Verso un comitato promotore di Europe from below
ICS e Osservatorio sui Balcani propongono la nascita di un comitato promotore del network di associazioni euro-balcaniche Europe from below. Per sostenere, dopo Sarajevo, un percorso comune verso l’Europa dal basso.
Venerdì 4 ottobre scorso ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e Osservatorio sui Balcani hanno organizzato a Roma un incontro di verifica aperto a quanti hanno partecipato nella primavera scorsa a Sarajevo all’evento Europe from below – Europe behind the borders. L’impegno nostro e di ICS è di dare continuità a tale evento, per costruire realmente un network di associazioni euro-balcaniche a sostegno di una reale integrazione, sostenibile e dal basso, in un’Unione Europea che sia di tutti quanti abitano il Vecchio Continente.
Ma per dare gambe a tale intento ICS e Osservatorio da soli non bastano; abbiamo proposto pertanto la nascia di un vero Comitato promotore di Europe from below, come descritto nel documento che segue. Primo appuntamento previsto: il Social Forum Europeo di Firenze, dove ci auguriamo di portare più esponenti della società civile e dell’associazionismo balcanico possibile. Per questo abbiamo anche lanciato una campagna per sostenere la loro venuta, chiedendo ad ognuno di dare un contributo per le spese dei visti e del viaggio.
Per aderire al Comitato promotore di Europe from below, o supportare in qualsiasi modo le sue attività, potete contattare l’Osservatorio sui Balcani – tel 0464 424230 segreteria@osservatoriobalcani.org oppure ICS tel. 06 85355081 icsuffroma@tin.it
Ecco il documento presentato nell’incontro di Roma.
L’ideazione – Perugia, ottobre 2001
L’idea di una rete comune tra organizzazioni della società civile dell’Europa occidentale ed orientale nasce dal bisogno di accompagnare e rafforzare il processo di integrazione e di allargamento dell’Unione Europea con un’ampia partecipazione dal basso. La proposta è stata elaborata l’anno scorso nell’ambito delle iniziative collaterali alla Marcia Perugia-Assisi. Queste alcune delle premesse espresse allora:
La speranza che dopo il 1989 si era creata di una "casa comune europea" si è poi ridimensionata sotto il peso dei conflitti etnici, dell’affermazione dei nazionalismi, delle politiche di chiusura, della lentezza dei processi di integrazione.
Il processo -avviato ormai da tempo- dell’unificazione a partire dalle politiche economiche e finanziarie e della progressiva inclusione dei paesi "ammissibili" nell’Unione Europea – secondo stretti parametri – si è dimostrato limitato, escludente e contraddittorio. L’Europa dei diritti e dei cittadini -nonostante l’approvazione della Carta dei Diritti a Biarritz nel dicembre del 2000 – è ancora sostanzialmente un obiettivo lontano e subordinato all’Europa delle monete e dei mercati e la prevalenza delle considerazioni economiciste e finanziarie esclude gran parte dell’Europa centro-sud-orientale dall’accesso alla "casa europea".
Il rischio è che l’Unione Europea non sappia guardare oltre i propri confini, verso una più ampia e plurale cittadinanza europea.
Nel frattempo i nuovi venti di guerra e l’ulteriore indebolimento delle istituzioni e del diritto internazionale, hanno segnalato ancor di più l’urgenza di un soggetto politico forte sul panorama mondiale che faccia da contraltare al pericoloso unipolarismo statunitense. Il bisogno cioè di un’Europa politica forte che renda non omologata la scena internazionale, così come – pur con i suoi limiti di partecipazione democratica interna – ha mostrato di poter fare in campo economico grazie all’introduzione dell’euro.
Sulla base di tali premesse, le organizzazioni presenti a Perugia e quelle contattate in seguito auspicavano un’Europa ampia e plurale – rilanciando tra l’altro l’Appello L’Europa oltre i confini: per un’integrazione dei Balcani nell’Unione Europea rapida, sostenibile, dal basso pure presentato negli stessi mesi – e rivendicavano un ruolo di protagoniste attive nei confronti delle istituzioni europee, nazionali e locali. In particolare, si impegnavano
per costruire "dal basso" – attraverso la cooperazione, la collaborazione, il dialogo – una rete di organizzazioni della società civile, della cittadinanza e delle comunità locali europee che si impegna a mantenersi in costante e reciproco contatto, al fine di favorire:
• iniziative comuni di cooperazione, scambio, formazione e di sensibilizzazione – tra organizzazioni della società civile e reti delle comunità locali – sull’idea di "un’Europa dal basso" che vogliamo contribuire a costruire;
• iniziative – di monitoraggio delle politiche, di lobby e di confronto – con le istituzioni europee con cui vogliamo interloquire: Unione e Commissione Europea, Consiglio d’Europa, Osce, Ebrd, ecc.;
• la costituzione di un osservatorio europeo con un rapporto biennale sulle esperienze concrete di "integrazione dal basso" e un "libro bianco" sulle politiche europee rispetto ai temi e ai valori di integrazione, democrazia, pace, cittadinanza e diritti umani che rivendichiamo con questo appello.
La proposta – Sarajevo, aprile 2002
L’idea del network Europe from below è stata presentata ufficialmente a Sarajevo, a dieci anni esatti dall’inizio dell’assedio alla città e con la presenza di centinaia di rappresentanti di associazioni e gruppi da tutti i Balcani e dall’Italia. Nei diversi incontri svolti dal 4 al 7 aprile, tale idea ha risuonato come modalità concreta per dare avvio ad un rapporto continuativo nel tempo, che sappia andare oltre i singoli incontri per quanto importanti e ben riusciti. L’esigenza di una rete, come punto d’incontro e di coagulo tra le molte esperienze al di qua e al di là dell’Adriatico, è emersa fortemente dai lavori seminariali, con un’immagine precisa anche di quale Europa si vuole favorire. Si legge infatti nel documento conclusivo degli incontri:
C’eravamo dati l’obiettivo di dare forma e contenuti condivisi a questa fitta rete di relazioni, affinché il processo di ricomposizione europea fosse accompagnato dal basso, da una società civile capace di divenire protagonista fondamentale di un processo che vogliamo sottrarre all’esclusività della diplomazia ufficiale.
Un’idea di Europa che bene emerge dalle organizzazioni dei quattro gruppi di lavoro nei quali si è articolato il convegno:
1) Sostenibilità e territorio sono le parole chiave di un percorso di rinascita economica e sociale alle quali riferirsi per uno sviluppo partecipato che valorizzi le identità e le risorse locali, e sulle quali misurare l’impatto e l’efficacia dei progetti di cooperazione internazionale.
2) Un’Europa che voglia essere coerente nelle proprie politiche di solidarietà e cooperazione deve garantire pieni diritti di cittadinanza, ed in primo luogo quello fondamentale di circolazione.
3) La società civile europea rappresenta quell’insieme di relazioni ed attività sociali in grado di affermare con forza che nel tempo della globalizzazione c’è bisogno di più diritti e non meno, più cooperazione e non meno, più difesa dei soggetti deboli e non solo assistenza. Ma anche di più riflessione affinché questo avvenga nel rispetto dei contesti locali.
4) La diplomazia popolare e preventiva può e deve rappresentare una risorsa nei processi di decisione specialmente per quanto riguarda la politica estera e di difesa dell’Europa a cui guardiamo. In particolare, l’obiezione di coscienza deve essere inclusa come diritto costituzionale anche nella nuova Carta Europea.
Questo impegno e questi intendimenti hanno avuto un riconoscimento nelle parole dello stesso Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, che intervenendo alla sessione conclusiva dei lavori ha riconosciuto l’importanza dell’associazionismo e delle società civili sia durante la guerra sia oggi nel cammino verso l’Europa unita.
La nascita del network – Firenze novembre 2002
Ora si tratta di dare consistenza e concretezza agli auspici espressi a Perugia e Sarajevo. In questi mesi si è lavorato ad una sistematizzazione dei materiali prodotti durante l’incontro di Sarajevo, si sono mantenuti i contatti con i colleghi balcanici presenti all’iniziativa, si è sondata la possibilità che la Commissione europea sostenga ulteriori iniziative, si sono presi i contatti per dare una struttura stabile e strumenti informatici adeguati (sito web, newsletter telematica…) alla rete.
Ma tutto questo percorso non vuole e non può essere un’iniziativa esclusiva di ICS – Consorzio Italiano di Solidarietà e Osservatorio sui Balcani. Al contrario, ICS ed Osservatorio ritengono essenziale condividerlo sin dall’inizio con le altre associazioni, gruppi e realtà che hanno partecipato all’evento di Sarajevo, o comunque sono interessate all’idea dell’Europa dal basso. Per questo hanno in questi giorni proposto un comune Comitato promotore delle associazioni, che dia consistenza allo sforzo di costruire la rete e dialoghi con i nostri interlocutori nei Balcani.
L’ipotesi di lavoro potrebbe prevedere:
– un Comitato composto da tutte le organizzazioni, gli enti locali e i gruppi desiderosi di sostenere il cammino di Europe from below. Nella misura in cui gli è possibile, i soggetti aderenti al Comitato partecipano all’iniziativa sostenendo la rete o ricercando assieme fonti di finanziamento esterne;
– una segreteria stabile, da individuare nei Balcani e magari proprio a Sarajevo, che faciliti il passaggio della comunicazione, organizzi i momenti di incontro comune e le iniziative decentrate sui territori e ampli la rete soprattutto nel sud est Europa e negli altri paesi dell’Unione; l’attività della segreteria va sostenuta dai contributi degli aderenti al Comitato promotore o attraverso progetti specifici presentati a finanziatori esterni;
– una struttura informativa composta da sito web, newsletter telematica, forum di discussione etc. per i quali già c’è la disponibilità ad attivarsi del network OneWorld – presente in Italia con Unimondo. Tale network avvierà a breve una propria edizione in inglese e lingue locali per il sud est Europa, nell’ambito della quale lo spazio di Europe from below si può collocare ottimamente.
La struttura della rete potrà essere presentata nel prossimo incontro delle associazioni, già in calendario per novembre nell’ambito dell’European Social Forum di Firenze. Quel momento potrà diventare una sorta di avvio ufficiale della rete, con la definizione di un’agenda comune di appuntamenti e di tematiche sulle quali lavorare.
Europe from below: un percorso possibile
Pur lasciando la costituzione di tale agenda alla discussione comune da qui all’incontro di Firenze, ci pare importante segnalare alcune possibili prospettive sui cui investire le energie raccolte attorno a Europe from below:
– avviare e sviluppare nel biennio 2003-2004 una sorta di convenzione (pan)europea della società civile, che legga, rielabori e se necessario proponga modifiche alla futura carta comune europea in via di approvazione. I lavori della convenzione ufficiale si concluderanno infatti nella primavera del 2003, ma già oggi emergono alcuni dubbi sullo spazio che avranno alcune tematiche importanti come la partecipazione democratica ed i diritti di cittadinanza, come pure appaiono del tutto esclusi dal dibattito cittadini ed istituzioni dei paesi della non Europa – quali sono appunto oggi i Balcani. Senza dunque voler avviare inutili e sterili contrapposizioni, ci pare importante impostare una rilettura e condivisione di tale futura carta alla luce di quelle che sono le premesse fondamentali ed i valori che sottostanno a Europe from below;
– avviare una campagna più specifica sui diritti di libera circolazione e contro le attuali, umilianti restrizioni che subiscono molti cittadini al di là dell’Adriatico. Raccoglieremmo così l’appello del Sindaco di Sarajevo, che ci ricordava come in Europa ci sono due categorie di cittadini: quelli che hanno passaporti di valore e gli altri, che perdono ore e giorni aspettando in coda davanti ai consolati dei paesi dell’Unione Europea, per ottenere visti umilianti che scadono di lì a tre o cinque, al massimo venti giorni… Il visto Schengen è un nuovo muro di Berlino;
– promuovere un incontro annuale in una delle capitali balcaniche per seguire e monitorare il processo di avvicinamento alle istituzioni europee, così come auspicato dall’Appello L’Europa oltre i confini. Tale momento di confronto, aperto ovviamente ai rappresentanti delle istituzioni europee e internazionali, dovrebbe servire per premere sull’idea di non interrompere l’allargamento dell’Europa a scapito dell’area balcanica, proponendo contemporaneamente parametri sostenibili e condivisi sui quali misurare l’avvicinamento di quelle terre a degli standard minimi di omogeneità.
>> Vai ai documenti sull’incontro di aprile a Sarajevo