Guerra in Iraq: la Bosnia protesta sottovoce

Piccole manifestazioni continuano ad essere organizzate nelle principali città da gruppi di artisti o della società civile.

10/04/2003, Dario Terzić - Mostar

L’angoscia per quanto sta succedendo in Iraq é evidente in Bosnia, soprattutto tra la comunità musulmana. Ma pochi fanno sentire la propria voce. Qualche
associazione, donne velate e alcuni artisti. Dario Terzic da Mostar traccia un bilancio delle mobilitazioni pacifiste e del clima che si vive nel Paese

Come tutta la stampa mondiale anche quella bosniaca segue con attenzione la guerra in Iraq. Sui giornali bosniaci ogni giorno vengono pubblicate almeno quattro pagine sul conflitto in atto. Ma sfogliando questi quotidiani non si trova mai nulla sulle manifestazioni contro la guerra, delle proteste davanti all’ambasciata americana ed iniziative simili.

Ma in Bosnia se ne stanno tutti zitti o sono invece tutti favorevoli alla guerra?

Chi segue la situazione bosniaca con attenzione sa che in realtà manifestazioni contro la guerra ve ne sono state. Qualcuna a Sarajevo, qualcuna a Mostar, qualcuna a Banja Luka. Si tratta di piccoli gruppi organizzati da alcune associazioni del terzo settore, da singoli artisti o da rappresentanti della Campagna a favore dell’obiezione di coscienza.

A Mostar un piccolo gruppo di una ventina di persone ha fatto `una passeggiata` davanti al Consolato americano gridando slogan di protesta. Hanno poi appeso alle finestre dell’Hotel Neretva, proprio di fronte al Consolato, uno striscione inneggiante alla pace. In modo che gli americani siano costretti a guardare quello striscione ogni mattina entrando in ufficio.

Purtroppo non è accaduto molto di più. A Sarajevo sono scesi in piazza molti cittadini, tra di loro tante donne velate, con il rischio che queste manifestazioni vengano percepite come manifestazioni fondamentaliste.

Se si inizia a parlare alla gente pochi però sostengono l’azione USA. In particolare non lo fanno i Musulmani di Bosnia i quali certo non negano che Saddam sia un dittatore ma fanno presente come sia sempre la popolazione civile a pagare.

Ed i media? Quotidiani, radio e televisioni in Bosnia sono con l’acqua alla gola e sopravvivono spesso esclusivamente grazie a donazioni internazionali. Molte delle quali elargite da USAID, l’agenzia della cooperazione americana…

Tutti i media inoltre devono sottostare al controllo della Commissione RCA, organo internazionale ma nel quale gli americani hanno particolar peso. Anche se non vi è certo una posizione univoca
adottata dai giornalisti. Mladen Maric ad esempio, giornalista della FTV (Televisione federale) non ha mai esitato a ricordare l’imperialismo americano, dal Viet Nam alla Cambogia. Il giornalista è stato più volte rimproverato sia da rappresentanti diplomatici americani che dalla stessa Commissione RCA.

E le ONG? Quale la loro posizione? Le organizzazioni non governative bosniache sono ‘non-governative’ solo rispetto allo Stato bosniaco. Sopravvivono infatti grazie ai finanziamenti inglesi, norvegesi, italiani, americani. E questo permette ai ‘volontari’ che vi lavorano di avere stipendi di due, tre, quattro volte superiori allo stipendio medio bosniaco. Non ci si può aspettare quindi grandi proteste. Forse qualcosa da chi riceve finanziamenti dai francesi…

Tutti sono consapevoli che gli USA hanno avuto un ruolo fondamentale nell’arrivare agli Accordi di Dayton che hanno ‘creato’ il nuovo Stato bosniaco. E sono sempre stati gli Americani a seguire passo per passo la crescita di questo ‘bambino’ che sta ancora imparando a camminare. Forse da questo deriva la barzelletta che gira molto in questi giorni: "Qual è lo Stato americano che ha i migliori rapporti con l’Iran? La Bosnia naturalmente".

Ma anche i Paesi arabi hanno investito molte risorse in Bosnia. Ad esempio per la ricostruzione delle moschee, per l’assistenza alle famiglie di chi è morto nel nome di Allah, per la ricostruzione delle case. E dopo le sofferenze subite durante la guerra la comunità musulmana è divenuta senza dubbio più sensibile alle sofferenza dei fratelli musulmani. Ed è quindi forte l’angoscia per quanto
sta avvenendo in Iraq. Ma dato che gli Americani con i loro soldi sembrano aver comprato quasi tutto in Bosnia, probabilmente hanno acquistato anche il silenzio. Anche se alcune voci contro ci sono, forse non altissime ma ci sono.

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