Liste nere USA e UE, preoccupazione e divertimento per i macedoni

Le liste nere degli USA e dell’UE, mirate ad impedire le discusse attività di alcuni cittadini dei Balcani, hanno fatto la loro comparsa anche in Macedonia, con una particolarità però. Una gaffe del ministero USA

17/02/2004, Stojanka Mitreska - Skopje

Le liste nere dell’Unione Europea e degli Stati Uniti sono già diventate il tema principale delle barzellette e degli scherzi macedoni, e solo una settimana dopo che Bruxelles e Washington avevano pubblicato i nomi dei cattivi perché "hanno impedito l’applicazione dell’accordo di Ohrid" vietandogli al contempo l’ingresso nel mondo democratico.

Il motivo di un tale atteggiamento, su una decisione seria come questa, è dovuto alla gaffe del ministero americano per le finanze, il quale ha sbagliato addirittura i dati di tre delle quattro persone sulla sua lista. Sulla lista di Washington oltre al certo Predrag Kujunxica, si sono travati anche Menduh Taci, presidente del Partito Democratico Albanese di Macedonia (PDA), Avdilj Jakupi (detto il comandante Cakala), Xezair Sakiri (comandante Hoxa), deputato al parlamento macedone.

Tutti questi sono stati mostrati come leader di gruppi militanti che operano contro gli sforzi delle Nazioni Unite nel tentativo di ripristinare la pace in Bosnia ed Erzegovina, ossia minacciare l’accordo di pace di Dayton.
Va già bene che stavolta gli americani non abbiamo sbagliato continente da dove provengono gli accusati, si è commentato tra l’opinione pubblica sulla gaffe americana. L’ambasciata americana, il giorno successivo ha corretto l'[]e e a tutti è stato chiaro che a Taci, Jakupi e Satiri è stato vietato di effettuare transazioni finanziarie negli USA oltre al blocco dei conti correnti bancari, a causa della loro ostruzione dell’accordo di Ohrid.

"Questo è un vero inganno. Il divieto contiene varie falsità. Per primo, si parla di BiH, ma io né lavoro, né vivo là. Secondo, nei miei 14 anni di carriera politica non sono mai stato leader di gruppi armati. E terzo, si parla di bloccare i beni materiali. Ma io non ho né un conto negli USA, né in nessun altro paese del mondo. Questo procedimento mi sembra una lotta con le ombre" ha dichiarato Taci.

Sakiri non è stato sorpreso dalle liste nere dal momento che tempo fa l’ambasciata americana a Skopje ha rifiutato di dargli il visto perché – così gli hanno detto – si oppone all’accordo di Ohrid.
"Non sono mai stato sino ad ora in America. E non ho problemi a non andarci anche in seguito. Non mi oppongo all’Accordo di Ohrid, ma bensì al modo in cui l’accordo si realizza", ha dichiarato Sakiri.

Per quanto riguarda la lista nera americana non è chiaro come possa esserci finito sopra il comandante Cakala, quando quest’ultimo si trova insieme con Xemail Hiseni, detto comandante Xejmi Sej, in un carcere del Kosovo in attesa della sua estradizione in Macedonia. Sulla lista nera americana, la quale in effetti è stata una evidente decisione del presidente George Bush, si trovano complessivamente 160 persone dei Balcani.

Ad ogni modo, le liste nere di Bruxelles e di Washington hanno agitato l’opinione pubblica macedone. Con molta passione si è commentato anche su ciò che è successo, almeno stavolta.
Come, per esempio, il fatto che due giorni prima che Bruxelles pubblicasse la lista, alcuni media avevano speculato sul fatto che si scrive in nero anche su tutti gli intellettuali e i giornalisti che pubblicamente hanno parlato contro l’accordo di Ohrid. L’opinione pubblica non è stata in grado di comprendere perché l’Europa lo abbia fatto, quando la "democrazia" è sempre la prima e l’ultima parola dei politici europei che sfilano in Macedonia. Fortunatamente, questa volta, i giornalisti sono sopravvissuti alla lista nera, ma alcuni credono che all’ultimo momento Bruxelles abbia tolto qualche nome.
L’UE ha così reso noto il motivo fondamentale della lista nera, entrata in vigore lo scorso martedì, 10 febbraio.

"Nonostante la situazione nel paese sia generalmente migliorata, esistono alcuni individui che continuano a promuovere o a partecipare ad azioni violente, le quali violano i principi basilari, l’integrità territoriale del paese, e il carattere unitario e multietnico dell’accordo di Ohrid".

Il rappresentante speciale dell’UE a Skopje, Soren Jesen-Petersen, considera la lista nera come un chiaro segnale del fatto che l’UE continui a dare un forte appoggio all’implementazione dell’accordo di Ohrid e che continui a spingere con tutte le forze la Macedonia sulla via dell’Europa.

Il funzionario di Bruxelles considera inoltre che il divieto di ingresso nei paesi dell’UE dimostra che l’Unione Europea non tollererà i mezzi antidemocratici ed estremistici che alcuni vorrebbero mettere sul percorso di avanzamento verso l’Europa.

Una simile posizione la ha assunta anche il governo macedone e forse per questo non ha avuto una particolare influenza sull’opinione pubblica, perché è parso essere simile ad un film già girato, che si replica quando si desidera sfuggire dall’assunzione di una posizione più concreta. Saso Colakovski, il portavoce del governo, ha dichiarato che la lista esprime il sostegno dei processi democratici in Macedonia.

Ma le liste nere sono state valutate anche come una "montatura politica", nella quale è immischiato il governo macedone con a capo il premier Branko Crvenkovski e i ministri Radila Sekerinska e Hari Kostov, ministro degli interni. Alcuni di quelli che si sono trovati sulla lista hanno annunciato che procederanno con le denunce, per via del fatto che considerano la loro presenza sulla lista immotivata e senza prove.
"Si tratta della più grande stupidità che io abbia mai sentito. È ridicolo. Me lo aspettavo da Crvenkovski e dal ministro degli interni. Ma non mi sarei aspettato che gli europei accettassero tale stupidità. Mi hanno già contattato diversi avvocati, persino da Bruxelles, interessati a difendermi dalla burocrazia europea. È chiaro che anche il governo ha partecipato alla compilazione delle liste. Lo ha detto anche Javier Solana. Denuncerò tutti quelli che mi hanno messo in compagnia di criminali e t[]isti", ha dichiarato per il quotidiano "Vreme" il generale della polizia Goran Stojkov, ex comandante dell’unità speciale i "Leoni".

Oltre a lui, sulla lista si è trovato anche il suo collega Goran Georgievski, detto Mujo. Quest’ultimo è un ex membro della disciolta unità speciale "Leoni". Dieci giorni prima che la lista giungesse da Bruxelles a Skopje, Mujo non era in Macedonia. Alcuni dicono che si trovi in Sud Africa, altri in Canada.

Il politologo macedone, Gorgi Ivanov afferma che il motivo per cui sulla lista ci sono anche i membri dei "Leoni" è per bilanciare. In questo modo l’Unione Europea ha stilato le liste sulla Bosnia e per questo non dobbiamo essere sorpresi se c’è anche qualche macedone, suggerisce Ivanov.

Però, le liste nere sono state una grossa sorpresa per i seguenti cittadini macedoni: Hamdi Bajrami, detto comandante Breza; Gafur Adili, comandante Vardari; Goran Georgievki, detto Mujo; Spiro Butka; Xemail Hiseini, detto comandante Xejmi Sej; Avdilj Jakupi, detto Cakala; Daut Rexepi, detto Leka; Sait Rusiti; Izair Samiu, detto comandante Baci; Goran Stojkov, Fadil Sulejmani, meglio conosciuto come il rettore dell’Università di Tetovo, e Guner Sulejmani, il quale ha causato parecchio rumore riguardo il caso dell’usurpazione dell’edificio della "Tetovo tabak".
La lista nera dell’Unione Europa sarà in vigore per 12 mesi, e non è definitiva.

Tuttavia, dopo questo polverone, le gaffe e le critiche sul fatto che la lista non fosse precisa, non sembra esserci ulteriore agitazione tra l’opinione pubblica, forse perché non è la prima volta che l’UE invia tali messaggi.
E così via, fino alla prossima lista.

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