Elezioni BiH – la guerra dei manifesti
La lotta per le poltrone in BiH giunge al termine, numerosissimi candidati in gara che hanno scatenato una vera guerra dei manifeti appesi ovunque nelle città.
Ci siamo. Il 5 ottobre, primo giorno delle elezioni generali in Bosnia Erzegovina, è dietro le porte. Elezioni alquanto significative perché le prime senza il supporto organizzativo e il sistema di controllo gestiti in passato dall’ OSCE, Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Questa volta quindi si vota con un sistema tutto "fatto in casa", seppur sempre seguendo direttive internazionali ben precise.
La campagna elettorale, iniziata un mese e mezzo fa, sembra essere più sporca che mai. I motivi sono differenti, ma forse il principale è legato al fatto che le imminenti elezioni assicureranno il potere per un mandato di quattro anni, contrariamente a quanto accadeva in passato in cui gli eletti rimanevano in carica solo per due anni.
C’è pertanto da spettarsi una lotta dura, anche dovuta ai numerosissimi candidati – circa 8.000 – 56 partiti e 35 personaggi che anelano alla Presidenza Tripartita del paese.
Tra i Bosgnacchi che stanno correndo per la poltrona di Presidente, il più favorito è forse Haris Silajdzic in rappresentanza del partito "Za BiH", tornato sulla scena politica dopo un lungo periodo di silenzio. Amato dai Musulmani, collaboratore di Alija Izetbegovic ai tempi d’oro dell’SDA, secondo i sondaggi Silajdzic riuscirà ad ottenere il 45% dei voti. La gente pare credere a Silajdzic, anche se i quotidiani, soprattutto quelli vicini al Partito Socialdemocratico (SDP), hanno continuato a scrivere delle vicende poco chiare che in passato lo hanno visto coinvolto, dalla questione dell’alto debito contratto con i paesi arabi, allo scandalo della registrazione di ditte inesistenti, fino ai progetti realizzati con il Kuwait.
La campagna contro Silajdzic avviata da organi di stampa come Slobodna Bosna e Oslobodjenje, è stata bilanciata da quella intrapresa da giornali scandalistici e più commerciali che hanno puntato la mira sul candidato dell’SDP – Zlatko Lagumdzjia. A suo sfavore l’aver messo in luce il suo tentativo di occultamento di alcuni dati del bilancio dell’agenzia di marketing di proprietà della moglie. Lagumdzija sembra infatti essersi dimenticato che rimane poco chiaro come mai due anni fa questa agenzia guadagnava poche migliaia di KM (marchi convertibili) l’anno, mentre durante il biennio di governo dell’SDP il fatturato dell’azienda è salito a milioni di KM.
Gli altri due Bosgnacchi di maggior rilievo candidati alla carica di presidente sono Sulejman Tihic e Alija Behmen, ai quali però vengono concesse poche chance di vinicita.
La situazione tra i concorrenti Croato-bosniaci pare lasciare, sempre secondo i sondaggi pre-elettorali, in prima fila Dragan Covic, seppure si ritrovi a dover fronteggiare un avversario molto forte: Mladen Ivankovic del Partito Popolare del Lavoro per il Progresso (Narodna Stranka Radom za Boljitak). Membro della famosa famiglia Liljanovic, proprietaria dell’omonima azienda produttrice di carne, con il supporto finanziario della famiglia stessa sta seguendo una campagna elettorale molto aggressiva. Con la notevole disponibilità di fondi a sua disposizione pare voler dimostrare di poter ottenere qualsiasi cambiamento. Ha tappezzato le città di manifesti, coprendo spesso quelli dei partiti avversari, soprattutto dell’HDZ, ha organizzato comizi elettorali utilizzando star della musica come il Croato Miso Kovac. I "Lijanovici" sono oltretutto disposti ad elargire regali a tutti, dai più semplici cubi magici con inscritti gli slogan del partito fino ai più ambiti e necessari libri di testo e borse di studio per i ragazzi più bisognosi. La sua campagna di propaganda è passata anche attraverso la rete telefonica Eronet, con l’utilizzo di SMS per messaggi come "non votate lo Jugoslavo Covic ma il vero Croato Ivankovic". Il messaggio allude al passato di Dragan Covic oggi dell’HDZ, il quale prima della dissoluzione della Federazione Socialista Jugoslava era stato funzionario del Partito Comunista.
Gli avversari colpiti però non si danno per vinti. E le città vengono così ricoperte, in risposta a Ivankovic, con manifesti – anonimi ma di cui si dice certa l’origine dell’HDZ – dalle scritte "avete portato cibo e musica, ma il popolo croato non vi crede".
Altro politico di cui si dibatte molto è Jadranko Prlic, che con il suo neonato partito PROENS si dichiara paneuropeo e annuncia nuove riforme, nuovi comportamenti e nuovo modo di vivere. Eppure anche il passato di Prlic continua a rimanere vivo nella memoria della gente. Parliamo del periodo in cui si dichiarò presidente della cosiddetta Repubblica di Herceg-Bosna e pertanto anche delle sue responsabilità nei confronti dei campi di concentramento che spuntarono in Erzegovina durante lo stesso periodo.
Ciò non lo frena però dal tentare di aggirare la "par-condicio" bosniaca e dall’apparire in televisione – a sorpresa di tutti – durante la trasmissione in diretta per l’elezione di Miss BiH.
D’altronde alcune fonti riportano che la sua apparizione gli sia costata, in qualità di sponsor, ben 100.000 KM (circa 50.000 Euro).
L’elevato costo è una delle novità che riguardano comunque tutta la campagna elettorale. Basta dire che un semplice []e di stampa sulle schede elettorali è costato la bellezza di 300.000 KM. Per non parlare dei costi di stampa sostenuti dai vari partiti per tappezzare letteralmente il paese di manifesti. Invece non è una novità la totale mancanza di inventiva. Secondo gli esperti di marketing gli slogan vengono definiti per la maggior parte squallidi e privi di fantasia. Le solite facce maschili ritratte nei manifesti sono brutte, maltruccate, accompagnate sempre da slogan senza significato come "risolutezza e fiducia", "Votate noi" e l’inflazionato "Con noi in Europa".
L’unico che fa sor-ridere è quello scelto dall’ex magnate Fikret Abdic detto "Babo" (ndr: Papà): "Perché scegliere un patrigno se c’è il Babbo?".
Ancora pochi giorni, ma fare previsioni riesce difficile. Quindi meglio non farle e attendere…
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