Dentro il Teatro Nazionale di Bucarest

La Romania conta decine di teatri: in ogni capoluogo di contea c’è almeno una sala nazionale, tranne in alcune province come Teleorman e Sălaj, che ancora oggi non hanno un’istituzione stabile. Il palcoscenico più importante rimane il Teatro Nazionale “Ion Luca Caragiale” di Bucarest

10/10/2025, Oana Dumbrava Bucarest

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Teatrul cel Mare din București (TNB) - Foto O. Dumbrava

Passeggiando nel centro della capitale, a pochi passi da piazza Università, si incontra il grande edificio del Teatrul cel Mare din București (TNB), ormai parte integrante del paesaggio urbano. Eppure, il primo teatro nazionale romeno nacque lontano da qui: a Iași, nel 1840, quando la città era uno dei poli più vivaci della cultura del Paese.

Nella capitale il Teatro Grande – Teatrul cel Mare din București – fu inaugurato nel 1852. Qualche decennio dopo, nel 1864, ottenne lo status ufficiale di teatro nazionale: un riconoscimento che ne sanciva il ruolo di istituzione centrale per la cultura romena.

Il teatro ha conosciuto varie sedi e un destino segnato da ricostruzioni. L’attuale edificio fu aperto nel 1973, in piena epoca comunista, con una veste architettonica moderna Nel 1978 un incendio distrusse gran parte della Sala Grande, costringendo alla sospensione delle attività e a lunghi lavori di recupero negli anni successivi.

Negli anni Ottanta furono apportate modifiche strutturali, mentre l’ultima grande ristrutturazione, durata circa cinque anni e costata decine di milioni di euro, ha restituito al pubblico un teatro completamente trasformato, dotato oggi di sette sale e di una capienza che supera i 2.300 posti complessivi.

Una delle sale del Teatro Nazionale di Bucarest - Foto O. Dumbrava

Una delle sale del Teatro Nazionale di Bucarest – Foto O. Dumbrava

Per capire meglio come si è svolta l’ultima ristrutturazione, avvenuta tra il 2011 e il 2015, e cosa ha portato di nuovo la modernizzazione del Teatro, partecipo a un piccolo tour. Già dall’ingresso colpiscono il bianco del marmo sotto i piedi e l’ampiezza dell’entrata, che danno subito un senso di respiro. Al centro si trova la statua di Ion Luca Caragiale, drammaturgo e in passato direttore del TNB, affiancata da statue di attori celebri come Marion Moraru.

Ai lati dell’entrata si alzano due scale a spirale, decorate con grandi candelabri e lunghi tessuti che scendono dall’alto e sembrano non finire mai. Sono tappezzerie risalenti al periodo comunista: Tapiseria Teatrul Lumii /Il Teatro del mondo e la Tapisseria Razboi si pace – Guerra e pace (740 x 2250 cm). La storia qui non si cancella: resta a testimoniare il passato. Su uno dei tessuti, in basso a destra, si legge ancora la scritta comunista “Să urce națiunea spre comunism în zbor” – “Che la nazione salga verso il comunismo volando”.

La guida ci racconta che il Teatro vive grazie alle sovvenzioni statali. Questo permette di offrire biglietti a prezzi accessibili, tra i 50 e gli 80 lei (circa 10-15 euro) per le tariffe più basse. Senza l’aiuto pubblico, con circa 250.000 spettatori e 1.100 spettacoli all’anno, il costo reale di un biglietto dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 lei (circa 60 euro).

Oggi il Teatro conta sette sale invece delle tre originali, distribuite in tre corpi distinti: A, riconoscibile dal colore bianco; B, dal colore verde; e C, dall’arancione.

Mentre ci spostiamo per visitarle, mi fermo ad ammirare i corridoi arredati con mobili d’epoca e arricchiti da mostre temporanee d’arte. La nostra prima tappa è la Sala Media, uno spazio polivalente che non ospita solo spettacoli teatrali ma anche eventi per bambini, incontri, videoproiezioni e concerti. Qui lo chiamano ParaTeatro.

La visita continua con la Sala Mică (la Piccola Sala). Qui trovano spazio gli attori che non fanno parte stabile del Teatro. Possono presentare i loro lavori attraverso un concorso di progetti chiamato 9G al TNB, attivo dal 2014, nato da quando il numero di attori ha superato le possibilità di assunzione delle compagnie nazionali. Ogni spettacolo deve andare in scena gratuitamente per tre repliche, davanti al pubblico e a una commissione che decide se inserirlo nel repertorio. Se lo spettacolo viene accettato, gli attori possono tenere il 90% degli incassi.

Ingresso del Teatro nazionale di Bucarest, Romania - Foto O. Dumbrava

Ingresso del Teatro nazionale di Bucarest, Romania – Foto O. Dumbrava

Mi rendo conto sempre di più che non esistono due sale identiche al mondo. Lo capisco ancora meglio entrando nella Sala Atelier: un luogo raccolto, con soli 240 posti. Qui non si punta tanto su scenografie o costumi, ma sull’essenza del testo e dell’interpretazione. È la sala sperimentale, dove nuovi progetti vengono messi alla prova per vedere come reagisce il pubblico.

Dietro ogni sala c’è un salone verde. La guida scherza dicendo che è il posto dove gli attori giocano a poker. In realtà è lo spazio con gli specchi, dove si controllano un’ultima volta prima di entrare in scena. È il luogo più carico di energia, quello dove gli attori cercano di lasciare le emozioni in eccesso.

Durante la visita prendiamo anche uno degli ascensori usati per trasportare le scenografie e gli oggetti di scena. Ce ne sono diversi all’interno del Teatro e funzionano ancora dagli anni della costruzione. Uno in particolare è lungo 14 metri.

Mi colpisce molto il dietro le quinte: la grande cortina di ferro e le cosiddette “tasche” del palcoscenico, dove viene sistemato tutto il materiale scenico da usare durante lo spettacolo. Perché, una volta iniziata la rappresentazione, nulla deve essere montato, smontato o spostato.

Arriviamo alla Sala Studio, una delle più ingegnose al mondo. Progettata nel 1973, è unica nel suo genere perché dotata di attrezzature sceniche speciali. In appena venti minuti può trasformarsi: da sala di tipo italiano diventa una sala elisabettiana o addirittura un’arena. La sua geometria variabile offre ai registi una grande libertà di allestimento.

I meccanismi permettono di spostare la platea centrale, alcune gradinate laterali mobili e persino le pareti rimovibili, che vengono azionate automaticamente. La capienza cambia a seconda della configurazione: 541 posti nella versione italiana, 594 in quella ad arena e 424 in quella elisabettiana. In ogni caso, la visibilità resta ottima da ogni angolo.

Mi sorprende la mobilità di questa sala, capace di trasformarsi completamente e poco dopo, mi emoziona la visione della Sala Grande, vuota e scintillante, come in attesa del pubblico. Qui vanno in scena i classici, le commedie e tutti gli spettacoli che gli spettatori amano di più.

Il Teatro non è ovviamente fatto solo di sale per gli spettacoli. Al suo interno ci sono 60 camerini per gli attori e diversi laboratori fondamentali per il dietro le quinte: meccanica, falegnameria, tappezzeria. Tutto ciò che serve per la scenografia viene creato o adattato qui. È un mondo in continuo movimento, con persone che corrono da una parte all’altra per preparare ogni dettaglio dello spettacolo.

Durante la visita sentiamo anche le voci degli attori che provano per la prima della serata. Poi ci spostiamo verso il tetto del Teatro. Dove un tempo c’era un bar molto frequentato da artisti e appassionati di musica e arte, oggi troviamo un anfiteatro all’aperto. È uno spazio perfetto per le serate estive: da giugno a settembre qui prende vita il progetto Notti d’estate sopra al Teatro.

Dall’altro lato del tetto c’è un ristorante elegante e moderno, con vista sul cuore vivo di Bucarest. Forse troppo moderno per i miei gusti, ma il Teatro riesce sempre ad addolcire anche ciò che potrebbe sembrare eccessivo. Esco dal Teatro con la sensazione di aver scoperto un mondo intero.