Maia Sandu: al lavoro per una Moldova libera e democratica
Un’intervista collettiva con la presidente della Moldova, passando in rassegna i suoi punti di vista sull’Ucraina, le interferenze russe, l’adesione della Moldova all’UE, la riforma della giustizia e la sicurezza energetica

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Maia Sandu - © Dan Morar/Shutterstock
Una lunga conversazione con la presidente della Moldova Maia Sandu, riconfermata alla guida del Paese lo scorso anno. Hanno partecipato per conto di PULSE – l’iniziativa europea per le collaborazioni giornalistiche coordinata da OBCT – Fabian Sommavilla, giornalista della testata austriaca Der Standard, e András Németh, che scrive per la testata ungherese HVG.
Anche se a incontrare fisicamente Sandu nel palazzo presidenziale di Chisinau il 3 luglio sono stati Fabian e András, durante la visita le hanno posto domande condivise anche da altri partner PULSE. Quello che segue è un estratto delle affermazioni più significative fatte da Sandu nel corso dell’incontro.
E’ soddisfatta dei progressi compiuti finora dalla Moldova verso l’adesione all’Unione europea?
Come sapete, abbiamo fissato al 2030 l’orizzonte per il nostro ingresso nell’UE. Ci stiamo lavorando molto duramente, e in questo sforzo finora abbiamo ricevuto piena collaborazione dalle istituzioni europee e il sostegno degli Stati membri.
Riteniamo di poter concludere la fase di screening entro settembre, poi vorremmo aprire i negoziati non appena possibile. Crediamo che sia la Moldova che l’Ucraina abbiano rispettato gli impegni assunti: siamo pronti, speriamo che la Commissione e gli Stati membri decidano di procedere presto coi negoziati veri e propri.
Ritiene realistico che la Moldova possa entrare nell’UE nel 2030?
Assolutamente sì. Faremo del nostro meglio. Negli ultimi tre anni abbiamo dimostrato di avere la capacità tecnica e la volontà politica necessarie, e speriamo che la stessa forte volontà politica rimanga dopo le elezioni parlamentari previste per settembre.
Crediamo che sia nell’interesse di tutti i cittadini dell’UE avere la Moldova e l’Ucraina nell’Unione, perché avere una Moldova democratica e un’Ucraina democratica contribuisce a consolidare la pace e la sicurezza nel continente.
L’adesione all’UE va spesso di pari passo con l’adesione alla NATO. La Moldova attualmente è neutrale: ritiene che la neutralità rimanga un’opzione valida nello scenario attuale?
La neutralità è sancita dalla nostra Costituzione, e la maggior parte dei moldavi crede che la Moldova debba rimanere neutrale – per cui rispettiamo la volontà del popolo. Naturalmente, ci preoccupiamo di difendere la nostra sicurezza e ci stiamo impegnando per rafforzare la capacità di resistenza del nostro Paese.
A oggi, la sicurezza, la libertà e la pace della Moldova sono di fatto difese dall’Ucraina; le siamo molto grati per questo. A nostra volta, faremo tutto il possibile per assicurarci che la Russia non arrivi a controllare la Moldova e a usarla per le sue operazioni dirette contro l’Ucraina – oppure contro gli Stati dell’UE.
Potrebbe fornire altri esempi di collaborazione tra Ucraina e Moldova?
Stiamo cercando di aiutare l’Ucraina il più possibile. Oltre ad ospitare numerosi rifugiati, abbiamo avviato una cooperazione in campo energetico. Stiamo riducendo le tariffe di transito per il gas ucraino e acquistiamo energia dall’Ucraina quando è disponibile. Stiamo lavorando insieme, tra gli altri, sui corridoi di transito, sul controllo doganale, sullo scambio di informazioni sulle minacce al confine, ma anche sulla cybersicurezza e sulle questioni economiche.
In vista delle prossime elezioni parlamentari, lei ha recentemente messo in guardia contro gli sforzi di destabilizzazione portati avanti dalla Russia. Cosa teme che possa accadere?
La Russia usa un’ampia gamma di strumenti per interferire con i nostri processi politici e le nostre elezioni. Lo abbiamo visto nelle votazioni dell’anno scorso, e probabilmente lo vedremo ancora quest’anno.
La Russia finanzia in modo illegale partiti politici e campagne elettorali nel nostro Paese. Esercita ricatti su regioni come la Transnistria, per esempio interrompendo la fornitura di gas. Ci sono poi la disinformazione e gli attacchi informatici, che vediamo accadere anche tra un’elezione e l’altra. E ci sono piani per la compravendita di voti, come è successo l’anno scorso. Abbiamo le prove relative alla corruzione di 140.000 elettori, che è un numero piuttosto alto per la Moldova.
Alle scorse consultazioni agenti vicini alla Russia hanno cercato di interferire con il voto della diaspora moldava, lanciando falsi allarmi bomba in diversi seggi in giro per l’Europa solo per cercare di ridurre il numero dei votanti. Hanno pagato dei giovani per incendiare la sede del nostro Comitato elettorale centrale o automobili della polizia, così da creare un senso di caos e spaventare le persone, spingendole a votare guidate dalla paura.
I risultati del referendum e delle elezioni presidenziali del 2024 ci hanno sorpreso: secondo i sondaggi il sostegno complessivo all’adesione all’UE era molto alto, ma il referendum [sull’adesione] è passato con appena il 50,4% dei voti.
È vero. Sia prima sia dopo il referendum i sondaggi mostravano un sostegno molto più alto per l’integrazione nell’UE.
Il risultato è stato influenzato da due fenomeni. Uno è stato appunto la compravendita di voti da parte della Russia, che ha riguardato tra l’8 e il 10% delle schede.
Il secondo è stato la massiccia campagna di disinformazione sostenuta dalla Russia nei mesi precedenti il referendum. Sentendo moltissime informazioni false sull’UE, tante persone si sono spaventate. La propaganda riguardava i temi LGBT, naturalmente, ma si diceva anche l’UE avrebbe confiscato le terre, e così via. Queste narrazioni sono riuscite ad arrivare a molte persone, anche la Chiesa è stata usata massicciamente per diffonderle. Ma adesso la maggior parte delle persone capisce che si trattava di notizie false.
Le elezioni di settembre saranno un appuntamento molto importante. Cosa intendete fare per contrastare i probabili tentativi di interferenza russi?
Negli ultimi anni abbiamo lavorato duramente per aumentare la resilienza delle nostre istituzioni, ma anche per aumentare la resilienza della società.
Le istituzioni devono combattere gli attacchi informatici, devono essere in grado di identificare i canali attraverso i quali il denaro russo entra illegalmente nel Paese per finanziare campagne e partiti politici o per corrompere gli elettori.
I nostri media devono essere forti, perché per offrire ai cittadini informazioni vere abbiamo bisogno di più contenuti provenienti da media liberi.
Ma serve anche molta comunicazione sui progetti che l’UE ha sostenuto altrove e su come si vive nell’UE. Da questo punto di vista la nostra diaspora è utile: la maggior parte dei moldavi vive nei Paesi dell’UE, e quindi può spiegare ai parenti rimasti in patria qual è la situazione reale.
La Moldova consuma più energia di quanta ne produce: cosa intendete fare per ridurre la vostra dipendenza dall’estero?
Negli ultimi quattro anni abbiamo fatto molto per aumentare la nostra sicurezza energetica. Non dipendiamo più dal gas russo, tranne che per la regione della Transnistria.
Abbiamo investito nella creazione di nuove linee elettriche. Attualmente acquistiamo l’elettricità dalla Romania, ma gli elettrodotti passano ancora dalla regione della Transnistria prima di entrare in Moldova: questo significa che siamo ancora vulnerabili, perché il regime di Tiraspol, che è controllato dalla Russia, può impedire l’arrivo dell’elettricità che acquistiamo. Per questo stiamo costruendo una nuova linea che collega direttamente la Moldova alla Romania, dovrebbe essere pronta per la fine di quest’anno.
Abbiamo anche investito in modo deciso nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica. Quando siamo arrivati al potere nel 2021 solo il 3% dei nostri consumi proveniva dalle rinnovabili, mentre oggi vediamo il 20, il 30%, in alcuni giorni anche il 50% dei nostri consumi provenire dalle rinnovabili.
Certo i prezzi sono ancora alti, quindi la gente non vede ancora i risultati di questi sforzi – ma li vedrà nei prossimi anni.
Una domanda sugli affari interni. Ci sono alcune polemiche sui cambiamenti che stanno investendo il settore della giustizia, che cosa ne pensa?
Siamo nel bel mezzo della riforma del settore giudiziario, molti giudici e procuratori non ne sono contenti. Stiamo portando avanti un processo di valutazione straordinaria esterna di tutti i magistrati: un terzo dei giudici ha già lasciato il sistema e ora è il turno dei procuratori. Alcuni magistrati non volevano sottostare a questo processo e se ne sono andati spontaneamente. Ovviamente, ci sono magistrati che sarebbero felici di veder andare via il nostro governo, sperando che il prossimo governo faccia marcia indietro come promettono i partiti filorussi.
Ma non si possono ottenere risultati nella lotta alla corruzione se è il sistema stesso a essere corrotto: con giudici e pubblici ministeri corrotti non si potrà mai vedere lo stato di diritto, non si potrà mai avere giustizia per le persone.
Questo esercizio di pulizia del sistema non è facile e richiede molto tempo, ma la gente lo sostiene perché ne capisce l’importanza. Vediamo già dei risultati, i giudici e i procuratori onesti hanno finalmente voce in capitolo.
In questi giorni qui a Chișinău abbiamo assistito a una grande festa per la fine dell’anno scolastico, proprio di fronte al Parlamento. Il principale artista invitato era un rapper russo, Basta. Un sacco di giovani moldavi erano lì a celebrare un artista russo: che cosa ne pensa?
Il concerto era organizzato da un politico. Credo che le istituzioni statali dovrebbero essere più rigorose nel valutare chi può esibirsi davanti ai nostri giovani e chi no. Questo è un Paese democratico, ma è un Paese che sostiene l’Ucraina, e probabilmente la prossima volta dovremmo essere più decisi.
Molte persone in Romania sostengono l’unificazione di Romania e Moldova. Cosa pensa dell’unificazione nel lungo periodo?
Quella dell’unificazione è una questione importante, la decisione dovrà eventualmente essere presa dalla maggioranza dei cittadini. Ma se si guarda ai sondaggi odierni, questo obiettivo è sostenuto dal 30-40% della popolazione, non di più: finché non c’è una maggioranza, il problema non si pone e questo cambiamento non può accadere.
Abbiamo ottime relazioni con la Romania. La Romania è il nostro più caro amico e il più forte sostenitore del nostro ingresso nell’UE. La Romania ci ha sempre aiutato in tutte le situazioni di crisi, e stiamo lavorando intensamente insieme per integrare maggiormente le nostre infrastrutture e le nostre economie. A livello linguistico, stiamo sostenendo più persone nello studio del romeno, anche offrendo corsi linguistici gratuiti. Nelle scuole è obbligatorio studiare il romeno, per cui almeno le giovani generazioni dovrebbero finire per parlare tutte un ottimo romeno.
Questo articolo è stato prodotto nell’ambito di PULSE, un’iniziativa europea coordinata da OBCT che sostiene le collaborazioni giornalistiche transnazionali.














