Azerbaijan, i giornalisti detenuti rivelano le condizioni delle carceri

A partire dal novembre 2023 in Azerbaijan sono stati arrestati una trentina di giornalisti. Da dietro le sbarre, questi hanno rivelato le pessime condizioni del sistema penitenziario, cosa prima impossibile per lo scarso accesso alle informazioni sul sistema penitenziario

01/10/2025, Arzu Geybullayeva

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Carcere, interno - © Minuscrew blur/Shutterstock

Un tempo, la corruzione nelle carceri azere era quasi impossibile da denunciare per i giornalisti, poiché l’accesso alle informazioni era severamente limitato. La situazione è cambiata dopo che le autorità hanno incarcerato circa 30 giornalisti indipendenti a partire da novembre 2023. Da dietro le sbarre, questi giornalisti hanno rivelato le condizioni del sistema penitenziario: per un governo così preoccupato della propria immagine, il quadro che emerge da queste storie è tutt’altro che lusinghiero.

Quando l’attivista per i diritti dei lavoratori Afiaddin Mammadov ha tentato di descrivere le condizioni del carcere in cui era detenuto, la linea telefonica è stata interrotta. Numerosi tentativi dopo, quando la famiglia è riuscita a ricontattare l’attivista, la linea è stata interrotta bruscamente non appena Mammadov ha ripreso a parlare.

Da quel poco che è riuscito a raccontare alla sua famiglia: "Ci sono topi in cucina, dove viene conservato il cibo, e lo mangiano. È una situazione insalubre. Ci sono anche grossi ratti nella zona notte. Ci sono molte persone [nelle celle] e ci sono code di ore ai bagni". L’attivista è stato condannato a 8 anni di carcere nel gennaio 2025.

Il giornalista Ali Zeynal ha descritto in dettaglio il sistema di racket interno alla struttura medica del Centro di detenzione investigativa, dove l’accesso ai farmaci è diventato un’ulteriore fonte di estorsione. I detenuti sono costretti a pagare diverse volte il prezzo di mercato per ottenere le loro medicine. I farmaci che normalmente costano 25 AZN (circa 12,5 euro) all’esterno, possono costare fino a 70 AZN (circa 35 euro) in tangenti.

Anche i prezzi dei medicinali a basso costo sono maggiorati in base alla situazione finanziaria del detenuto. Chi ha mezzi a disposizione può procurarsi ciò di cui ha bisogno senza difficoltà, ma i detenuti più poveri devono affrontare lunghi ritardi, infinite trattative o addirittura vedersi negare le cure. In alcuni casi, i medici cedono solo quando la salute del detenuto è peggiorata fino a raggiungere un punto critico.

Zeynal ricorda di aver sentito uno dei medici in servizio presso la struttura carceraria dire che l’unica cosa a cui teneva erano i soldi e che non voleva perdere tempo con chi non ne aveva. Zeynal è stato arrestato nel marzo 2024 nell’ambito di un’indagine contro l’emittente televisiva Toplum TV per accuse di contrabbando di valuta.

Un altro giornalista, Polad Aslanov, ha riferito di come un medico del carcere fosse presumibilmente coinvolto in un’operazione di vendita di letti per 200 AZN (circa 100 euro). Oppure che articoli come dentifricio, spazzolini da denti, vestiti, prodotti per l’igiene e scarpe per l’esercizio fisico (forniti dallo Stato) vengano invece venduti. Aslanov è stato condannato a 16 anni di carcere nel 2020 per alto tradimento.

Secondo la Risoluzione n. 22 del Consiglio dei ministri, alle persone detenute nei centri di detenzione preventiva dovrebbero essere forniti 100 grammi di pesce, 100 grammi di carne, 300 grammi di verdure, 100 grammi di frutta, 100 grammi di succo di frutta, 2 uova, 500 grammi di patate e 120 grammi di cereali al giorno. "Nell’anno e 8 mesi in cui siamo state detenute qui, non abbiamo visto distribuire alcun prodotto ittico", ha scritto una delle sette giornaliste di Abzas Media dal carcere, Nargiz Absalamova.

"Non due uova al giorno, ma uno a settimana. Non 40 grammi di zucchero in polvere al giorno, ma 40 a settimana. Secondo la direzione del centro di detenzione, ai detenuti devono bastare quattro cucchiaini di zucchero in polvere per una settimana. Al posto di 100 grammi di succo di frutta ogni giorno, viene somministrata acqua aromatizzata alla frutta ogni 4-5 mesi. Nel 2025, è stata distribuita da gennaio a marzo e due volte ad agosto." Absalamova e i suoi colleghi sono stati condannati a pene detentive dai sette ai nove anni nel giugno 2025.

Secondo altri giornalisti incarcerati, per il servizio penitenziario il governo azero ha stanziato 196 milioni di AZN (circa 98 milioni di euro) nel 2025 e circa 837 milioni di AZN (418 milioni di euro) negli ultimi cinque anni.

Nel 2017, il sistema penitenziario azero ha ricevuto oltre un milione di euro nell’ambito di un pacchetto di riforme progettato e finanziato dall’UE e dal Consiglio d’Europa. Secondo quanto riportato da Forbidden Stories e da documenti pubblici, questo si aggiunge ai 23 milioni di euro stanziati dal 2014 per finanziare programmi di sviluppo volti a generare "rafforzamento delle capacità del sistema giudiziario", "formazione del personale", "maggiore controllo delle condizioni carcerarie" e "azioni per migliorare la trasparenza e prevenire la corruzione".

Sebbene la Risoluzione del Consiglio dei ministri elenchi i generi alimentari che devono essere forniti ai detenuti, è la famiglia a fornire cibo, vestiario e altri beni necessari. Le condizioni hanno inoltre urgente bisogno di essere migliorate. Il racconto di Mammadov sui topi e le scarse condizioni igieniche è solo uno dei tanti. Il reparto carcerario in cui sono detenute le giornaliste di Abzas Media non ha un sistema di ventilazione o raffreddamento centralizzato funzionante.

Tra le 11:00 e le 17:00, le celle diventano insopportabilmente calde d’estate. L’acqua del carcere è piena di cloro e quindi non potabile. L’acqua calda è disponibile solo cinque ore a settimana e le donne sono costrette a fare la doccia in coppia. In alcune celle, le docce non ci sono proprio; le donne devono inginocchiarsi sotto un rubinetto o riempire un secchio e lavarsi a mano.

Dopo il crollo del tetto della prigione numero 12, i detenuti sono stati ridistribuiti in altre celle dell’edificio, mettendo a dura prova le strutture. Taleh Baghirzade si è rifiutato di rimanere e ha chiesto alle autorità carcerarie di riparare l’edificio o di trasferire i detenuti in altre carceri. Invece, è stato posto in isolamento e dopo un mese trasferito nel carcere di massima sicurezza di Umbaki, dove si trova al momento della stesura di questo articolo. Non è ancora chiaro se nel frattempo siano stati effettuati lavori di riparazione presso la struttura penitenziaria. Baghirzade, un teologo, sta scontando una pena detentiva di 20 anni. La sua condanna è stata emessa nel gennaio 2017.

Le Regole penitenziarie europee sono il principale documento giuridico internazionale che regola le condizioni nei luoghi di detenzione. Secondo queste, ogni detenuto ha diritto a un minimo di garanzie durante il periodo di privazione della libertà: celle di dimensioni adeguate, dotate di illuminazione, riscaldamento e ventilazione, che devono essere ben tenute e non possono essere sovraffollate; accesso a servizi igienici adeguati; prodotti per l’igiene personale; biancheria da letto e asciugamani; nutrizione adeguata, anche per i detenuti con problemi di salute; servizi ricreativi; assistenza medica.

Ai detenuti non può essere impedito di contattare le proprie famiglie o di ricevere pacchi e regali. L’Azerbaijan ha introdotto questi standard nel Codice di esecuzione delle pene, nel Regolamento disciplinare interno degli istituti penitenziari e nella legge "Sulla garanzia dei diritti e delle libertà delle persone detenute".

La realtà è ben lontana da questi standard.

Quando le giornaliste di Abzas Media Sevinc Vagifgizi, Elnara Gasimova e Nargiz Absalamova hanno iniziato uno sciopero della fame in solidarietà con la loro collega e direttrice di Abzas Media Ulvi Hasanli, tutte e tre le donne sono state trasferite in celle diverse. Così Elnara Gasimova ha descritto la sua: "La cella in cui mi hanno messa era sporca. Da mezzogiorno alle 20:00, ho cercato di pulire e ambientarmi. Sapendo che nei giorni successivi saremmo diventate più deboli e il nostro sistema immunitario si sarebbe deteriorato, alcune detenute si sono offerte di aiutarci a pulire le stanze, ma il personale non glielo ha permesso".

Sevinc Vagifgizi ha scritto che nella cella in cui è stata trasferita non c’era una doccia. "Le detenute sono costrette a inginocchiarsi sul pavimento per lavarsi. Il rubinetto del lavandino funziona a malapena; esce solo un filo d’acqua. Nonostante fosse piena estate, tutte le finestre erano tenute chiuse tranne una".

Maltrattamenti e corruzione si estendono anche ai tribunali. Secondo la Risoluzione n. 22 del Consiglio dei Ministri, approvata nel 2013, ai detenuti che partecipano alle udienze devono essere forniti determinati generi alimentari e bevande: pane, carne, carne in scatola, salsiccia, pesce, zucchero, tè secco e sale da tavola. Nessuno di questi articoli viene fornito, e i detenuti spesso tornano in carcere affamati dopo una lunga giornata trascorsa in tribunale.

Queste testimonianze rivelano un sistema carcerario in cui estorsioni, negligenza e impunità sono la norma, non l’eccezione. La corruzione documentata dai giornalisti incarcerati rispecchia il più ampio decadimento delle istituzioni azere, dove persino gli aiuti internazionali e i pacchetti di riforme sono rimasti lettera morta.

Per un governo desideroso di migliorare la propria immagine all’estero, la realtà dietro le mura delle carceri racconta un’altra storia: di abusi sistematici, silenzio e punizioni per chi osa parlare.