A caccia di soluzioni

Le notizie trapelate a gennaio sulla complessa bozza di Strategia per il Kosovo del Nord, elaborata dall’ICO, hanno suscitato forti reazioni. Per i serbi è solo un tentativo di ridare vita al piano Ahtisaari

24/02/2010, Tatjana Lazarević - Mitrovica

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Toni Blay/flickr

A gennaio le notizie trapelate sulla bozza della Strategia per il Kosovo del Nord elaborata dall’Ufficio Civile Internazionale (ICO) ha occupato le prime pagine dei giornali serbi e albanesi, suscitando forti reazioni.

Le tensioni sono state in seguito alimentate dalla dichiarazione di Jakup Krasniqi, presidente dell’Assemblea del Kosovo, sulla possibile secessione dei tre principali comuni albanesi dalla Serbia nel caso in cui i serbi del Kosovo del Nord scelgano la separazione, e dal ferimento di un poliziotto albanese per via di una bomba nell’auto dell’agente nel Sud del Kosovo.

La notizia sulla strategia è trapelata in un momento piuttosto scomodo per l’ICO, che è ancora in fase di assestamento. La possibilità di una sua eventuale attuazione, vissuta come potenziale rischio, ha catturato l’attenzione dei serbi del Kosovo del Nord, fortemente contrari alla propria integrazione nel sistema amministrativo kosovaro.

"Tale situazione all’interno delle strutture dell’UE a Pristina lascia intendere che c’è disaccordo sull’utilità della strategia", ha riferito ad Osservatorio una fonte internazionale in Kosovo che ha preferito rimanere anonima.

Si dice che i Paesi del "QUINT" (Usa, Regno Unito, Francia, Germania e Italia) siano ormai stanchi dello status quo nel Nord. Alcuni di loro avrebbero quindi deciso di spingere verso questo "ambizioso piano di integrazione" e altri, nel caso in cui questo non abbia successo, sarebbero pronti ad accettare la partizione.

Le 27 raccomandazioni della strategia prevedono la creazione del nuovo comune di Mitrovica Nord entro la fine del 2010, l’insediamento di nuove amministrazioni nelle altre tre municipalità settentrionali, il supporto a "leader moderati pronti a collaborare con il governo del Kosovo", e la creazione di una "EU House" nel Nord con una maggiore presenza dell’EULEX. Più avanti il documento prevede anche l’"emarginazione" delle istituzioni di Belgrado e la "chiusura" dell’amministrazione UNMIK a Mitrovica.

La strategia delineata tuttavia non sembra molto diversa da un nuovo tentativo di applicare il Piano Athisaari del 2007 nel Kosovo del Nord, già respinto allora dai serbi.

I leader serbi del Kosovo e i funzionari di Belgrado hanno respinto con forza la strategia all’unanimità, avvertendo su eventuali rischi per la sicurezza della regione. Per una volta, comunque, la missione ICO è riuscita ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica serba, fino ad oggi attenta soprattutto alle mosse di EULEX.

Il ministro degli esteri serbo Vuk Jeremić, ha recentemente definito l’ICO "un’associazione illegale" su un media serbo locale, aggiungendo che l’ICO sta tentando disperatamente di riportare in vita il piano di Ahtisaari.

L’ex rappresentante UNMIK nel nord del Kosovo, Gerard Gallucci, ha scritto nel suo blog (http://outsidewallsblogspot.com/2010/02/kosovo-gunboat-diplomacy-and.html) che "il piano per il nord apparentemente faceva affidamento su una Serbia disposta ad accettare in silenzio le azioni di EULEX e ICO (sotto le spoglie della "EU House") volte ad estendere la sovranità di Pristina".

Per un lettore medio del nord del Kosovo la strategia, presentata in due pagine, appare piuttosto confusa perché ci si trova di fronte alla creazione di ben undici nuovi enti che dovrebbero occuparsi di Mitrovica e delle altre tre municipalità del Nord, supportati da ICO, EULEX e governo kosovaro.

Nel frattempo, è stato istituito un Preparation Team for Mitrovica (PMT), organo temporaneo e multietnico di 14 membri, il cui compito includerebbe le preparazioni tecniche per le elezioni e la creazione della nuova municipalità.

Tra i diciannove membri inizialmente selezionati, cinque si sono tirati indietro prima di firmare il contratto, e si potrebbero verificare ancora più rinunce a causa dell’atteggiamento negativo dell’opinione pubblica sulle loro nomine. I nomi delle persone scelte non sono ancora stati resi noti.

Il portavoce dell’ICO Andy Mc Guffie ha raccontato a Osservatorio che, come da procedura amministrativa abituale, i nomi sarebbero stati pubblicati presto sulla Gazzetta Ufficiale del Kosovo e sul sito web dell’ICO. Tuttavia questo potrebbe anche non succedere, per evitare loro la generale condanna dell’opinione pubblica a nord dell’Ibar.

La prima fase prevede anche la creazione di un Local Community Office che, oltre ai soliti compiti amministrativi, faciliterebbe anche l’ingresso dello staff del MPT che potrebbe provvisoriamente lavorare nel quartiere di Bošnjačka Mahala.

Il passo successivo riguarda la creazione del Mitrovica Advisory Board, un ente (anche questo provvisorio) formato da "influenti leader politici", sostenuti dall’UE e considerati "leader politici fondamentali a Mitrovica Nord". Tali leader sono designati dal ministero del Governo Locale del Kosovo e dovrebbero poi candidarsi alle prossime elezioni locali. Per convincerli, sul piatto ci sarebbe il controllo degli investimenti di Pristina nel nord del Kosovo. Altri Advisory Board verranno creati anche nelle altre tre municipalità settentrionali.

Alla creazione di una municipalità di Mitrovica nord seguirebbero poi quella di un Joint Board for Mitrovica South and North e una Commissione Universitaria Indipendente di Mitrovica impegnata sulla questione dell’attuale Università serba a Mitrovica, qui spostata da Pristina dopo il conflitto del 1999.

Per quanto riguarda Pristina, il Governo del Kosovo dovrebbe creare un Gruppo di lavoro con sede nella capitale per focalizzare l’attenzione sulle politiche e aumentare le risorse assegnate per il nord, mentre i rappresentanti principali a livello internazionale dovrebbero creare un Political Board per il Kosovo del nord, parallelamente alla EU House.

"Questo ampio numero di organizzazioni, commissioni e gruppi mi causa parecchi problemi come giornalista, perché è molto difficile per me informare gli ascoltatori sulle funzioni e gli scopi di questi enti", afferma la corrispondente della BBC in Kosovo Tanja Vujisić.

"Non è inspiegabile il fatto che per anni molte organizzazioni e missioni con risorse finanziarie significative in Kosovo non abbiano raggiunto alcun risultato sul campo. Invece di concentrarsi sugli obiettivi, che a parole rappresentano il loro scopo principale (miglioramento del livello di vita, decentramento e integrazione dei serbi nelle istituzioni del Kosovo), tutto resta incompiuto, e non riescono a conseguire risultati concreti", afferma la Vujisić, aggiungendo che le date originali della Strategia fissate per le attività sono state già posticipate.

"Per conseguire una strategia realizzabile, non basta avere buoni propositi. Bisogna basarsi su ricerche sul campo accurate e sulla comprensione reciproca con la comunità locale e, se necessario, con il governo che questa riconosce come legittimo", afferma Miloš Jakšić, 33 anni, di Mitrovica nord.

"Tali progetti sono costosi e se non vengono promossi in modo adeguato, sono solo soldi buttati e risorse sprecate, e si rischia addirittura di arrivare all’uso della violenza. Abbiamo avuto molte strategie per il nord del Kosovo, ma le uniche in grado di sopravvivere sono state quelle che consideravano i bisogni dei serbi in Kosovo". Miloš, come altri abitanti di Mitrovica, crede che questa strategia potrebbe essere presto abbandonata in quanto non tiene in considerazione le esigenze dei serbi.

L’ex funzionario ONU Gallucci ha dichiarato ad Osservatorio che la lezione imparata durante la permanenza nel Nord "è l’importanza vitale di non cercare di cambiare con la forza o di imporre risultati politici, ma di concentrarsi sul mantenimento della pace con questioni pratiche che aprano al dialogo".

"Sembra che l’UE non abbia un ‘piano B’ ad eccezione forse di continuare a fare pressione su Belgrado e sui serbi del nord del Kosovo per trovare qualcuno disposto ad avere a che fare con loro. L’obiettivo per l’UE e gli USA sembra essere quello di evitare di ammettere che il problema del nord non può essere risolto senza ulteriori negoziati", ha sottolineato Gallucci.

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