Slovenia, autunno caldo
Il premier sloveno si prepara ad andare a nozze con Tina Gaber, influencer che avrà un sicuro peso nella prossima campagna elettorale. Alle urne, Robert Golob e il suo partito Movimento e Libertà cercheranno di assicurarsi un secondo mandato, per portare a termine le riforme promesse quattro anni fa

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I due piccioncini si sposeranno sabato a Strugnano. Nel parco di Villa Tartini, a due passi dal mare, il premier Robert Golob e la sua compagna Tina Gaber, pronunceranno il fatidico sì di fronte al sindaco di Lubiana, che verrà appositamente dalla capitale per l’occasione.
Un matrimonio privato, ma anche un evento politico. Tina Gaber non è silenziosa ed invisibile come Melania Trump, la sua connazionale d’America, che si accontenta di stare nell’ombra del marito.
Trentanove anni, influencer e reginetta nei concorsi di bellezza, era comparsa sulla scena nell’aprile del 2023, quando nel corso di una visita ufficiale del presidente macedone aveva accompagnato la sua signora in giro per la Slovenia.
Ha scelto di non entrare in punta dei piedi nella stanza dei bottoni e non ha nemmeno mancato di sgomitare per farsi largo, senza preoccuparsi troppo dell’etichetta e delle malelingue. Animalista convinta e vegana, molti la considerano la madrina della nuova legge in materia di tutela degli animali, che ha fatto andare su tutte le furie allevatori e agricoltori.
Impegnata nella battaglia per salvare le nutrie della palude di Lubiana e gli orsi dall’abbattimento selettivo è stata spesso derisa ed osteggiata dal centrodestra; e qualche timido fastidio si registra anche nella coalizione, visto che la sua influenza nelle stanze dei bottoni sarebbe sin troppa.
In ogni modo non mancherà di essere protagonista della campagna elettorale che oramai in Slovenia si sta aprendo in vista delle elezioni della prossima primavera. La battaglia si giocherà anche sui social, che lei è convinta di maneggiare benissimo.
Golob e il suo partito, Movimento Libertà non nascondono l’ambizione di voler rimanere alla guida del paese anche nel prossimo futuro. Già da tempo stanno cercando di spiegare agli elettori che per mettere in atto le mirabolanti riforme, promesse quattro anni fa hanno bisogno di due mandati.
Adesso comunque si cercherà di premere sull’acceleratore e di chiudere almeno qualcosa. La partita si giocherà soprattutto sulla questione sanità. Una serie di provvedimenti approvati dagli scorsi governi stanno mandando in crash il sistema. Il nodo da risolvere è il rapporto tra la sanità pubblica e privata.
Le cure ai cittadini sono ancora ampie, gratuite e di ottimo livello, ma il problema è quello della mancanza di medici di base e dei tempi di attesa per le visite specialistiche. C’è chi vorrebbe una netta separazione tra pubblico e privato e chi assicura che in questo caso il sistema è destinato ad andare in tilt.
Lo scontro è politico ed ideologico, ma anche di biechi interessi, con i pazienti da una parte e potenti lobby e cliniche desiderose di fatturare dall’altra.
In ballo in questi mesi c’è anche la riforma previdenziale con l’ennesimo innalzamento dell’età pensionabile. Il dibattito in parlamento sarà infuocato, come del resto la discussione sulla nuova legge sui media. Polemiche non mancheranno nemmeno sulla normativa che dovrebbe limitare gli affitti a breve termine, un colpo per i proprietari di appartamenti che li mettono a disposizione dei turisti sulle piattaforme digitali.
Senza esclusione di colpi sarà anche la discussione sulla nuova normativa che vorrebbe rendere legale la cannabis. Tanta carne al fuoco, troppa per un mandato che oramai è agli sgoccioli. Su tutto poi pesa la spada di Damocle dei referendum, che qui sono da sempre un’arma potentissima nelle mani dell’opposizione e facilissima da usare. All’orizzonte se ne profilano già due.
Il primo organizzato dal sindacato dei lavoratori transfrontalieri vorrebbe bloccare la riduzione dalla loro indennità in caso di disoccupazione, rendendola uguale a quanto percepito dai lavoratori sloveni, mentre la seconda riguarda la legge sul fine vita. La normativa, approvata dopo un referendum consultivo, non va proprio a genio al centrodestra ed ai movimenti pro-vita, che hanno dato ad intendere che faranno di tutto per bloccarla.
Intanto a livello politico vecchi e nuovi partiti scaldano i motori in vista delle elezioni. Il centrosinistra deve fare i conti con i numeri. I sondaggi dicono che a Golob le cose vanno bene, ma non benissimo, mentre Socialdemocratici e Sinistra non possono essere del tutto sicuri di riuscire a superare la soglia elettorale del 4%.
La sinistra radicale sta cercando di correre ai ripari affiancando all’attuale “coordinatrice”, Asta Vrečko, il suo carismatico predecessore Luka Mesec. Dovranno fare i conti soprattutto con Miha Kordiš, il loro ex candidato presidenziale, cacciato dal partito, che adesso sta fondando una sua lista con una retorica che ricorda quella degli anni Settanta: socialismo, lotta all’imperialismo ed al capitalismo.
Molti nel centrosinistra sperano nell’eurodeputato Vladimir Prebilič, che ha annunciato che darà vita ad un suo partito. Raccoglierà i delusi di Movimento Libertà del premier Golob, degli altri partiti di centrosinistra e poco più. Potrebbe essere l’ennesimo “volto nuovo” della politica slovena.
A cercare di sfondare il tetto di cristallo della netta divisione tra i poli ci proverà soprattutto Anže Logar. Alle scorse presidenziali era stato sconfitto al secondo turno, ma aveva raccolto una caterva di voti, anche tra gli elettori non propriamente di destra.
L’ex delfino di Janez Janša, carismatico padre padrone del centrodestra sloveno, poi è stato cacciato dal suo partito ed a quel punto ha dato vita ad una sua formazione. Per alcuni una speranza, per altri solo un abile manovra dello stesso Janša che in combutta con Logar mirerebbe a portare a casa i voti dei centristi che gli servirebbero per tornare al potere.
Al suo fianco ci sarebbero già i democristiani di Nuova Slovenia. Il loro attuale presidente Matej Tonin aveva detto che non sarebbe andato al governo in una coalizione guidata da Janša, lo aveva fatto anche Ljudmila Novak che aveva retto la barra del partito prima di lui. Fu costretta a cedere la presidenza e visto che la politica in Slovenia si ripete sempre allo stesso modo, ora anche a Tonin sta toccando la stessa sorte.
L’autunno politico sarà caldo, l’inverno caldissimo e la primavera infuocata.












