Addio a Dušan Makavejev
Uno dei più grandi cineasti dell’ex Jugoslavia è morto il mese scorso a Belgrado, dove era nato 88 anni fa. Più volte censurato e costretto ad un esilio professionale, Makavejev ha segnato il cinema europeo
È morto nelle settimane scorse a Belgrado, dov’era nato nel 1932, il regista serbo Dušan Makavejev, uno dei grandissimi del cinema dell’ex Jugoslavia. Forse l’autore più innovativo e personale, uno dei protagonisti di punta dell’Onda nera, momento di rottura e rinnovamento nel cinema dell’epoca di Tito, segnatamente tra il 1967 e il 1972. Dopo gli inizi con lavori amatoriali e un cortometraggio selezionato a Cannes, la carriera vera e propria del cineasta inizia con “Čovek nije ptica – L’uomo non è un uccello” (1965) e termina di fatto con “Il gorilla fa il bagno a mezzanotte – Gorilla Bathes At Noon” del 1993 e il documentario autobiografico “A Hole in the Soul” per la Bbc nel 1995.
Amante della provocazione e della polemica, capace di fondere documentario e finzione, passare dal melodramma alla commedia, è stato più volte censurato e costretto a lavorare all’estero per gran parte delle sue opere. I problemi maggiori arrivarono per “W.R. – Misterije organizma – I misteri dell’organismo” (1971), film estremamente corrosivo sul comunismo e sul capitalismo e un inno, a partire dagli studi di Wilhelm Reich, all’amore e alla libertà sessuale con una travolgente Milena Dravić che arringa le folle da un pianerottolo di una casa di ringhiera. Makavejev combinò scene di finzione e spezzoni documentari con effetti dirompenti e una censura quasi inevitabile in quel momento storico.
Proprio in questi giorni debutta al Fest a Belgrado “The Makavejev Case or Trial in a Movie Theater”, documentario di Goran Radovanović che può ancora essere sostenuto grazie a una campagna di sottoscrizioni sulla piattaforma Indiegogo. Il regista è uno dei più eclettici e interessanti della Serbia di oggi, noto per “Enklava / Enclave” (2015, vincitore del Bergamo Film Meeting) e “Pileci izbori” e i documentari “Uz Fidela do kraja / Con Fidel” o “Hitna pomoć”. Con le testimonianze della stessa Dravić (scomparsa lo scorso ottobre) e di molti altri, e con Svetozar Cvetković a impersonare Makavejev in alcune scene ricostruite, il film esplora la posizione dell’artista e filmmaker nella Jugoslavia socialista di quegli anni. E ricostruisce il clima sociale e politico che portò a mettere al bando il film.
Un discorso più generale sulla censura che colpì l’onda nera era già stato fatto in un altro documentario, “Zabranjeni bez zabrane – Censurati senza censura” (2007) di Dinko Tucaković e Milan Nikodijević, con Makavejev tra gli intervistati.
Dušan Makavejev è stato uno dei grandi nomi del cinema europeo, nonostante non fosse più attivo dietro la macchina da presa, gli sono stati dedicati parecchi omaggi dai festival e nel 2004 è stato giurato della Mostra del cinema di Venezia. Tra gli altri suoi titoli vanno ricordati: “Nevinost bez zastite – Innocenza senza protezione” (1968), “Montenegro Tango” (1981), “Coca Cola Kid” (1985), “Sweet Movie” (1974), “W.R. Misterije Organizma” (1971), “Ljubavni slučaj ili tragedija službenice P.T.T. – Un affare di cuore” (1967) e “Manifesto” (1987).