Il conflitto Israele-Iran per Armenia e Azerbaijan

Due paesi sono particolarmente esposti al conflitto Israele-Iran: Armenia e Azerbaijan. Entrambi confinanti con l’Iran, entrambi con intense relazioni con quest’ultimo, ed entrambi con numerose minoranze che vi risiedono. Un’analisi dei rapporti e delle conseguenze del conflitto

19/06/2025, Marilisa Lorusso -

Il-conflitto-Israele-Iran-per-Armenia-e-Azerbaijan

Bandiera israelina e bandiera iraniana - © Andy.LIU/SHutterstock

Il conflitto Israele-Iran sta rimodellando le dinamiche di sicurezza regionale nel Caucaso meridionale, con un impatto significativo sulle valutazioni rispetto alla propria sicurezza nazionale sia per l’Azerbaijan che per l’Armenia.

Nonostante i passati scontri politici con Teheran, l’Azerbaijan ha a lungo cercato di bilanciare le sue relazioni strategiche tra le potenze regionali concorrenti tra cui Iran, Russia, Israele e Stati Uniti.

Il presidente Ilham Aliyev ha costantemente ribadito la politica di non allineamento del paese, affermando che il territorio azero non sarebbe mai stato utilizzato come da campo di battaglia per le potenze regionali o globali.

La prospettiva di sicurezza dell’Armenia è segnata dalla preoccupazione di perdere un attore regionale, l’Iran, che più di chiunque altro si è speso per la garanzia di integrità territoriale armena.

Yerevan teme anche che l’Azerbaijan possa sfruttare il confronto Iran-Israele come copertura per una nuova aggressione. Il Comitato Nazionale Armeno d’America (ANCA) ha avvertito che l’Azerbaijan potrebbe imitare schemi passati – come gli attacchi durante la pandemia di COVID-19 o la guerra in Ucraina – per innescare un conflitto, distogliendo l’attenzione globale.

La situazione è ulteriormente complicata dalla presenza delle numerose diaspore armene e azere, con varie persone che si sono trovate in difficoltà per via dei voli civili dirottati a causa degli attacchi israeliani contro l’Iran.

Questo conflitto ha esposto armeni e azeri gli uni agli altri in una forma inedita. I passeggeri armeni, inclusi cittadini russi di origine armena, si sono allarmati quando i voli dirottati sono atterrati a Baku, considerati i precedenti dell’Azerbaijan in materia di detenzione di armeni.

L’Unione degli armeni di Russia ha chiesto a Mosca di garantire la loro protezione, mentre le autorità armene sono intervenute in seguito all’arrivo inaspettato di cittadini azerbaijani a Yerevan.

Queste vulnerabilità dimostrano come le popolazioni della diaspora diventino vittime involontarie di disordini geopolitici e conflitti.

Il clima attuale solleva timori di ricadute regionali e di una ripresa della guerra. Gli armeni americani hanno esortato gli Stati Uniti a impedire qualsiasi sfruttamento della crisi da parte di Azerbaijan e Turchia.

Un’ulteriore escalation potrebbe destabilizzare la regione e mettere a repentaglio gli sforzi di lunga data per una pace giusta e duratura nel Caucaso meridionale.

L’Iran per l’Armenia

Nel 2025, le relazioni ad alto livello tra Armenia e Iran si sono intensificate, sostenute da una idee condivise su come si dovrebbe sviluppare e garantire la connettività e la sovranità regionale.

Il 14 giugno, l’ambasciatore iraniano in Armenia, Mehdi Sobhani, si è rivolto ai media a Yerevan, confermando il sostegno di Teheran all’Armenia in questioni come il corridoio dello Zangezur e ribadendo che le frontiere tra Armenia e Iran devono essere gestite dalle guardie di frontiera armene, non da quelle di paesi terzi. Per entrambi i paesi quello è un confine storico, più che millenario, e per entrambi un salvacondotto intoccabile.

A marzo c’è stato il viaggio ufficiale del ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi a Yerevan, incentrato sull’approfondimento diplomatico e sui rapporti economici. Successivamente, il Segretario del Consiglio di Sicurezza armeno Armen Grigoryan, ha partecipato al “Forum di dialogo di Teheran 2025” e ha incontrato i massimi funzionari iraniani, tra cui il Presidente Masoud Pezeshkian e il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale Ali Akbar Ahmadian, il 19 maggio scorso.

Anche il ministro della Difesa iraniano Aziz Nasirzadeh ha visitato Yerevan intorno al 20 maggio scorso, ribadendo la ferma opposizione dell’Iran a qualsiasi modifica dei confini – un riferimento diretto alle ambizioni dell’Azerbaijan – e riaffermando il rispetto per la sovranità territoriale armena.

Ali Akbar Velayati, consigliere della Guida Suprema dell’Iran, ha pubblicamente elogiato l’assertività di Teheran nel contesto delle tensioni del Corridoio di Zangezur in un’intervista del 10 giugno, sottolineando la forza storica dell’Iran e mettendo in guardia contro i piani di modifica del corridoio che minacciano la connettività tra Armenia e Iran.

Nel complesso, il 2025 ha visto una serie di gesti diplomatici che hanno sottolineato la posizione coerente dell’Iran: sostegno all’integrità territoriale dell’Armenia, resistenza ai progetti infrastrutturali regionali percepiti come minaccia e volontà di impegnarsi in sforzi di rafforzamento dei legami reciproci Yerevan-Teheran.

Nikol Pashinyan - © Asatur YesayantsSHutterstock

Nikol Pashinyan – © Asatur YesayantsSHutterstock

La reazione armena

I funzionari armeni hanno prontamente reagito all’esplosione del conflitto. Il primo ministro Nikol Pashinyan, intervenendo al GLOBSEC 2025, ha condannato l’attacco israeliano contro l’Iran, avvertendo che mette a repentaglio la fragile stabilità nella regione: “Vorrei esprimere la nostra preoccupazione e condanna in relazione all’ultima azione di Israele… Mette in discussione la fragile stabilità che abbiamo nella regione”.

Allo stesso modo, il Ministero degli Esteri armeno ha definito l’attacco come unilaterale, profondamente preoccupante e minaccia per la pace sia a livello regionale che globale.

Il ministro degli Esteri Ararat Mirzoyan ha tenuto colloqui urgenti con il presidente iraniano Abbas Araghchi, sottolineando la necessità di gestire il rischio regionale ed evitare un’escalation.

Il Segretario del Consiglio di Sicurezza Armen Grigoryan ha ribadito questo concetto al forum APRI-2025, definendo gli attacchi una violazione dell’integrità territoriale dell’Iran e mettendo in guardia sui loro effetti sull’Armenia.

In quanto paese transfrontaliero, l’Armenia sta utilizzando il confine per favorire lo sfollamento dei proprio connazionali, ma anche quelli di paesi alleati . Più di un centinaio di indiani hanno preso la via della fuga dall’Iran e sono riparati in Armenia.

C’è poi l’allerta nucleare. A seguito degli attacchi israeliani contro i siti nucleari iraniani, l’Armenia ha inviato esperti in materia di radiazioni nella provincia di Syunik, coprendo le aree di Meghri, Agarak e Kajaran.

Il Centro Scientifico-Tecnico per la Sicurezza Nucleare e delle Radiazioni non ha per ora riscontrato alcun aumento delle radiazioni di fondo naturali, affermando che è in corso un monitoraggio continuo.

Israele e Azerbaijan, e il suo ruolo di mediatore

Le relazioni israelo-azerbaijane si sono notevolmente approfondite negli ultimi anni, riflettendo un allineamento strategico che abbraccia difesa, energia, diplomazia e mediazione regionale.

Nel 2025 l’assistente del Presidente dell’Azerbaijan Hikmet Hajiyev ha incontrato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme. I funzionari hanno descritto i colloqui come un momento di svolta per il rafforzamento di solidi legami bilaterali.

Questo incontro ad alto livello ha fatto seguito a mesi di attività diplomatiche, tra cui una lettera del 28 aprile del presidente Ilham Aliyev al presidente israeliano Isaac Herzog, in occasione del Giorno dell’indipendenza di Israele, e una visita programmata, sebbene rinviata, di Netanyahu a Baku all’inizio di maggio.

In questo caso si è messa di traverso la Turchia, che non avrebbe consentito a Netanyahu di sorvolare sul proprio territorio, a riprova delle diverse posizione dei due partner strategici verso Israele.

Il ministro dell’Economia azerbaijano Mikayil Jabbarov ha visitato Israele ad aprile, e il viaggio del ministro della Difesa Zakir Hasanov ha incluso incontri con il ministro della Difesa israeliano Israel Katz e il capo di Stato Maggiore delle IDF, tenente generale Eyal Zamir.

Queste interazioni hanno evidenziato non solo la cooperazione militare, ma anche il ruolo geopolitico dell’Azerbaijan come mediatore.

I media israeliani hanno riferito che Baku ha ospitato i colloqui turco-israeliani all’inizio di maggio. L’Azerbaijan ha svolto un ruolo modesto ma di grande impatto nelle relazioni tra Turchia e Israele, in particolare come interlocutore di fiducia in periodi di tensione.

Nel 2023 Baku ha contribuito a mediare il primo processo di riconciliazione tra Turchia e Israele dopo anni di relazioni tese. Il suo equilibrio diplomatico – offrire energia a Israele tramite oleodotti mantenendo al contempo i legami culturali e storici con la Turchia, nonché una partnership strategica che non ha eguali nella regione – gli ha permesso di mantenere aperte le comunicazioni anche in periodi di forte polarizzazione.

Baku ha ospitato nuovi round di mediazione nel maggio 2025, con funzionari israeliani che cercavano di risolvere il conflitto in Siria, dove sia Israele che la Turchia detengono zone di influenza.

La posizione neutrale e la leva diplomatica dell’Azerbaijan gli hanno permesso di facilitare discussioni, in particolare per quanto riguarda il dispiegamento di armi strategiche e la presenza di attori ostili vicino ai confini israeliani.

L’Azerbaijan nella nuova guerra

Alla luce delle recenti azioni militari di Israele contro l’Iran, l’Azerbaijan è stato oggetto di speculazioni sul suo potenziale coinvolgimento. Baku ha categoricamente smentito queste voci.

Il 13 giugno, l’assistente del presidente Aliyev, Hikmet Hajiyev, ha dichiarato che le affermazioni secondo cui l’Azerbaijan avrebbe reclutato azeri in Iran come agenti al servizio di Israele erano completamente infondate e inventate. Ha definito tali notizie come disinformazione volta a destabilizzare la reputazione dell’Azerbaijan e ad alimentare tensioni etniche in una regione altamente sensibile.

Inoltre, il ministro degli Esteri Jeyhun Bayramov ha ribadito il 14 giugno scorso che nessun Paese può utilizzare il territorio dell’Azerbaijan contro un Paese terzo, incluso il vicino e amico Iran.

Queste smentite fanno parte di un più ampio sforzo diplomatico per affermare la neutralità dell’Azerbaijan e prendere le distanze dalle accuse di coinvolgimento diretto nelle operazioni israeliane.

I funzionari azeri sono pienamente consapevoli del delicato equilibrio necessario per mantenere partnership strategiche con Israele ed evitare provocazioni nei confronti dell’Iran, un vicino potente con una relazione complessa con Baku.

Come stato frontaliero, e che detiene un legame anche etno-culturale con l’importante minoranza azera in Iran, Baku si deve muovere con estrema cautela. Per la prima volta dalla pandemia, l’Azerbaijan ha riaperto il confine via terra con l’Iran per favorire lo sfollamento dei cittadini azeri in fuga dalla guerra.

Ilham Aliyev - © Drop of Light/Shutterstock

Ilham Aliyev – © Drop of Light/Shutterstock

Azerbaijan e Iran

L’Azerbaijan e l’Iran hanno avuto una serie di incontri diplomatici ad alto livello nel 2025, segnando un significativo disgelo nelle relazioni bilaterali.

All’inizio di febbraio, l’assistente presidenziale azero Hikmet Hajiyev ha visitato Teheran e ha incontrato il presidente Masoud Pezeshkian, il ministro degli Esteri Abbas Araghchi e altri alti funzionari.

Il presidente iraniano Pezeshkian ha ricambiato con una visita ufficiale a Baku ad aprile, durante la quale è stato firmato un piano strategico completo che definisce il quadro per un’intensificazione della collaborazione bilaterale.

In precedenza, il vice primo ministro azero Shahin Mustafayev ha incontrato la sua controparte iraniana Farzaneh Sadegh a Teheran per la sedicesima Commissione economica congiunta. Anche il primo ministro azero Ali Asadov si è recato in Iran, dove ha incontrato il primo vicepresidente Mohammad Reza Aref e il presidente Pezeshkian.

Queste visite rientrano in una dinamica regionale più ampia, che comprende i colloqui trilaterali pianificati tra Iran, Azerbaijan e Russia.

Un pilastro del recente slancio diplomatico è lo sviluppo del Corridoio di Trasporto Internazionale Nord-Sud, una rotta strategica che collega la Russia all’Oceano Indiano attraverso l’Iran e l’Azerbaijan.

I due Paesi hanno partecipato al 3° Forum Economico del Caspio insieme a Russia, Kazakistan e Turkmenistan, sottolineando il loro impegno per la connettività regionale.

Inoltre, l’Azerbaijan sta portando avanti progetti che migliorano il coordinamento nei settori doganale, energetico e dei trasporti, in parte per ridurre la dipendenza da corridoi politicamente sensibili.

Durante la Commissione Economica Congiunta di gennaio, l’Azerbaijan e l’Iran hanno firmato un Piano di Cooperazione Strategica per l’implementazione e la gestione del Terminal di Astara, un hub cruciale per il transito merci.

Parallelamente, sono stati compiuti progressi nella costruzione di un ponte sul fiume Araz ad Aghbend, facilitando nuovi collegamenti stradali e ferroviari tra lo Zangezur e il Nakhchivan attraverso il territorio iraniano.

Questi progetti infrastrutturali fanno parte della più ampia strategia dell’Azerbaijan per consolidare il suo status di Paese di transito chiave nelle reti commerciali eurasiatiche, cosa che la crisi in corso rischia di minare.

I rapporti, precedentemente tesi, tra Baku e Teheran hanno raggiunto un punto di svolta con la risoluzione dell’attacco all’ambasciata azera di Teheran del 2023.

Nel gennaio 2025, l’Iran ha estradato in Azerbaijan Farid Safarli, un detenuto collegato al caso. Il 22 febbraio, l’aggressore, Yasin Hosseinzadeh, è ​​stato giustiziato dopo la conferma della sua condanna a morte da parte della Corte Suprema iraniana. Questo atto è stato accolto con favore dai funzionari azerbaijani e dalla famiglia della vittima.

In un passo simbolico verso la riconciliazione, i due Paesi hanno avviato le loro prime esercitazioni militari congiunte, “Araz-2025”, tenutesi nei territori liberati dell’Azerbaijan, a ulteriore dimostrazione dell’evoluzione del partenariato strategico.

Questo, però, accadeva prima che la regione venisse stravolta da una nuova guerra che mette a repentaglio fortissimi interessi azeri e costringe il paese a un equilibrismo diplomatico simile a quello in cui si trova verso il conflitto in Ucraina.