La precedente visita è avvenuta 68 anni fa, quando a Belgrado si è recato Enver Hoxha.
L’incontro tra Edi Rama e l’omologo serbo Aleksandar Vučić era già stato fissato per la fine di ottobre, ma l’incidente diplomatico seguito alla partita Serbia-Albania, con l’ormai famoso volo del drone con la bandiera della “Grande Albania” sullo stadio di Belgrado, lo aveva fatto slittare. Una visita che segna, come detto dal premier serbo alla vigilia dell’incontro, un nuovo inizio delle relazioni tra i due paesi e un passo avanti nelle relazioni dell’intera regione.
Tuttavia qualcosa sembra essere uscito dal protocollo. Durante la conferenza stampa congiunta tenuta dai due primi ministri Aleksandar Vučić ha detto che “non si aspettava una provocazione” dal premier albanese. In molti, anzi tutti gli spettatori della tv pubblica serba RTS, non hanno colto immediatamente il riferimento. Edi Rama aveva ribadito infatti che l’indipendenza del Kosovo è un fatto, che è riconosciuta da oltre 100 paesi nel mondo e ha l’avvallo della Corte di giustizia internazionale. Si tratta appunto, secondo Rama, di una realtà ineluttabile. Questo, però, il pubblico serbo non è riuscito a sentirlo, perché il discorso del premier albanese, di quasi 15 minuti, non ha avuto alcuna traduzione. La RTS, scusandosi con gli spettatori, ha fatto sapere che vi è stato un “problema tecnico”.
Il pubblico che non familiarizza con l’albanese ha potuto ascoltare solo le dure reazioni di Vučić: “Non permetto a nessuno di venire a Belgrado e umiliarci, il Kosovo e Metohija è stato e resta parte della Serbia e non ha mai avuto nulla a che fare con l’Albania”.
Tra le note positive invece l’accordo tra i due premier per dare la possibilità ai propri cittadini di viaggiare tra i due stati con la sola carta d’identità.
Brevi
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