Crisi in Macedonia, ancora nulla di fatto

Si è chiuso ieri a Skopje con un nuovo nulla di fatto il terzo round di negoziati tra i principali partiti macedoni, facilitati dalla comunità internazionale per trovare una via d’uscita alla crisi politica ed istituzionale che stringe il paese dopo lo scandalo intercettazioni e l’operazione di polizia di Kumanovo.

L’incontro, tenuto sotto l’egida dell’ambasciatore USA e del capo delegazione UE a Skopje, ha visto protagonisti il premier Nikola Gruevski (VMRO), il capo dell’opposizione socialdemocratica Zoran Zaev (SDSM) e i leader dei due principali partiti albanesi, Ali Ahmeti (DUI) e Menduh Thaçi (DPA).

Pochi i dettagli emersi dall’incontro. Alla stampa, Zaev ha dichiarato che “ancora si tratta sulla cornice, sul formato e sui temi su cui bisogna confrontarsi. Ancora non siamo arrivati a discutere di dettagli concreti, e non possiamo ancora affermare che il processo negoziale sia davvero partito”.

Nelle dichiarazioni dell’opposizione, però, resta chiaro l’obiettivo delle dimissioni del premier Nikola Gruevski e della successiva creazione di un governo di transizione. La linea della VMRO è invece quella di una soluzione all’interno delle istituzioni, parlamento in primis. Un nuovo incontro è stato fissato per la prossima settimana.

Nel frattempo, la stampa macedone si sofferma sulla possibilità che l’Unione europea nomini a breve un rappresentante speciale incaricato di occuparsi della crisi a Skopje. Nel 2001 il rappresentante speciale UE Alain Le Roy diede un contributo importante nella definizione degli Accordi di Ohrid.

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