A Sofia i boss contro l’Unione Europea
Certo è che se la Bulgaria entrasse nell’Unione europea i gruppi criminali perderebbero almeno parte della loro impunità. E così la strada verso l’Europa è segnata non solo da tagli e sacrifici ma anche da pallottole.
Tutti i quotidiani bulgari hanno dato ampio spazio a tre sparatorie avvenute negli ultimi giorni a Sofia. Risultati feriti tra gli altri l’ex- Presidente della Federazione bulgara di Wrestling e Dimitar Dzhamov, ex-dirigente della compagnia di assicurazioni Zora Ins. Dzhamov già da tempo conosciuto dalla polizia bulgara è considerato uno dei padri fondatori di quei gruppi criminali controllati dai cosiddetti "lottatori", in maggior parte ex atleti ed ex poliziotti segreti. Lavorava con Ivan Iliev che aveva fondato molte compagnie di sicurezza e venne ucciso nel 1995 in circostanze poco chiare. Queste cosiddette "società di sicurezza" richiedevano pagamenti da coloro i proteggevano altrimenti …. erano loro stesse a minacciare ritorsioni.
In una successiva sparatoria è stato ferito Alexei Petrov, ex-ufficiale del dipartimento antit[]itsmo del Ministero degli interni.
Boiko Borissov, Segretario generale del Ministero degli interni ha dichiarato alla stampa che a suo avviso le sparatorie erano volte a destabilizzare il Governo. "Ci sono gruppi di potere che non vogliono che la Bulgaria entri nell’Unione europea" ha dichiarato quest’ultimo affermando poi rivolgendosi direttamente ai giornalisti "chiamate queste persone uomini d’affari e poi mi ponete domande sulla guerra tra gang. Occorre essere onesti e chiamere le cose per il loro nome" ("24 chassa", 18 August). Borissov ritiene inoltre che la recrudescenza della violenza nella capitale sia fortemente legata alle recenti operazioni anti-droga del Ministero degli interni.
Lo scorso fine settimana infatti la polizia ha arrestato più di 502 persone accusate di essere coinvolte in spaccio di stupefacenti. Rinvenute inoltre grandi quantità di droga, armi ed auto rubate. La polizia ha portato avanti questa operazione con il diretto sostegno del Presidente bulgaro Paravanov, del Primo ministro Simeon Saxe-Coburg e del Procuratore generale Nikola Filchev.
"Più di 100 "giocatori" si contenderanno ora il mercato della droga" commentava il quotidiano Dnevnik che citava anche Edvin Sugarev, vice-Presidente dell’Unione delle Forze Democratiche, partito attualmente all’opposizione, che negli scorsi giorni ha affermato che "la situazione attuale assomiglia a quella del 1993-1994 e sembra si stia svolgendo una guerra tra gang rivali". Ma Vladimir Donchev, Presidente di una Commissione parlamentare sull’ordine pubblico, non sembra avere la stessa opinione. "Una sparatoria tra alcuni gruppi rivali non significa si stia scatenando una guerra tra clan. Quello che è avvenuto in questi giorni è con tutta probabilità una risposta all’azione portata avanti dalle autorità bulgare sostenute dalla Comunità Internazionale contro il commercio di stupefacenti".
Tutti hanno comunque paura di un ritorno all’insicurezza degli anni passati. I sondaggi sottolineano che la popolazione ha molta più fiducia nelle Istituzioni e nel Ministero degli interni ma brutti ceffi con colli grossi e muscoli pompati continuano a girare per le strade della capitale con una totale insolenza ed impunità. E questo non fa che sottolineare la crisi della sicurezza e del sistema giudiziario bulgaro.