Dopo che la settimana scorsa, presso un ufficio dell’anagrafe comunale si è presentata una coppia di uomini per fare richiesta di unirsi secondo il "životno partnerstvo" (partenariato di vita), previsto da pochi giorni per legge in Croazia, ora è il caso di due donne.
Di Saržinski e Marija Savić hanno fatto richiesta di unione civile per assicurarsi finalmente una vita normale. Il certificato di partenariato, come ha dichiarato Marija Savić, serve infatti soprattutto per risolvere questioni pratiche.
Marija e Di dal 2007 hanno deciso di vivere insieme, prima a Belgrado e poi a Sarajevo. Si erano trasferite a Sarajevo perché a Belgrado Di Saržinski non riusciva a trovare lavoro come antropologa forense perché cittadina straniera alla quale non rilasciavano il permesso di lavoro. Ma a Sarajevo era Marija la straniera, senza la possibilità di ottenere alcuna assistenza sociale in quanto partner di Di. In Bosnia Erzegovina, infatti, non esiste una legge che riconosce il diritto all’unione civile tra coppie dello stesso sesso, per cui hanno accolto con grande felicità la legge votata dal Parlamento croato lo scorso 15 luglio.
Nel mese di ottobre Marija e Di si uniranno civilmente e in modo ufficiale nel 28esimo paese dell’UE, a Fiume o a Zagabria. Marija, riporta Jutarnji List, afferma di essere curiosa di vedere come si comporteranno le istituzioni in Serbia rispetto alla sua identità. Ha deciso infatti che prenderà il cognome di Di e si aspetta che avrà due identità: Marija Savić in Serbia e Marija Saržinski in Croazia.
Con l’unione civile non potranno comunque risolvere i problemi che hanno al momento in Bosnia Erzegovina, per cui dovranno trasferirsi a vivere in Croazia per poter finalmente vedere riconosciuta la loro vita familiare.
Fonte: Jutarnji List
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