Syntagma, campo di battaglia della crisi greca
Piazza Syntagma, moderna agorà della democrazia greca, è a pezzi. La piazza di Atene, situata di fronte al parlamento greco, in questi anni è stata ridotta a campo di battaglia da numerose manifestazioni sfociate in guerriglia urbana.
Gli scontri peggiori risalgono al 30 giugno 2011, quando almeno venti tonnellate di marmo sono state divelte dalla pavimentazione di Syntagma per trasformarsi in armi improprie. Danni stimati: 612mila euro.
Altri 380mila euro di danni provocati negli scontri di ottobre 2011, mentre nel febbraio 2012 le violenze (e i danni) sono andati ben oltre i confini della piazza. Da allora, i segni e le cicatrici della guerriglia sono rimasti evidenti, e l’acqua delle fontane scorre tra elementi rabberciati.
Secondo Nana Spyropoulou, funzionaria statale addetta ai servizi tecnici, la sistemazione della piazza non rientra nelle priorità del governo: i costi sono alti, e l’esecutivo di Atene ha come priorità dichiarata quella di tagliare con l’accetta le spese in tutti i settori. Alcuni sponsor privati avrebbero mostrato interesse ad intervenire, ma fino ad oggi nulla di concreto.
Il governo sarebbe comunque al lavoro per definire un piano di restauro, che prevede la rimozione di tutti gli elementi di marmo dalla piazza, focalizzandosi su “materiali duraturi, e più difficili da utilizzare come proiettili dai dimostranti”.
Perché, a parte la mancanza di fondi, è questo il vero ostacolo alla sistemazione di Syntagma: la paura che, con la fine della crisi tutt’altro che vicina, e il pericolo di nuovi scontri sempre reale, ogni intervento di restauro possa trasformarsi presto o tardi in un pesante, solido e rabbioso messaggio verso chi governa il paese.
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