Un’arma a doppio taglio: il boom delle crociere nell’Adriatico
La scacchiera su cui si gioca il futuro delle crociere nel mare Adriatico ha sempre più caselle. Sono i porti che ambiscono a nuove tappe, per proprio guadagno ma anche a proprio rischio. Con i suoi progetti interregionali, l’Unione Europea prova ad aiutarli da tempi non sospetti

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Grandi navi nel porto di Durazzo, Albania © Amfora Media
Croce e delizia. Per il mare Adriatico, le navi che lo attraversano a tappe con le loro pance sazie di turisti sono una fortuna, ma anche una sfortuna. Dipende dal punto di vista e, prima ancora, da chi ne gestisce la circolazione e come.
L’unica certezza è che questo fenomeno non ha alcuna intenzione di scomparire, ma solo di ridistribuire il proprio impatto a ciclo continuo, stagione dopo stagione. I porti che ambiscono a comparire tra le tappe preferite dei crocieristi, si trovano di fronte a una sfida, quella di far convivere la loro nuova ambizione con la loro tradizionale natura di località storiche e naturali da proteggere. Ambiente e società locali non devono subirne la presenza e per fare in modo che non accada non è rimasto ancora molto tempo.
Secondo “Risposte Turismo ”, solo nel bacino Adriatico quest’anno le toccate nave da crociera aumenteranno di quasi il 6% rispetto al 2024, e i passeggeri di circa il 4%. Nel triennio 2024/2026 gli investimenti previsti per attirarne altri sfiorerebbero i 400 milioni di euro: i porti che li accoglieranno non hanno più molto spazio di manovra per evitare che la loro affluenza non porti danni ma guadagni.
Bar e Sarandа, nuove stelle dell’Adriatico
A scommettere sul turismo delle crociere sono sia le amministrazioni pubbliche che gli imprenditori privati, supportati dagli operatori del settore. Dominano quelli internazionali, soliti distribuire la maggior parte di flussi di denaro e passeggeri solo su una ventina di porti in tutto l’Adriatico. Sono quasi sempre i soliti noti, ma ultimamente spuntano delle new entry promettenti e, per certi versi, inaspettate come Bar in Montenegro (+203% passeggeri rispetto al 2024) e Sarandа in Albania (+260%).
In particolare quest’ultima, sembra la tappa destinata a scombinare maggiormente le geografie delle crociere e i piani di chi le opera e finanzia. Guardando le cifre storiche, pochi ci scommetterebbero: dal 2022 al 2024 il numero di crociere passate da questo piccolo porto sono sempre poco più di 30.
Mettendoci piede di persona, però, la percezione cambia e si finisce per dar ragione alla responsabile comunicazioni del Ministero del Turismo e dell’ambiente albanese Loredana Sulaj quando parla di “considerevole aumento di turisti, soprattutto da Francia, Belgio, Germania, Inghilterra e Spagna”.
Sulaj cita Saranda come stella nascente, ma racconta di un miglioramento generale che collega direttamente “allo sviluppo e al miglioramento dell’infrastruttura turistica e alla promozione delle attività economiche nella regione”. Più crociere secondo il Ministero significa automaticamente “più permanenze di turisti nei nostri porti e maggiori entrate per il settore”, ma Sulaj nell’affermarlo mette le mani avanti, sottolineando la necessità di “misure sostenibili ed efficaci che proteggano l’ambiente assicurino benefici anche all’ecosistema e alle comunità locali”.
Per scriverla nel miglior modo possibile la sua “Strategia del Turismo 2024-2030”, per inquadrare con maggiore precisione quello da crociere, l’Albania ha incluso alcune iniziative ad hoc, in collaborazione con INSTAT. Sia sul piano economico che ambientale, mira a ottimizzarne l’impatto a livello nazionale, regionale e locale partendo dai dati. Quelli attuali, per esempio, suggeriscono di focalizzare l’attenzione sul porto di Durazzo, visto che dal 2023 al 2024 le navi da crociera passate da lì sono triplicate.
La vertiginosa crescita registrata negli ultimi anni ha inoltre preteso la modernizzazione del terminal passeggeri dove, secondo l’Autorità Portuale, in media già vi transitano oltre 820 mila passeggeri ogni anno, assieme a 96 mila autoveicoli, 4,07 milioni di tonnellate di merci e oltre 145.000 container. Resta comunque difficile immaginare cosa diventerà nei prossimi anni, quando prenderà forma il progetto per superyachts “Durres Yachts & Marina”.
Finanziato da Eagle Hills, società internazionale di costruzioni con sede negli Emirati Arabi Uniti, sembra destinato a trasformare l’intera città in un hub per viaggi di lusso, turisti e commercio. Un sogno per alcuni, un incubo per altri, una realtà con cui dovranno fare i conti tutti, in ogni caso, visto le procedure accelerate concesse, senza ascoltare le critiche dei perplessi. Non c’è tempo: l’amministrazione locale non vuole rischiare di vedere Durazzo superata da altri porti pronti per conquistare l’interesse di investitori, operatori e turisti da crociera.
La scommessa di Ravenna
Sempre sulla costa albanese, già quest’anno a sgomitare con Durazzo c’è Vlora Marina, a Valona, e nel 2026 sulla costa italiana ci sarà Ravenna con la sua nuova stazione marittima a Porto Corsini, un’altra scommessa che non può essere persa. Approfittando dei costi e delle fragilità della vicina Venezia, questa città mira infatti a proporsi come alternativa offrendo 5 mila metri quadrati “nuovi” e a due piani di accoglienza, con tanto di adeguamento banchine e servizi. L’Autorità portuale contribuirà con 6 milioni di euro, il resto lo mette Royal Caribbean superando i 50 milioni di euro di investimenti e mirando a superare già dall’esordio, i 400.000 passeggeri.
Per una città come Ravenna, abituata finora a gestire un massimo di 270.000 turisti da crociera distribuiti in un intero anno, tale obiettivo appare per lo meno ambizioso. Secondo Legambiente, esagerato: “il nuovo progetto rischia di far esplodere la città dal traffico, senza portare alcun beneficio alla comunità e all’ecosistema locale. Nemmeno a quello turistico” spiega Piero Bucchi.
Lui con e per Legambiente ha seguito il progetto Corsini fin dalla sua origine, quando era ancora su carta, virtuale, e non erano ancora evidenti le complicazioni che avrebbe portato. “Una intensa attività burocratica e i vari accordi istituzionali, uniti ad annunci e grandi promesse alla città, hanno gettato sabbia negli occhi ai cittadini che solo oggi iniziano a intravedere il problema di accessibilità ormai inevitabile – racconta Bucchi – Porto Corsini è un ‘cul-de-sac’ e sarà sempre peggio, tutto il traffico sarà convogliato su una sola strada già congestionata senza che le soluzioni previste siano realizzate”.
Restano su carta le opere infrastrutturali e, secondo Legambiente, anche il promesso impatto sul turismo e sul commercio locali. “Le statistiche sul flusso di passeggeri sono fuorvianti: quando si parla di navi da crociere, la maggior parte viene dirottata su Venezia, Comacchio, Maranello e San Marino tramite escursioni vendute a bordo e nel territorio limitrofo, nel raggio di 7 chilometri, non arriva praticamente niente” afferma Bucchi.
Secondo alcuni operatori locali le aspettative sono state disattese già in passato e non ci sarebbe alcun elemento per credere che qualcosa cambierà. “Per portare i passeggeri delle crociere nei ristoranti e nei negozi locali nulla è stato fatto di concreto – spiegano alcuni ristoratori – diamo per scontato che transiteranno davanti alle nostre vetrine, senza nemmeno gettarvi un occhio, con la fretta di chi ha poche ore da spendere a terra e un fitto programma già pagato da rispettare”.
LOCATION per nuove location
Nel giro di un paio di anni i numeri diranno se il punto di vista degli ambientalisti e degli operatori locali di Ravenna è apocalittico o realistico. Già da ora la loro voce può essere utile come alert per le future Ravenna di tutto l’Adriatico, per Durazzo e non solo. L’aumento irrefrenabile di navi da crociera non riguarda solo chi ci sale a bordo o chi ci guadagna: è una questione che impatta anche su chi lo gestisce o che rischia di subirlo.
Perché lo possa fare in modo positivo, l’Unione europea già da anni ha avviato diversi progetti interregionali che trasformino il turismo anche crocieristico in un driver equo per il territorio e magari anche un’opportunità di transizione verde e sociale. Un esempio tra tutti è il progetto LOCATION , finanziato con fondi di coesione Ue, che dal 2014 al 2020, in tempi non troppo sospetti, ha provato a minimizzarne l’impatto ambientale nei porti di Lisbona, Malaga, Trieste, Fiume, Zara, e anche di Ravenna e Durazzo.
Con oltre tre milioni di euro e circa 40 misure per l’incremento dei benefici economici per le comunità costiere locali, questo progetto porta il merito di aver capito subito come non poteva essere trascurata la fragilità urbana delle città portuali future mete di crociera.
Non l’ha sempre risolta, a volte non l’ha nemmeno intaccata, ma gli va riconosciuto il merito di aver messo l’attenzione su un aspetto critico che si rischia tuttora di trascurare, o di non voler affrontare. Ha invitato tutti i porti ad abbracciare una visione a lungo termine, qualcuno lo ha fatto, altri meno, ma non si può dire che non siano stati avvisati in tempo e vedremo se faranno tesoro di quanto imparato ai tempi, ora che è il momento
A questo articolo ha collaborato Erjola Azizolli di Amfora.al
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "Cohesion4Climate" cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.













