Un tè da Atice
Atice ha quindici anni. Mentre ci prepara il tè, nella tenda panciuta dove vive con la famiglia, parla senza sosta, ostentando un fare sicuro. Siamo sulle falde del monte Karadağ, antico vulcano spento e oggi terra di pascolo che domina la provincia di Karaman, in Turchia centrale. Poi, però, all’improvviso Atice s’avvampa di rosso per la timidezza, e nasconde il viso tra le mani, con un gesto da bambina.
Atice è una Yörük "coloro che camminano", popolazione turcofona semi nomade, che un tempo guidava le sue greggi non solo in Anatolia, ma anche nella penisola balcanica. In lei convivono e combattono non solo la donna e la bambina, ma anche il passato e il futuro della sua gente.
“Non voglio stare dietro alle bestie per tutta la vita”, dice convinta. Durante l’inverno Atice vive con la nonna a Karaman, dove studia. L’estate, però, torna col padre, la madre e i fratelli sui pascoli. “Qui non c’è nulla per me, voglio studiare. Mi piacerebbe diventare poliziotta, per fare una vita attiva, all’aperto”.
“Ma in città non troverai mai un lavoro più attivo e all’aria aperta della vita che fai ora”, le fa notare qualcuno degli ospiti, con un mezzo sorriso. Atice tace, poi fa di nuovo sparire il viso tra le mani.
Brevi
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