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In Serbia arrestati due giornalisti del quotidiano ‘Dan’
Ancora sconosciuto il motivo dell’arresto dei due corrispondenti del quotidiano montenegrino. Si avanzano sospetti di connessione con ambienti criminali, l’associazione dei giornalisti del Montenegro protesta e ne chiede la liberazione.
La polizia Serba ha arrestato due corrispondenti di ‘Dan’, il quotidiano di Podgorica al quale era già stata vietata la distribuzione in Serbia dal 14 marzo. Il direttore di ‘Dan’ spiega che nella redazione non avevano ricevuto spiegazione sul divieto di lavorare, e che anche questa volta la polizia non si è fatta sentire fino a ieri (7 aprile), quando ha informato la redazione dell’arresto dei due giornalisti, ma ha spiegato che non può renderne noti i motivi per ragioni imposte dallo stato di emergenza.
Venerdì sera, 4 aprile, la polizia è entrata nell’appartamento del corrispondente Dagisa Petrovic, ha copiato tutto il materiale dal suo computer e lo ha portato via. Milovan Brkic, il corrispondente di Belgrado, è stato arrestato sabato mattina (5 aprile). Sino ad ora non è stato rilasciato alcun avviso ufficiale sulle cause dell’arresto.
Un altro quotidiano di Podgorica, ‘Publika’, cita una fonte anonima del MUP (Ministero dell’Interno) della Serbia, secondo cui il motivo dell’arresto di questi due giornalisti non riguarda i loro articoli, ma la loro connessione, stretta e duratura, con "i circoli criminali di Belgrado", anche con quelli che hanno ucciso il premier Djindjic". La stessa fonte ha detto a ‘Publika’ che i giornalisti arrestati avevano il compito, assegnato dai criminali, di contribuire con la loro attività all’eventuale inizio della guerra civile in Serbia. In più, la fonte anonima ha detto che presso "l’esercito della Republika Srpska da anni esiste un servizio tramite il quale si trasmettono i testi a Marina Borozan, una giornalista di Dan", e che questa cosa è stata scoperta con "un’azione coordinata e poi confermata dall’ultima azione delle forze internazionali a Pale". Il servizio di cui si parla trasmetteva i testi che si inviavano dai circoli criminali di Belgrado.
‘Dan’ insiste che i suoi giornalisti scrivevano sulle isure autoritarie applicate dalle autorità serbe dopo la proclamazione dello stato dell’emergenza. "Protestando contro l’arresto e preoccupandosi del destino dei suoi giornalisti", ‘Dan’ ha avvisato dell’arresto le agenzie internazionali dei giornalisti e le agenzie per la protezione dei diritti umani e le missioni diplomatiche della Serbia e Montenegro.
Nel frattempo ha reagito anche l’Associazione dei giornalisti del Montenegro che ha chiesto al Ministero della Serbia "di liberale i giornalisti o di spiegare i motivi del loro arresto".
"Nel caso in cui l’arresto non dovesse essere argomentato in maniera adeguata da parte del MUP della Serbia, allora saremo portati a considerarlo soltanto come un modo di reprimere la voce del pubblico, nella forma di resa dei conti tra opinioni diverse", ha avvisato l’associazione ed ha ricordato che "la libertà di parola del pubblico è alla base di ogni società democratica e tutto ciò che si fa contro si può considerare soltanto come un attacco alla democrazia e alle libertà fondamentali delle persone" (Publika, 7 aprile).
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