Grecia | |
Panagoulis vive
Il 13 agosto 1968 Alekos Panagoulis si nasconde con un detonatore fra le scogliere ai bordi della strada litoranea che passa per Varkiza, a due chilometri da Atene. Ha appena piazzato degli ordigni che però non si innescano al momento giusto al passaggio della limousine del capo del regime militare, Georgios Papadopoulos.
Ci vuole poco a trovarlo e ad arrestarlo: Alekos rifiuta di rivelare i nomi dei complici dell’organizzazione "Resistenza greca" da lui fondata, così viene torturato fino al giorno del processo, il 3 novembre 1968, quando viene condannato a morte. Le pressioni della comunità democratica inducono però il regime a non farne un martire e a non fucilarlo.
Nel 1973, negli ultimi mesi della dittatura, quando ormai la giunta indebolita cerca un riconoscimento internazionale, Panagulis esce di prigione grazie a un’amnistia. Il 24 luglio 1974 partecipa alle prime libere elezioni greche e diventa deputato per continuare dal parlamento la sua caccia ai politici che avevano avuto connivenze con i golpisti: in particolare aveva raccolto prove contro l’allora ministro della Difesa Evanghelos Averoff, accolto dal governo conservatore di Kostantinos Karamanlis.
Questo gli costò la vita: Alekos è morto a meno di 40 anni in un misterioso incidente stradale, la notte fra il 30 aprile e il primo maggio 1975, sulla strada che da Atene porta in una manciata di chilometri nel sobborgo di Glyfada, sua città natale. I funerali, il 5 maggio, sono una manifestazione oceanica.
Testo originale di Gilda Lyghounis, dai nostri archivi.
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