Bosnia Erzegovina ed UE, tra sostegno e critiche

Durante la sua recente visita in BiH, la Commissaria UE all’Allargamento Marta Kos ha ribadito la prospettiva europea del paese, offrendo un sostegno concreto alla società civile e ai media indipendenti, con un invito alle istituzioni a impegnarsi maggiormente sul fronte delle riforme

26/09/2025, Arman Fazlić - Sarajevo

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La Commissaria Ue Marta Kos a Sarajevo - Foto A. Fazlić

Nei giorni scorsi, Marta Kos, Commissaria all’Allargamento dell’UE, si è recata in visita ufficiale in Bosnia Erzegovina. Oltre agli esponenti delle istituzioni dello stato, la Commissaria ha incontrato anche i rappresentanti della società civile e dei media, partecipando alla conferenza “Media e società civile: voci critiche sotto pressione”, tenutasi martedì 23 settembre a Sarajevo.

Durante l’evento, che ha riunito i membri di molte testate e organizzazioni non governative di tutto il paese, la Commissaria Kos ha spiegato di essere consapevole di alcune tendenze già evidenziate nei vari rapporti della Commissione europea. Nello specifico, a suscitare preoccupazione è il restringimento dello spazio di azione per i media indipendenti e la società civile in BiH, ma anche numerose minacce e leggi repressive nell’entità serba del paese.

Kos ha inviato un chiaro messaggio ai giornalisti e agli attivisti bosniaco-erzegovesi, ribadendo che l’UE è loro alleata. La Commissaria ha poi annunciato un aiuto concreto di sette milioni di euro a sostegno dei media e della società civile da erogare nei prossimi due anni.

I partecipanti al dibattito hanno sottolineato la difficile situazione dei media in BiH, in continuo peggioramento dall’inizio di quest’anno, anche come conseguenza delle tendenze negative a livello globale. L’annunciato sostegno finanziario dell’UE è un messaggio di speranza, con l’auspicio che i media possano superare questo periodo critico.

Quest’anno il settore dei media in BiH si è trovato ad affrontare numerose sfide, rese ancora più complesse da alcune criticità già presenti, tra cui una serie di leggi repressive e l’intenzione delle autorità della Republika Srpska di stabilire il controllo del cyberspazio e di creare un dipartimento “orwelliano” per la lotta alla disinformazione .

Queste difficoltà, aggravate dalla sospensione dei fondi occidentali destinati ai media nel periodo precedente, hanno costretto la maggior parte delle testate indipendenti a ridurre le redazioni e il numero di giornalisti.

Intervenendo alla conferenza di Sarajevo, Siniša Vukelić, caporedattore del portale Capital, ha affermato che la situazione è talmente grave che i pochi media indipendenti rimasti sono sul punto di chiudere i battenti.

Vukelić ha poi sottolineato che per il settore dei media e la società civile è importante poter contare sull’UE, tenendo conto che i media in BiH non possono sopravvivere senza aiuti esteri. Tuttavia, gli aiuti dell’UE da soli non sono sufficienti a lungo termine.

Questo aspetto è particolarmente importante perché il vuoto creato dalla sospensione dei finanziamenti statunitensi può essere colmato da altre potenze come Russia e Cina, riducendo così ulteriormente lo spazio per la promozione della democrazia e della libertà.

Dopo il blocco dei fondi statunitensi, l’UE e altri paesi occidentali restano l’unica fonte di sostegno estero per la Bosnia Erzegovina, per questo è necessaria una loro maggiore presenza.

Jovana Kisin Zagajac, avvocata di Banja Luka, ha richiamato l’attenzione ad un’altra questione importante, quella delle denunce di numerose minacce alla sicurezza dei giornalisti. Denunce che la polizia e i pubblici ministeri evidentemente non prendono sul serio, rifiutando di avviare indagini.

I ripetuti attacchi subiti spesso spingono i giornalisti ad abbandonare la professione oppure a lasciare la loro città per andare a vivere altrove.

Le istituzioni competenti rifiutano di adempiere ai loro doveri derivanti dalle convenzioni internazionali, sottoscritte dalla Bosnia Erzegovina, compreso l’obbligo di avviare indagini tempestive ed efficaci. Questa inerzia istituzionale suggerisce che per lo stato bosniaco-erzegovese i media e i giornalisti non sono importanti, quindi non c’è la volontà di proteggerli.

L’avvocata Kisin Zagajac ha poi precisato che le leggi, per quanto magari valide, restano lettera morta perché le autorità non fanno il loro lavoro. I media e i giornalisti sono lasciati alla mercé della procura, spesso riluttante a sollevare atti di accusa, nonostante le prove, chiare e inconfutabili, presentate nelle denunce.

Durante la conferenza si è parlato anche dell’aiuto statale ai media. È emerso che le autorità a vari livelli in Bosnia Erzegovina ogni anno stanziano cento milioni di marchi [poco più di cinquanta milioni di euro] per il settore dei media. La maggior parte di questi fondi è destinata però ai mezzi di informazione controllati dal governo, che peraltro raggiungono una fetta trascurabile del pubblico.

C’è stato spazio anche per l’autocritica. I partecipanti alla conferenza hanno evidenziato la mancanza di iniziative e di un impegno più concreto per un’azione coordinata tra i vari attori della società civile e del settore dei media. L’enfasi è stata posta sulla necessità di superare gli antagonismi interni, anche adottando un approccio strategico per intercettare nuove fonti di finanziamento.

La prospettiva europea

La visita della Commissaria Kos è indubbiamente legata al cosiddetto “pacchetto allargamento”, che verrà reso noto a breve e in cui la Commissione europea, tra le altre cose, riferirà sui progressi compiuti dalla Bosnia Erzegovina nel suo percorso di avvicinamento all’UE.

Durante la visita, Kos ha affermato di credere nel futuro europeo della Bosnia Erzegovina, invitando i decisori politici a non perdere altro tempo e ad agire unitamente per adottare e attuare le riforme necessarie.

La Bosnia Erzegovina, per poter proseguire il percorso europeo, oltre a completare il programma di riforme, deve ancora modificare alcuni atti legislativi – tra cui la legge sul Tribunale della BiH e la legge sul Consiglio superiore della magistratura – e nominare il capo negoziatore con l’UE.

Le scadenze incombono

A causa della mancata adozione del programma di riforme, richiesto da Bruxelles, la Bosnia Erzegovina ha già perso 108,5 milioni di euro a luglio, pari al 10% dei fondi previsti dal Piano di crescita per i Balcani occidentali. Di fronte alla nuova scadenza fissata al 30 settembre, il paese rischia di perdere un altro 10% dei finanziamenti.

Mentre gli altri paesi della regione stanno già utilizzando i fondi, la Bosnia Erzegovina è in ritardo anche rispetto ai paesi che hanno ricevuto una prospettiva europea molto più tardi. Le autorità bosniaco-erzegovesi continuano a non rispettare anche i termini da loro stesse stabiliti nel processo di adesione all’UE.

La nuova Commissaria all’Allargamento Marta Kos, una donna politica liberale – subentrata al commissario Várhelyi, considerato più vicino alla destra – porta un nuovo slancio e un cambiamento positivo per la Bosnia Erzegovina nel contesto dell’integrazione nell’UE.

Kos ha espresso la speranza che la Bosnia Erzegovina possa recuperare il terreno perduto rispetto agli altri paesi dei Balcani occidentali, in particolare per quanto riguarda le riforme.

Oltre agli incontri con gli esponenti del Consiglio dei ministri della BiH, a Sarajevo Kos si è rivolta ai membri della Camera dei rappresentanti e della Camera dei popoli dell’Assemblea parlamentare della Bosnia Erzegovina, mettendo in guardia sulle nuove sanzioni che la BiH potrebbe subire in caso di mancato rispetto delle scadenze.

La Commissaria ha poi però sottolineato che l’UE vuole vedere la Bosnia Erzegovina tra i propri membri, precisando che, stando ad un sondaggio europeo, la BiH gode del maggiore sostegno dei cittadini dell’UE tra tutti i paesi candidati all’adesione.

Borjana Krišto, presidente del Consiglio dei ministri della BiH, si è detta ottimista sulla possibilità che il paese soddisfi tutti i requisiti entro il 30 settembre, assicurandosi così la prima tranche dei finanziamenti previsti dal Piano di crescita.

Paradossalmente, solo due giorni dopo l’annuncio di Borjana Krišto, la riunione del Consiglio dei ministri, che si sarebbe dovuta tenere il 24 settembre, è stata posticipata al primo ottobre. Un rinvio dovuto all’assenza dei due ministri serbi, Srđan Amidžić e Staša Košarac, membri dell’Unione dei socialdemocratici indipendenti (SNSD) di Milorad Dodik.

Quindi, il programma di riforme resta in sospeso e la Bosnia Erzegovina rimane l’unico paese dei Balcani occidentali candidato all’adesione a non poter utilizzare i fondi di un piano UE del valore complessivo di sei miliardi di euro.

L’elaborazione dell’agenda di riforma è stata caratterizzata da una totale mancanza di trasparenza, come denunciato da Transparency International BiH. Anche il settore non governativo ha ripetutamente criticato le procedure sbrigative per l’adozione di alcune leggi che costituiscono una precondizione indispensabile per l’avanzamento della Bosnia Erzegovina verso l’UE. La conformità di queste leggi all’acquis comunitario è messa in discussione.

Ostruzionismo politico

Sono ormai due anni che Il Consiglio dei ministri della BiH rinvia l’adozione di alcune leggi di riforma e gli impegni assunti nei confronti dell’UE. Le sedute del Consiglio sono perlopiù di carattere tecnico. Le autorità non si impegnano a fare concreti passi avanti, continuando ad inviare messaggi contrastanti a Bruxelles e all’opinione pubblica locale.

Allo stesso tempo, si assiste all’ostruzionismo da parte dei rappresentanti dell’SNSD nel governo statale, che cercano di bloccare il percorso europeo della BiH. Lo stesso Dodik, alla vigilia della visita della Commissaria Kos, ha ordinato ai suoi fedelissimi nelle istituzioni statali di boicottare la visita. I funzionari dell’SNSD e dei suoi partner di coalizione esprimono apertamente atteggiamenti euroscettici e persino antieuropei, giustificando così le decisioni politiche che ostacolano il percorso di integrazione nell’UE.

La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che difficilmente possano essere fatti progressi concreti nel processo di adesione prima delle elezioni generali, che dovrebbero tenersi nell’ottobre del 2026.

La Commissaria Kos è stata la prima e finora la più alta funzionaria dell’UE ad annunciare a marzo che Bruxelles non discuterà con Dodik del futuro della Bosnia Erzegovina.

All’inizio di aprile il governo della Republika Srpska ha dichiarato persona non grata la Segretaria di Stato tedesca Anna Lührmann, dopo che la Germania e l’Austria hanno vietato l’ingresso alla leadership dell’entità serba.

Durante gli incontri con i rappresentanti delle istituzioni della Bosnia Erzegovina, Marta Kos non ha menzionato Dodik nemmeno una volta, dimostrando di rispettare le istituzioni della BiH e le loro decisioni, in base alle quali l’ex presidente della Republika Srpska è stato rimosso dall’incarico e condannato.

Allo stesso tempo, Kos ha dimostrato di comprendere l’essenza della politica del partito di Dodik e le sfide poste dalle leggi e dalle azioni anticostituzionali e secessioniste della Republika Srpska. La Commissaria UE ha sottolineato la necessità di rispettare le istituzioni statali, comprese la Corte costituzionale e la Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina.

La visita di Marta Kos è stata segnata anche dall’inaugurazione ufficiale dei lavori di costruzione del tanto atteso Museo d’arte moderna Ars Aevi di Sarajevo.