dei negoziati di adesione dell’Albania all’UE?

Da quando l’Albania ha avviato il processo negoziale, ha aperto quattro gruppi di capitoli [Cluster 1 – Fondamentali; Cluster 6 – Relazioni esterne; Cluster 2 – Mercato interno; cluster 3 – Competitività e crescita]. In totale, ciò significa che sono stati aperti 24 dei 33 capitoli, che portano l’Albania al secondo posto dopo il Montenegro e davanti alla Serbia. Si tratta di uno sviluppo positivo, soprattutto considerando che il processo era rimasto bloccato per un periodo piuttosto lungo.

Tuttavia, ci sono preoccupazioni circa la sostenibilità di questi progressi. Se l’apertura dei capitoli richiede un lavoro tecnico considerevole tra la Commissione e le amministrazioni pubbliche nazionali, a livello politico dipende in larga misura dalla buona volontà dei leader. Ma per chiudere questi capitoli, resta ancora molto da fare.

Quali sono le sfide da affrontare?

Per quanto riguarda la preparazione sui parametri di riferimento dell’UE, ci sono molte questioni irrisolte. La preoccupazione riguarda non solo il fatto che i progressi siano insufficienti in alcuni settori, ma che sullo Stato di diritto si stia verificando un deterioramento della situazione.

Il Parlamento rimane molto debole e non ha la capacità di esercitare un controllo efficace sul governo. Il processo legislativo talvolta è guidato più da interessi privati che dal bene pubblico. Problemi persistenti riguardano anche l’indipendenza della magistratura, a causa di pressioni esterne e intimidazioni nei confronti di giudici e pubblici ministeri, anche da parte di politici e funzionari governativi.

La criminalità organizzata rappresenta una minaccia significativa e crescente, non solo per la sicurezza pubblica, ma anche per la sua infiltrazione nell’economia a fini di riciclaggio di denaro e di espansione delle attività criminali. Ciò contribuisce all’aumento del costo della vita per i cittadini, aggravato dalla debolezza del sistema di protezione sociale, un altro parametro fondamentale per l’adesione all’UE.

La libertà dei media è sotto pressione, con un’elevata concentrazione della proprietà e una forte influenza politica. Un’altra preoccupazione è la migrazione verso l’UE, in particolare di professionisti qualificati come infermieri, medici e insegnanti, ovvero le figure più necessarie nel paese. Come spesso si dice, i cittadini albanesi stanno entrando nell’UE prima del loro Paese.

Tutte queste sfide rimangono serie e, al momento, non c’è una tabella di marcia chiara per affrontarle in modo da dare credibilità all’obiettivo del 2027.

Un altro obiettivo dichiarato a Tirana è di diventare un Paese membro UE nel 2030…

La buona volontà dei leader non sarà sufficiente per portarci al traguardo senza prima affrontare e trasformare in modo radicale e irreversibile il Paese sulle questioni fondamentali. Da questo punto in poi, sarà tutto in salita.

L’UE può incentivare i progressi e rimanere in silenzio su alcune sfide quando ciò è politicamente conveniente, ma prima o poi arriverà il momento in cui queste questioni dovranno essere affrontate. Lo abbiamo visto con la Serbia: nonostante l’apertura di 22 capitoli, il processo è ora in fase di stallo, senza una chiara via d’uscita. La nostra speranza è di evitare una situazione simile, evitando di andare avanti ignorando o aggirando le sfide più serie.

C’è un altro punto importante che viene spesso trascurato. Sia nell’UE che in Albania si parla di un processo di adesione accelerato o rapido. Tuttavia, non è chiaro verso dove stia effettivamente conducendo: siamo sulla strada della piena adesione all’UE o verso un modello di integrazione diverso? Quest’ultimo scenario significherebbe un’integrazione parziale, come l’adesione al mercato unico o la partecipazione ad alcuni settori politici senza diventare membro a pieno titolo.

Tutto ciò però deve essere comunicato chiaramente. Il governo albanese non ha l’autorità di accettare qualsiasi offerta avanzata dall’UE. Il popolo albanese ha dato al governo il mandato di perseguire la piena adesione, non una forma alternativa e annacquata di integrazione.

A proposito di governo, il modo in cui il premier Rama si sta presentando come leader internazionale credibile e responsabile sta favorendo questa accelerazione a Bruxelles?

Rama si sta presentando come un partner utile e questo sicuramente aiuta a far avanzare il processo. I leader europei apprezzano il fatto che agisca come forza mediatrice, razionale e stabilizzatrice nella regione.

Apprezzano anche la sua cooperazione su questioni specifiche che preoccupano gli Stati membri, ad esempio l’accordo sulla migrazione con l’Italia. Rama risponde quando viene chiamato ad aiutare a risolvere determinate questioni e sembra che venga ricompensato per tutto ciò.

Tuttavia, questo approccio non è sostenibile sul lungo periodo. Il processo di adesione non può fare affidamento su scambi transazionali fino alla fine del percorso di integrazione.

Si sta correndo il rischio che i leader dell’UE chiudano un occhio su questioni interne come la corruzione e il rispetto dello Stato di diritto, per assicurarsi un partner stabile nei Balcani occidentali?

Questo non è un approccio nuovo da parte dei leader europei nei confronti della regione e dell’Albania. Un vecchio articolo di Rama del 1997  criticava la stessa tendenza: i leader europei sceglievano di ignorare le carenze interne in nome della stabilità regionale.

È una vecchia storia: renditi utile e sarai ricompensato dall’UE. Tutti i leader albanesi hanno beneficiato di questa dinamica negli ultimi 30 anni. Rama ha semplicemente trovato il suo modo di interpretare questo ruolo, aggiungendo un po’ di “circo”: intrattenimento, spettacolarità e altre cose che rendono il tutto più accettabile. Ma la sostanza rimane invariata.

Questa strategia potrebbe continuare ancora per un po’, ma alla fine esaurirà il suo corso. Non credo che possiamo aderire all’UE con questo atteggiamento, e non è benefico nemmeno per l’UE adottare una mentalità che rimanda i problemi alla fine del processo di adesione. Non si possono fare troppe acrobazie per aggirare queste sfide. I principi fondamentali devono rimanere, altrimenti l’UE rischia di deteriorarsi dall’interno.

Tag:

Commenta e condividi

I più letti

La newsletter di OBCT

Ogni venerdì nella tua casella di posta