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Ucraina: il quotidiano della guerra
Dal 24 febbraio sono stati molti gli articoli e i reportage dedicati ai combattimenti che si svolgono in Ucraina. Ma qual è la quotidianità nelle retrovie? Le foto di Antoine Laurent e Dima Fedorenko scattate fra il 27 aprile e il 19 maggio
La percezione di una guerra si limita spesso ad un principale elemento: il fronte. Nel caso della guerra in Ucraina, questo fenomeno è poi amplificato dalle migliaia di video e di immagini di combattimenti condivise su internet dalla stampa internazionale e soprattutto dagli ucraini stessi, soldati compresi.
Una volta sul posto, ci si rende conto che anche a mille chilometri dal fronte, la guerra c’è, pervasiva. Passa da pesanti momenti di silenzio in mezzo alle discussioni; da occhi che, per un secondo o cinque minuti, non guardano più da nessuna parte. Vi sono poi gesti del quotidiano che non sono più al loro posto: spegnere i fari, accendere le luci dell’abitacolo e quelle di emergenza, andare a passo d’uomo. Gesti, nella notte buia, guidati dai segnali di una torcia in mano ad un soldato armato, mentre un altro, un po’ nervoso, alza il suo fucile d’assalto.
E poi le centinaia di manifesti di propaganda lungo le strade, i checkpoints nell’intero paese, i segni lasciati nel paesaggio dai combattimenti… Attraverso queste foto gli autori intendono dare un’idea dell’atmosfera sospesa nella quale tanti ucraini vivono da mesi o, per certi abitanti del Donbass, da otto anni. La maggior parte del tempo, nelle retrovie, la guerra è come il fumo di un fuoco mezzo spento. Non ti impedisce di respirare, ma non lo puoi dimenticare – è stancante. E più ti avvicini al fronte, più diventa denso.
Visita il dossier Ucraina, la guerra in Europa
La percezione di una guerra si limita spesso ad un principale elemento: il fronte. Nel caso della guerra in Ucraina, questo fenomeno è poi amplificato dalle migliaia di video e di immagini di combattimenti condivise su internet dalla stampa internazionale e soprattutto dagli ucraini stessi, soldati compresi.
Una volta sul posto, ci si rende conto che anche a mille chilometri dal fronte, la guerra c’è, pervasiva. Passa da pesanti momenti di silenzio in mezzo alle discussioni; da occhi che, per un secondo o cinque minuti, non guardano più da nessuna parte. Vi sono poi gesti del quotidiano che non sono più al loro posto: spegnere i fari, accendere le luci dell’abitacolo e quelle di emergenza, andare a passo d’uomo. Gesti, nella notte buia, guidati dai segnali di una torcia in mano ad un soldato armato, mentre un altro, un po’ nervoso, alza il suo fucile d’assalto.
E poi le centinaia di manifesti di propaganda lungo le strade, i checkpoints nell’intero paese, i segni lasciati nel paesaggio dai combattimenti… Attraverso queste foto gli autori intendono dare un’idea dell’atmosfera sospesa nella quale tanti ucraini vivono da mesi o, per certi abitanti del Donbass, da otto anni. La maggior parte del tempo, nelle retrovie, la guerra è come il fumo di un fuoco mezzo spento. Non ti impedisce di respirare, ma non lo puoi dimenticare – è stancante. E più ti avvicini al fronte, più diventa denso.
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Da qualche settimana Zaporizhia è una tappa obbligatoria per la gente che fugge i combattimenti nell’est del paese. Diverse decine di migliaia di persone sono arrivate qua durante le ultime settimane, al ritmo dell’apertura dei corridoi di evacuazione. Alcuni continuano poi la loro strada verso ovest, ma tanti restano. Siccome la città si trova solo ad una ventina di chilometri dal fronte , sinora sono poche le organizzazioni che vi lavorano. Al fine di provvedere all’improvviso aumento dei bisogni in materia di alloggio, di cibo e acqua, sono spesso gli abitanti ad organizzarsi per aiutare i profughi. Una bella lezione di solidarietà. (foto: N. E.)
In un villaggio della Transcarpazia vicino a Chust , una liceale, uno studente di arte e una giovane chimica, tutti rifugiati da Kiev dalle prime settimane del conflitto, aiutano un agricoltore a raccogliere il fieno. In questo paesaggio di colline e foreste, solo la loro presenza ricorda che la guerra c’è. Dopo qualche mese in campagna, parlano ora di tornare a Kiev nel mese di giugno. Ma la guerra ancora infuria in molte parti del paese. (foto: A.L.)
Guardando dal finestrino, si possono a volte vedere piccoli cartelli di plastica con un teschio rosso su sfondo bianco, o altri segnali in cartone scritti a mano in cirillico con una sola parola: “Mine”. L’Ucraina, contrariamente alla Russia (ma non solo) ha sottoscritto la Convenzione di Ottawa contro le mine antiuomo nel 2006. Non vieta però l’uso delle mine anticarro. La normalizzazione della situazione attraverso l’umorismo fa parte degli aspetti più sorprendenti dell’atmosfera generale. Da lontano sembra brutto scherzare su tali argomenti. Sul posto, mi spiegano una cosa semplice: o ridi, e così prendi le cose con un minimo di distacco, o diventi matto. (foto: A.L.)
Irpin fa parte delle città vicine a Kiev dove i bombardamenti russi sono stati estremamente violenti. Tutte le case di questa strada di circa duecento metri sono state incendiate. Le rovine emanano un odore ossessionante, nauseabondo. Tuttavia, i combattimenti sono finiti. Su questo cartello, si può leggere l’informazione seguente: “Si vendono porte e finestre”, seguite dal contatto dell’azienda in questione. Nel frattempo, le forze ucraine stanno scavando decine di chilometri di trincee intorno all’area metropolitana di Kiev, trasformandola in una vera e propria città fortificata. (foto: A.L.)
A qualche chilometro dalla città di Bucha, dove è in corso un’inchiesta della Corte penale internazionale per potenziali crimini di guerra, le tracce dei combattimenti sono ancora ben visibili. Ad un certo punto della strada, rimangono ancora una piccola decina di veicoli corazzati russi distrutti. Le torrette dei carri armati colpiti dai missili giacciono a venti metri del resto del veicolo, mentre alcuni pini sono stati tagliati in due dalle esplosioni. Dei corpi carbonizzati sono rimasti sul posto per parecchie settimane. (foto: A.L.)
Fra i segni della guerra più visibili nell’intero paese (sebbene meno negli oblast’ di Lviv e di Transcarpazia adesso), ci sono i checkpoints: uno all’ingresso e all’uscita di ogni villaggio al minimo e vicino ad ogni infrastruttura strategica (principali ponti o incroci, caserme…). In generale, sono gestiti da membri delle Forze di difesa territoriale: milizie di volontari armati abilitati a procedere ai controlli e ad appoggiare l’esercito regolare quando il territorio dove si trovano viene attaccato. Con la legge marziale, fotografare una posizione occupata dai soldati delle forze ucraine è passibile di 15 anni di reclusione. (foto: A.L.)
A Zaporizhzhia, capitale dei Cosacchi dell’Ucraina, si possono vedere altri manifesti inusuali. Questo è rivolto a chi voglia contribuire alla difesa della città nel caso venisse attaccata: dà le istruzioni necessarie per distruggere un carro armato russo con delle molotov. Le parti segnalate nell’immagine evidenziano i punti più vulnerabili della corazza. (foto: A.L.)
Su questo manifesto fotografato sullo Dniepr, il poeta e pittore ucraino Taras Ševčenko (1814-1861), travestito da soldato contemporaneo, accanto ad una citazione tratta dalla sua opera : “Lottate – vincerete. Dio vi aiuta! La verità e la forza sono dalla vostra parte. La santa libertà!". Considerato il padre della letteratura nazionale ucraina, si è in particolarmente distinto per la sua critica alla schiavitù e fu perseguitato dal potere zarista. Tra gli autori utilizzati in queste campagne di comunicazione anche alcune donne, come ad esempio Lesja Ukraïnka . (foto: A.L.)
Oltre al fatto che adesso, a Kiev e nei dintorni, si può andare per strada in macchina quasi normalmente, colpisce la velocità con la quale sono cominciati i lavori di ricostruzione delle infrastrutture. Lavori sono in corso anche attorno al principale ponte di Iripin, bombardato dall’esercito ucraino all’inizio di marzo al fine di rallentare l’avanzata dei russi. Nella foto, tra le macerie, è distinguibile un grande quadro . Questa opera, ispirata dalla Guernica di Picasso, è stata realizzata sul posto in queste ultime settimane dal pittore messicano Roberto Marquez. (foto: Dima Fedorenko)
Alcuni abitanti, i cui appartamenti sono stati danneggiati o sono ora senza gas, elettricità o acqua, non hanno ancora trovato un posto alternativo dove rifugiarsi. Nel cortile di questa residenza a Irpin , ci si organizza il meglio possibile, aspettando una soluzione. Almeno, non si vive più nelle cantine, e l’inverno è finito. (foto: A.L.)
Non appena si è ritirato l’esercito russo gli ucraini hanno iniziato a pulire le strade, sgomberandole dalle carcasse di veicoli distrutti e dalle macerie. Su questo terreno, a Bucha , i resti di diversi veicoli corazzati e macchine fuori servizio. La gente va e viene, a volte con i bambini, visitando il posto, facendo foto, scrivendo graffiti su quello che rimane dei veicoli russi, con una calma e una curiosità sorprendenti. (foto: A.L.)
Le regole del coprifuoco cambiano da un giorno all’altro e a seconda dei luoghi. A volte si può uscire anche di notte, a volte è vietato camminare per strada a partire dalle 5:00 del pomeriggio. Certi giorni si deve nascondere il più possibile la luce proveniente dalla propria casa, altre volte basta solo non esagerare. Giorno dopo giorno, occorre tenersi aggiornati. (foto: A.L.)