8 marzo, riprendiamoci la tecnologia

Il fidanzato le aveva chiesto di dimostrargli il suo amore e di farsi fotografare nuda. Inizia così la storia di cyberstalking che ha per vittima una ragazzina sedicenne di Tuzla. Le foto della giovane vengono postate su Facebook e in poco tempo fanno il giro della scuola, della cittadina, … del mondo. Si sa, un video o delle foto di pornovendetta una volta online sono destinati a diffondersi rapidamente.

La denuncia di questa violenza è raffigurata con un punto rosso su una mappa nel sito Take Back The Tech  (Riprendiamoci la tecnologia) dove sono raccolti e monitorati atti di violenza contro le donne. Molti sono i puntini rossi sulla mappa della Bosnia Erzegovina, grazie al lavoro di sensibilizzazione di OneWorldsee che è tra i partner del progetto. 

Take Back The Tech nasce infatti nel 2005 per  promuovere l’uso creativo e consapevole della tecnologia da parte di donne e ragazze e ora centinaia di attiviste in più di trenta paesi usano internet, cellulari, radio per organizzare azioni e denunciare la violenza di genere.

La violenza contro le donne tramite l’uso della tecnologia sta crescendo. Le molestie online, cyberstalking, invasione della privacy e in particolare per le giovani donne la diffusione di foto o video a sfondo sessuale, possono causare danni psicologici ed emotivi molto gravi. Si tratta di vera e propria violenza tecnologica.

In questi giorni di "Riprendiamoci la tecnologia" si parla anche alle Nazioni Unite. Il progetto è infatti incluso nel programma della 57° Commissione sulla condizione delle donne in corso al Palazzo di Vetro dal 4 al 15 marzo e che si può seguire su Twitter con l’hashtag #CSW57

 

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Brevi

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