Moldavia, nel cuore della disinformazione russa

Lo scorso autunno le giornaliste d’inchiesta moldave Natalia Zaharescu e Măriuța Nistor si sono infiltrate nella rete dell’oligarca filo-russo Ilan Șor, documentando le tecniche illegali usate per mobilitare persone e i rischi affrontati da chi svolge il lavoro giornalistico in questo contesto

03/09/2025, Gian Marco Moisé

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Natalia Zaharescu e Măriuța Nistor -  foto per gentile concessione © Zaharescu

È una calda mattina di agosto quando Natalia Zaharescu mi fa accomodare nell’ufficio di Ziarul de Gardă, un quotidiano investigativo fondato nel 2004. Sul finire di settembre si terranno le elezioni politiche e gruppi finanziati da Mosca continuano a minacciare la libertà del voto. Polizia, servizi segreti, media e società civile sembrano pronti ad affrontare queste minacce.

Prime tra tutte Natalia Zaharescu e Măriuța Nistor, giornaliste d’inchiesta e autrici di “Al servizio di Mosca” (parte 1 e 2 ), un’indagine realizzata sotto copertura per scoprire i metodi e l’estensione della rete di collaboratori dell’oligarca ed ex politico moldavo Ilan Șor.

Con il servizio che è valso loro il Premio Europeo per la Stampa 2025 , le giornaliste hanno dimostrato come la rete russa abbia dato luogo a voti di scambio durante le elezioni presidenziali e il referendum sull’integrazione europea, tenutisi in Moldova nell’ottobre e novembre 2024. 

Credete che il rischio resti alto in vista delle prossime elezioni parlamentari?

M.N.: Attraverso l’associazione Eurasia, alcuni gruppi sociali continuano a essere manipolati e sottoposti a propaganda fabbricata da Mosca. Șor infiltra persone in diversi partiti perché il suo obiettivo è quello di fornire a Mosca il maggior numero possibile di persone in Parlamento in grado di influenzare la politica moldava. Stiamo monitorando e sicuramente seguiranno indagini se avremo prove per dimostrare chi sono esattamente gli uomini di Șor infiltrati tra le liste dei candidati.

N.Z.: Ciò che possiamo dire con certezza è ciò che abbiamo appreso quando eravamo sotto copertura. I candidati alle elezioni presidenziali che avevano un legame con Șor erano Vasile Tarlev e Victoria Fortuna. La mia opinione è che il Cremlino e Șor abbiano legami diversi e che abbiano candidati diversi per soddisfare gusti diversi.

Quali sono le minacce che i giornalisti affrontano oggi in Moldova? 

N.Z.: Credo che i giornalisti in Moldova siano al sicuro. Ci sono alcune difficoltà in termini di accesso alle informazioni, soprattutto quando le istituzioni non lo consentono. Inoltre, i politici preferiscono attaccare i giornalisti piuttosto che rispondere alle domande. In generale, c’è una tendenza a denigrare il nostro giornale, soprattutto online. Abbiamo anche avuto esperienza di pressioni e minacce in luoghi pubblici durante le proteste organizzate da Șor.

M.N.: I giornalisti in Moldova devono affrontare diverse minacce: dalle molestie online agli insulti da parte di presunti politici, fino alle aggressioni fisiche. Recentemente, le molestie online ai danni dei giornalisti con l’obiettivo di screditarli si sono intensificate. Lo stesso vale per le aggressioni fisiche ai giornalisti che seguono varie proteste organizzate da persone vicine a Șor, pagate per protestare. 

Lei o il suo giornale avete mai subito pressioni da parte di politici o oligarchi? In caso affermativo, in quale contesto? 

N.Z.: Mi è capitato un paio di volte di rivolgermi a dei politici, e loro hanno preferito attaccare il mio giornale invece di rispondere alle domande. È successo con l’ex governatrice della Gagauzia e leader del partito Cuore della Moldova Irina Vlah. In quell’episodio, persone del suo partito e che in precedenza sapevamo essere affiliati a  Șor mi hanno circondata e filmata da ogni dove, dicendo che Ziarul de Gardă è finanziato da USAID. Questo video è stato poi pubblicato sui social media. Più di recente, Victoria Furtună, leader del nazionalista Partito Grande Moldova, la quale, come Vlah, ha iniziato ad affermare che rappresentavo PAS (Il Partito di Azione e di Solidarietà di Maia Sandu) e Soros, e che Ziarul de Gardă fa propaganda per USAID. Nell’ambiente online c’è stata una certa pressione su Ziarul de Gardă, in particolare in alcuni gruppi Telegram. Però tutti i finanziamenti del giornale sono trasparenti e accessibili a tutti sul nostro sito.

M.N.: Sì, la redazione di Ziarul de Gardă è stata un bersaglio costante di politici e oligarchi su cui abbiamo indagato. Posso parlare solo dei casi più recenti, dato che faccio parte della redazione da soli due anni. Dopo la pubblicazione dell’inchiesta “Al servizio di Mosca”, la direttrice di Ziarul de Gardă e la sua famiglia sono stati attaccati da una campagna di denigrazione. Allo stesso tempo, diversi politici su cui Ziarul de Gardă ha scritto hanno mosso accuse infondate, etichettato ingiustificatamente per scoraggiarci dal fare il nostro lavoro.

“Al servizio di Mosca" non è l’unico caso in cui vi siete infiltrate a una protesta di Ilan Șor. Come vi è venuta l’intuizione e l’idea di un’infiltrazione più lunga nel 2024? 

N.Z.: Dopo il 2022, sono riuscita a dimostrare che i partecipanti alle proteste di Șor erano pagati. I suoi uomini organizzavano queste proteste davanti ai tribunali quando c’era qualcuno, come è successo lo scorso 4 agosto a Marina Tauber, deputata del partito Șor. Siamo riusciti a dimostrare che le proteste sono ben organizzate e pagate, anche con stipendi mensili. Questo accadeva già prima delle elezioni presidenziali e Măriuța ha potuto infiltrarsi per qualche mese, ma abbiamo deciso che avrei dovuto farlo anch’io. Abbiamo potuto incontrare i loro candidati alle elezioni presidenziali e dimostrare che volevano far vincere il "no" al referendum. Abbiamo anche potuto seguire il loro lavoro durante il secondo turno delle elezioni.

M.N.: La nostra ipotesi era che la pratica di organizzare proteste a pagamento, che abbiamo osservato nel 2022, non si fosse mai fermata, soprattutto perché, dopo che la presidente Sandu ha annunciato un referendum sull’integrazione europea nel dicembre 2023, le proteste organizzate dal gruppo di Șor si sono intensificate. Abbiamo quindi deciso di testare questa ipotesi, ma abbiamo scoperto qualcosa di ancora più grave: le persone venivano fidelizzate con stipendi mensili, non solo con pagamenti a protesta. Non so dire se sia facile o meno infiltrarsi nel gruppo perché non è stato facile nemmeno l’anno scorso: è stato un colpo di fortuna misto a intuizione e molta determinazione.

Guardando “Al servizio di Mosca” si ha la sensazione che il problema non sia tanto la disinformazione, quanto piuttosto la motivazione economica. Qual è il livello di consapevolezza di questi cittadini?

M.N.: I problemi sono di vario genere, non solo disinformazione o questioni finanziarie. Innanzitutto, questa piramide ha una struttura molto ben definita e potrebbe essere un caso di studio sul tema della lealtà all’interno di un gruppo. Il gruppo di Șor sfrutta le vulnerabilità delle persone. Per la maggior parte, è composto da anziani nostalgici dell’Unione Sovietica e del mondo russo, e Șor alimenta questa nostalgia con la propaganda. Queste persone sono finanziariamente vulnerabili e Șor fornisce loro supporto economico. Hanno bisogno di attenzione e Șor li chiama spesso per ringraziarli di aver preso parte alle attività del team e li invita a proteste e altri raduni.

“Al servizio di Mosca” riguarda la criminalità, ma anche le disuguaglianze economiche. I reclutati da Șor sono tra i più fragili dal punto di vista economico. Pensa che il governo abbia affrontato/affronterà questo problema?

N.Z.: Credo che si siano concentrati più sulle sanzioni nei confronti di chi ha partecipato alle proteste. Hanno multato con 37.000 lei [1.890 euro circa], e questo è molto per persone così fragili. Probabilmente avrebbero dovuto anche migliorare le condizioni di vita di questo tipo di persone nel tempo, e avrebbero potuto comunicare molto meglio. Hanno vittimizzato le persone invece di migliorarne le condizioni. Altri politici promettono di annullare queste multe. Eppure, non capisco perché queste persone non si chiedano: perché un altro Paese ti paga?

M.N.: I governi che si sono succeduti nel tempo sono responsabili al 50% di ciò che è accaduto, soprattutto per quanto riguarda le elezioni del 2024. Perché? Perché hanno rubato al Paese, se ricordate il famigerato furto del miliardo di dollari, per il quale i cittadini pagano ancora oggi, e principale motivo per cui è difficile aumentare pensioni e stipendi. Perché hanno permesso l’ascesa di politici con legami con Mosca, attraverso i quali la Federazione Russa agisce in Moldova. Sì, la Federazione Russa non sarebbe stata in grado di fare altrettanto se la situazione, anche economica, in Moldova fosse stata migliore.

Siete riuscite a seguire cosa è successo a questi gruppi di influenza dopo novembre 2024?

V.Z.: Per rispondere alla tua domanda, seguiamo ciò che accade nello spazio pubblico, ma anche ciò che accade fuori dal pubblico. In generale, Mosca ha investito troppo nella creazione di questi gruppi per abbandonarli ora.

M.N.: Non so cosa stia succedendo al gruppo di cui facevo parte, ma so cosa sta facendo la rete di Șor: continuano a organizzare proteste e destabilizzazioni nel Paese.

Ho sentito parlare di nuovi pagamenti tramite un link in una chat di Telegram e registrandosi a una determinata piattaforma.

N.Z.: Sì, come abbiamo mostrato. La polizia lo ha annunciato , il 4 agosto. Esiste una piattaforma chiamata TAITO, dove si inseriscono dati e documenti personali e si ricevono quelli che probabilmente sono pagamenti in criptovalute.

Qual è, secondo voi, il livello di organizzazione all’interno di questi gruppi? Si potrebbe far carriera e partecipare a piani più complessi? Inclusa la produzione di false narrazioni per indebolire i candidati europeisti.

M.N: Le false narrazioni non vengono prodotte da semplici membri; arrivano confezionate da Mosca, dove strategia e piani futuri vengono discussi in dettaglio. Tuttavia, mi hanno offerto il ruolo di presidente di un’organizzazione primaria, il che avrebbe rappresentato un aumento di grado.

 

Questa pubblicazione è il risultato delle attività svolte nell’ambito del Media Freedom Rapid Response  e del progetto Media Advocacy Action for Moldova: Empowering Moldova’s Public Watchdogs to Safeguard Media Freedom, cofinanziato dal Fondo CEI  della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), con il contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano. Le posizioni contenute in questi materiali sono espressione esclusivamente degli autori e non riflettono necessariamente quello delle istituzioni cofinanziatrici.

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