Bosnia: la scuola non ricomincia
Lo sciopero degli insegnanti nella Federazione di Bosnia Erzegovina fa slittare l’inizio dell’anno scolastico.
Lo scorso 2 settembre in Bosnia Erzegovina avrebbe dovuto iniziare il nuovo anno scolastico. Ma ciò non è avvenuto, almeno per molti studenti della Federazione croato-bosniaca. Infatti centinaia di insegnanti hanno deciso di scioperare e quindi non presentarsi alle lezioni, perché il Governo continua ad ignorare le loro richieste. Nel Cantone Erzegovina-Neretva, quello che vede Mostar capoluogo, nelle scuole dove si studia con il programma bosniaco sono più di 14.000 gli studenti delle scuole dell’obbligo e superiori ad essere rimasti "in ferie forzate". I loro colleghi croato-bosniaci, pur avendo iniziato le lezioni, non escludono di aderire a breve allo sciopero. La situazione degli insegnanti delle scuole sia dell’obbligo – per ragazzi dai 7 ai 14 anni di età – sia superiori è molto difficile già da mesi. Dal mese di marzo non è più stato erogato alcun stipendio e il Governo ha continuato a disattendere tutte le promesse fatte più volte. La scelta di scioperare era stata presa per le stesse motivazioni anche alla fine dell’anno scolastico scorso, ma poi era stato revocato dagli stessi insegnanti per non rischiare di far perdere l’anno ai propri studenti.
"Questa volta saremo più ostinati" ha dichiarato Omer Spaho, Presidente del Sindacato di categoria del Cantone HN, "non cominceremo a lavorare finché lo Stato non pagherà tutti gli stipendi arretrati" (TVBH1,02.09.2002). "Il problema è che i nostri stipendi dipendono dal budget del Cantone" – ha aggiunto un’insegnante intervistata da Radio Mostar – "e seppur esista un ministero federale, nessuno si occupa del nostro problema…Ci sta bene che i ministeri federali si occupino dei malati e dei pensionati, ma anche noi meritiamo un aiuto" (Radio Mostar, 02.09.2002).
Identica la situazione del Cantone "Bosnia centrale", dove sono 42.000 i ragazzi rimasti a casa per lo sciopero.
Nelle altre zone della Bosnia Erzegovina l’anno scolastico è iniziato regolarmente, anche se ormai la minaccia di sciopero si sta estendendo a macchia d’olio. Vengono richieste paghe eque e uguali per tutti, ma anche che venga finalmente firmato il contratto di lavoro nazionale.
"In Republika Srpska gli insegnanti non stanno scioperando" – ha dichiarato Ranka Misic, presidente del Sindacato dei professori della RS – "perché gli stipendi vengono pagati con più regolarità. Ma i problemi non mancano e le condizioni di lavoro sono di bassissimo livello" (Radio Herceg Bosna, 02.09.2002).
Difatti lo status degli insegnanti, anche in quei cantoni dove lo stipendio arriva bene o male con regolarità, oggi è ancora poco riconosciuto. Per fare un esempio, nel Cantone di Zenica-Doboj un insegnante con 25 anni di anzianità riceve uno stipendio di 500 marchi KM (circa 250 Euro), che comprende il pranzo ma nessun rimborso per le spese di trasporto, una delle voci che pesano di più essendo i trasporti pubblici pochi e costosi.
Durante la campagna elettorale tutti i politici si stanno riempiendo la bocca di parole dolci nei confronti delle nuove generazioni, dichiarando che ad essi va assicurata la possibilità di studiare, di rimanere a vivere nel proprio paese a lavorare senza essere obbligati ad emigrare. Ma ci si chiede quale possa essere la prospettiva di un paese che non solo non paga i propri insegnanti da mesi, ma che non sostiene i propri giovani nell’iter di studio (Oslobodjenje, 04.09.2002). Uno dei problemi che infatti colpiscono in maniera sentita i giovani studenti è il costo dei libri di testo.
Molti ragazzi non hanno ancora comprato tutti i libri necessari, in alcuni casi perché non ancora andati in stampa. In altri casi perché molti libri per le scuole superiori non sono stati posti in vendita, non essendo ancora chiuso il dibattito sui "programmi comuni". Per questo si continuerà con la vecchia prassi di prendere appunti, scomodo e pesante ma che permette alle famiglie di risparmiare una cifra che si aggira, per un kit di libri – escluso quindi altro materiale didattico – sui 145 KM (circa 73 Euro) per una quinta ginnasio. La spesa invece si alza ulteriormente se si parla delle scuole elementari. Un ragazzino che inizia la prima elementare si ritrova a dover spendere circa 85 KM per i libri, e circa 140 KM tra zainetto, penne e quaderni. Se una famiglia si ritrova con due figli alle elementari, la spesa quindi si aggira sui 440 KM, quasi un intero stipendio mensile, che secondo le stime dell’ultimo semestre si aggira di media sui 480 KM.
Inoltre, i prezzi di copertina aumentano di anno in anno. Lo ammettono alla libreria Svijetlost
di Mostar, ove il gestore ha dichiarato che "se l’anno scorso un libro costava tra i 6 e gli 8 marchi convertibili (tra i 3 e gli 8 Euro), quest’anno gli stessi libri costano tra gli 8 e i 14 KM". E non viene concesso alcuno sconto o pagamento rateale. L’unica maniera per spender meno è quella dell’acquisto di libri di seconda mano. Ma per poter essere riutilizzati devono essere ben tenuti, mentre spesso lo stesso libro viene usato a scalare dai fratelli più piccoli, rendendone la ricerca molto difficile e lunga. Eppure questa opzione è anche l’unica possibilità che molti ragazzi hanno per possedere un libro di testo.
Forse è per questo che anche il tema dei libri di testo viene usata in campagna elettorale. Pochi giorni fa i fratelli Ivankovic, del Partito per il Progresso (Partija za Boljitak), hanno usato l’exploit di donarli a 150 ragazzi delle famiglie più povere di Grude…