Montenegro, in vigore orario europeo ed è polemica

A seguito del cambiamento dell’orario lavorativo nella pubblica amministrazione, in accordo con gli standard europei, molte famiglie si sono trovate in difficoltà, soprattutto per non sapere dove mettere i bambini dopo la scuola.

24/02/2003, Redazione -

Circa 9.300 impiegati nell’amministrazione statale si stanno abituando al nuovo orario lavorativo, dalle 9 fino alle 17. Il governo ha deciso questo provvedimento all’improvviso, senza una discussione pubblica, provocando in questo modo un mare di polemiche. Come al solito si parla di attacco alla sopravvivenza e al budget familiare, alla tradizione e alle abitudini.
Igor Luksic, consigliere del primo ministro per le pubbliche relazioni, dichiara che al Governo sono coscienti del fatto che il cambiamento influenzerà significativamente sul ritmo della vita, ma considera che tale decisione provocherà adattamenti anche nelle altre aree, al fine di armonizzare il nuovo orario con le necessità d’ogni giorno.

Il settimanale "Monitor" scrive che nonostante svariati tentativi, dal Governo non sono riusciti ad avere una spiegazione precisa del perché di questo cambiamento. La domanda su quali sono state le motivazioni che hanno portato a tale decisione è rimasta senza risposta. Perciò ognuno interpreta la decisione a modo suo. Alcuni come parte della tendenza generale all’imitazione dei paesi più sviluppati, mentre altri considerano che il nuovo orario contribuirà al miglioramento dell’efficacia dell’amministrazione statale.
Il presidente del Sindacato, Radule Djukanovic, dichiara che il Sindacato richiederà al Governo spiegazioni circa i motivi di questa decisione "Siamo rimasti senza parole. Ogni novità dovrebbe avere un periodo transitorio". Djukanovic rimanda a problemi prettamente pratici, "in Occidente ci sono i ristoranti o le scuole materne nelle grandi aziende. Da noi queste condizioni non esistono".

Lo staff di alcuni fast food dichiara che la vendita è cresciuta nel tempo di pausa, dalle 13, fino alle 13.30. Questo non è il caso nei ristoranti dove i prezzi sono troppo alti per i salari degli impiegati dell’amministrazione statale.
Ma il cibo non è certo il problema maggiore. Molti genitori non sanno cosa fare con i bambini, perché le scuole materne lavorano ancora con il vecchio orario. Nelle scuole materne, che a Podgorica sono 18, la situazione è ancora in via di esame. Il pomeriggio è riservato alla pre-istruzione di quei bambini che hanno ancora un anno prima di cominciare la scuola. Vjera Filipovic, direttrice di una scuola materna spiega che bisogna avere i dati in mano per rispettare le esigenze dei genitori. "Dobbiamo sapere quanti sono i bambini di quei genitori che lavorano dalle 9 fino alle 17. Per ora abbiamo creato un team per condurre l’inchiesta tra i genitori e dopo la raccolta dei dati potremo agire di conseguenza, anche se abbiamo problemi di spazio".

Oltre alla mancanza di dati, le scuole hanno anche altri problemi. Il direttore di una scuola di Podgorica, Djerdj Noc Martini, considera che nessuna scuola a Podgorica ha le condizioni per il prolungamento della permanenza dei bambini. "Anche la nuova scuola, che è in accordo con gli standard europei, lavora su due turni. Nella nostra scuola ci sono 25 aule e 49 classi. Bisognerebbe avere ancora una scuola, due volte questa, per avere solo un turno (dalle 9 fino alle 17) per rispondere alle necessità dei genitori." Il vicedirettore di un’altra scuola, Milan Soskic, spiega "La nostra scuola lavora in tre turni. Per via delle condizioni lavorative e la mancanza di spazio non si può pensare neanche alla possibilità d’organizzarsi in modo diverso".
Il consigliere del primo ministro per le pubbliche relazioni, Igor Luksic, commenta che ci sono state diverse reazioni, ma nessuna riguarda la sostanza della questione. "Qualche volta bisogna apportare dei cambiamenti scioccanti e lasciare al sistema il tempo di adattarsi. Non sopporto l’approccio di cambiare prima tutto, e solo alla fine l’orario lavorativo. Un approccio di questo tipo non ci ha dato alcuni frutti negli ultimi dieci anni". ("Monitor", 21 febbraio).

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