E’ partito ieri l’anno scolastico in Bulgaria tra molte polemiche causate dalla minaccia di sciopero della classe insegnante e dalle mancate opere di ristrutturazione di molte strutture scolastiche precarie.
La campanella è suonata nuovamente in 3860 scuole.
Quest’anno molti studenti e scolari che risiedono nei villaggi delle zone rurali dovranno abituarsi a passare giornalmente molto tempo in viaggio prima di entrare in aula. Il Governo ha infatti portato a termine un processo di razionalizzazione e di risparmio chiudendo 66 istituti dove il numero di scolari e studenti era ritenuto insufficiente. Sono rimasti a casa di conseguenza anche 9000 insegnanti.
Dei 72000 scolari iscritti quest’anno alla prima elementare circa 5000 avranno dagli 8 ai 16 anni, mentre solitamente si frequenta questa classe all’età di 6-7 anni. Si tratta in particolare di bambini e ragazzi appartenenti alla comunità Rom che hanno accumulato per vari motivi ritardi nella loro ‘carriera’ scolastica. "La maggior parte dei bambini appartenenti a minoranze non va a scuola perché ha forti problemi con la lingua bulgara", afferma al quotidiano ‘Novinar’ Eugenia Zhivkova, parlamentare del gruppo di sinistra ‘Coalizione per la Bulgaria’, che aggiunge come ci si auguri "che l’anno pre-scolare obbligatorio, introdotto quest’anno, aiuterà questi ragazzini a colmare le loro lacune".
Altro elemento preoccupante, messo in rilievo dai quotidiani bulgari in questi giorni, è il livello di violenza che si raggiunge negli istituti scolastici. "Ogni dieci studenti uno è armato", titola Monitor il 16 settembre. Secondo un’inchiesta condotta in 62 scuole di Plovdiv e commissionata dal governo municipale della città e dal Ministero dell’educazione, non è raro che gli studenti e gli scolari si rechino a scuola con coltelli, spray paralizzanti e persino con pistole. E questo si tramuta in un numero non indifferente di pestaggi, minacce e furti.
Commenta e condividi