Armenia, la detenzione di un tycoon mobilita l’opposizione in vista delle elezioni
Mancano ancora diversi mesi alle elezioni in Armenia, ciononostante diversi attori si stanno già posizionando. L’arresto nel giugno scorso di uno dei principali concorrenti dell’attuale primo ministro Pashinyan ha fortemente mobilitato l’opinione pubblica

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© Gevorg Simonyan/shutterstock
Migliaia di armeni hanno marciato a Yerevan nel fine settimana, chiedendo il rilascio del miliardario Samvel Karapetyan, nato in Armenia, che ha fatto fortuna in Russia negli anni ’90.
Karapetyan è stato arrestato a giugno: secondo le autorità, aveva fatto appelli a rovesciare il governo. In detenzione preventiva, Karapetyan ha fondato un movimento di opposizione, “Mer Dzevov” (A modo nostro), in vista delle elezioni parlamentari del prossimo anno.
Altre accuse contro Karapetyan sono state ritirate la scorsa settimana, ma la detenzione preventiva è stata prorogata di un altro mese. Suo nipote, Narek Karapetyan, ha indetto una grande manifestazione per chiedere il suo rilascio. I numeri sono controversi: una ONG che si occupa di fact-finding riferisce di 7.500 persone che hanno marciato dal Teatro dell’Opera di Yerevan all’edificio del Servizio di Sicurezza Nazionale (NSS) dove è detenuto Karapetyan, mentre i suoi sostenitori hanno affermato di essere tra le 25.000 e le 30.000 persone.
Il giorno seguente, il movimento di Karapetyan si è radunato a Echmiadzin, sede della Chiesa Apostolica Armena, in quello che è stato descritto come un “pellegrinaggio” per sostenere il Catholicos, Karekin II. Il movimento prende il nome dalla frase da lui usata per descrivere come l’opposizione avrebbe difeso il Catholicos dall’ultimo tentativo di Pashinyan di rimuovere il leader spirituale dall’incarico.
“Sono sempre stato al fianco della Chiesa e del popolo e parteciperò personalmente alla difesa dei nostri valori”, ha dichiarato in un’intervista a giugno. “Se i politici falliscono, allora parteciperemo […] a modo nostro [Mer Dzevov]”.
Il Primo ministro Nikol Pashinyan è da tempo in conflitto con il capo della Chiesa apostolica armena, soprattutto dopo la sconfitta del Paese nella guerra di 44 giorni con il vicino Azerbaijan alla fine del 2020. Mancano inoltre otto mesi alle elezioni parlamentari di giugno del prossimo anno, le prime elezioni normalmente programmate dal 2017. Ad aumentare le potenziali tensioni, si ritiene che Armenia e Azerbaijan siano prossimi alla firma di un trattato di pace.
Se il partito al governo, il Contratto Civile, dovesse nuovamente vincere, si prevede che Pashinyan instaurerà quella che lui stesso definisce la “quarta repubblica” o il suo concetto di “Armenia Reale”. In caso di vittoria, sottoporrà subito dopo agli elettori una nuova costituzione. Si prevede che questa includerà la rimozione di un controverso preambolo della versione attuale, che fa riferimento a quelle che sono considerate rivendicazioni territoriali su Azerbaijan e Turchia.
L’opposizione sostiene che tale mossa sia stata concordata sotto la pressione di Baku, sebbene secondo Pashinyan sia necessaria per proteggere i confini dell’attuale repubblica e porre fine ad un ciclo di conflitti costati decine di migliaia di vite. Si prevede inoltre che Pashinyan continuerà ad allontanarsi dalla Russia, suo tradizionale alleato, verso l’Occidente e in particolare verso l’Unione europea. L’opposizione sostiene che ciò aumenterebbe anche l’influenza della Turchia in Armenia.
Sebbene si ritenga che Pashinyan abbia le maggiori probabilità di vittoria, il suo successo non è necessariamente garantito. Dalla sua ascesa al potere in seguito alle proteste di piazza a Yerevan nel 2018, i suoi consensi sono crollati. Nel 2018 aveva vinto le elezioni anticipate con il 70% dei voti, ma al momento solo il 18% circa degli intervistati ha dichiarato che lo avrebbe sostenuto l’anno prossimo, secondo recenti sondaggi dell’International Republican Institute (IRI) e di MPG Gallup International.
Non se la passa meglio l’opposizione, composta in gran parte da partiti politici che sostengono gli ex leader Robert Kocharyan e Serzh Sargsyan. Solo il 7% degli intervistati nel sondaggio IRI appoggia Kocharyan o i partiti che lo sostengono, mentre Sargsyan si ferma all’1%. Un sorprendente 62% degli intervistati si dichiara deluso sia dal governo che dall’opposizione o non ha un’opinione.
Questo rende il movimento di Karapetyan ancora più rilevante, vista la larga fetta di elettorato che forse spera in un’alternativa. Nell’ultimo sondaggio MPG Gallup International, condotto ad agosto, nonostante Karapetyan non sia personalmente idoneo a diventare primo ministro a causa della doppia cittadinanza, il suo movimento è risultato il preferito dal 13,4% degli intervistati. Pashinyan ha ottenuto solo il 17,3% dei consensi. Inoltre, il 64,4% è contro la detenzione di Karapetyan e il 71% lo considera un prigioniero politico.
Nell’ambito di quello che molti considerano un tentativo personale di Pashinyan di neutralizzare Karapetyan, il governo ha sequestrato all’imprenditore la rete di generazione elettrica armena. Karapetyan è considerato vicino al Cremlino e la sicurezza energetica dell’Armenia è quasi totalmente nelle mani di Mosca, in un momento in cui giganti tecnologici statunitensi assetati di potere come NVIDIA si stanno espandendo in Armenia.
Karapetyan non è l’unico potenziale sfidante di Pashinyan. L’ex ministro della Difesa de facto del Karabakh Samvel Babayan, incarcerato nel 2020 per aver tentato di assassinare l’allora presidente de facto Arkhady Ghukasyan, ha annunciato che si unirà all’ex direttore del Servizio di sicurezza nazionale Artur Vanetsyan. Si è lanciato nella mischia anche Arman Tatoyan, controverso difensore civico per i diritti umani e in passato vice ministro della Giustizia di Sargsyan.
Parteciperà anche l’oligarca dell’era Kocharyan, Gagik Tsarukyan, comunemente noto come Dodi Gago, che ha fondato Prosperous Armenia a metà degli anni 2000. I suoi detrattori lo accusano di averlo fatto per conto di Kocharyan. Tsarukyan non è estraneo alle polemiche ed è oggetto di numerose accuse di illeciti finanziari e violenza. Forse per ripulire ulteriormente la propria immagine, l’imprenditore sta attualmente finanziando la costruzione di una statua di Gesù alta 33 metri.
Si prevede che i candidati aumenteranno ulteriormente, ma un quadro più chiaro emergerà dalle elezioni locali del mese prossimo a Echmiadzin. All’inizio di quest’anno, il candidato sindaco di Pashinyan è stato sconfitto alle elezioni locali di Gyumri, la seconda città dell’Armenia. Il Contratto Civile di Pashinyan ha perso anche nella più piccola comunità di Parakar, appena fuori Yerevan, che aveva già rischiato di perdere nel 2023.
Il 20 ottobre, il controverso sindaco di Gyumri è stato arrestato con l’accusa di corruzione. Aveva assunto l’incarico solo ad aprile.
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