Serbia: conseguenze sociali dopo la liquidazione delle quattro banche nazionali

Disordini sociali dopo la decisione di liquidare i quattro istituti di credito. Parte con oggi il programma sociale per la riqualificazione e la liquidazione dei dipendenti.

08/01/2002, Luka Zanoni -

La decisione presa dal Ministro delle finanze Bozidar Djelic e dal governatore della Banca centrale jugoslava Mladjan Dinkic riguardante la liquidazione di quattro tra i più importanti istituti di credito del paese, ha gettato nello scompiglio la popolazione e in particolare i lavoratori degli istituti di credito in questione. Si tratta di circa 8.500 impiegati che rischiano di perdere il posto di lavoro. Nei giorni scorsi un alto numero di dipendenti ha protestato duramente contro tale decisione, chiudendosi anche dentro gli istituti in liquidazione. Non ci sono stati scontri, ma l’insoddisfazione dei lavoratori per quella che chiamano "la svendita della proprietà serba" è decisamente alta.
Secondo quanto affermato dall’Agenzia per il risanamento delle banche, a partire dalla data odierna inizia la realizzazione del programma sociale per i lavoratori delle banche in liquidazione. In accordo con questo programma i lavoratori potranno scegliere tra tre differenti opzioni. La prima riguarda una indennità di licenziamento in un’unica soluzione pari a 15 stipendi medi, circa 161.000 dinari (ossia 2.495 euro) oppure 6.000 dinari(circa 93 euro) per ogni anno di lavoro svolto. La seconda possibilità riguarda il pagamento di un indennizzo per i disoccupati in accordo con la legge vigente, mentre la terza soluzione concerne il pagamento di tale indennizzo mediante aiuti speciali per la riqualificazione dei lavoratori. I lavoratori che sceglieranno una di queste opzioni dovranno ritirare i loro libretti di lavoro dalle banche dove erano impiegati e iscriversi al mercato del lavoro. Attualmente i lavoratori sembrano non essere favorevoli ad alcuna delle tre opzioni e non sembrano intenzionati a ritirare i loro libretti di lavoro.La paura principale dei dipendenti di queste quattro banche riguarda l’impossibilità di trovare un’altra occupazione, dal momento che si tratta di lavoratori che hanno più di 45 anni. Il sindacato delle organizzazioni finanziarie della Serbia ha invitato il presidente Kostunica a "salvare" il paese dall’imposizione di una terapia shock, considerata anche la situazione di generale sofferenza e la condizione di povertà della popolazione. In caso contrario il sindacato ha annunciato l’inizio di disordini sociali.
Il presidente della FRY Vojislav Kostunica ha infatti il diritto di veto sulle decisioni prese dal governatore della Banca centrale e dal Ministro delle finanze. Ma per il momento le intenzioni di Kostunica non sono ancora chiare. Il sindacato ha inoltrato una richiesta alla presidentessa del parlamento della Serbia, Natasa Micic, al fine di indire una seduta straordinaria in cui si discuta della liquidazione delle quattro banche.
Il Ministro di grazia e giustizia Vladan Batic ha chiesto alla pubblica accusa, nella figura di Sinisa Simic, di valutare la possibilità di avviare una procedura penale contro quelle persone che con attività irresponsabili hanno portato al collasso le banche nazionali. Il premier di governo Zoran Djindjic considera il collasso delle banche una conseguenza di un’agonia che dura da anni. Secondo le parole del premier serbo, le banche da tempo hanno dilapidato il loro capitale e ora per il loro mantenimento tecnico utilizzano i depositi dei cittadini. Djindjic considera anche con ottimismo la situazione dei dipendenti, che verranno impiegati senza impedimenti nelle nuove organizzazioni finanziarie, perché sarebbe un lusso perdere l’esperienza pluriennale di questi lavoratori.
Ferme sono le parole del Ministro delle finanze Bozidar Djelic, secondo il quale la decisione di liquidare i quattro istituti di credito ha evitato il "peggioramento" degli affari bancari nazionali. Secondo Djelic queste banche erano da tempo un pericolo per la stabilità dell’intera nazione, viste le perdite dell’ordine di miliardi di marchi. Infine Djelic aggiunge che dopo questa difficile decisione, che comunque andava presa, arriveranno giorni migliori per gli affari delle banche. Infatti secondo l’Istituto della contabilità e dei pagamenti vi è la prospettiva di una riduzione delle provvigioni, mentre il Governo della Serbia proporrà che le tasse sulle transazioni finanziarie vengano diminuite di un terzo.
Una valutazione ottimista sull’intera questione della liquidazione delle banche l’ha data anche la Banca Mondiale. Il rappresentate jugoslavo della Banca Mondiale e consigliere del direttore esecutivo della stessa banca, Dusan Vujevic, ha detto che gli effetti positivi della bancarotta delle quattro banche serbe, supereranno molto in fretta gli aspetti negativi di questo processo. Secondo Vujovic, al posto di una situazione in cui i creditori stranieri hanno interesse solo ad incassare i loro crediti, si avrà una nuova situazione in cui saranno invece interessati a far sì che il processo della privatizzazione e lo sviluppo economico della Jugoslavia possano migliorare.
Per "miglioramento" Vujovic intende la vendita di questi istituti a compratori stranieri, che diventerebbero così proprietari di alcune aziende serbe in maniera proporzionale alla partecipazione al loro indebitamento. In questo modo si coinvolgerebbero i creditori che da passivi diverrebbero attivi e interessati al miglioramento dello sviluppo economico della Jugoslavia, ha dichiarato Vujovic, aggiungendo che, negli anni passati, la Banca Mondiale investiva, nei paesi in transizione, per il risanamento della banche, pur avendo l’esperienza insegnato come alla fine, tutte le banche venissero liquidate.
Non dello stesso parere è la presidentessa del sindacato della filiale della Jugobanka di Jagodina, Stamenka Ilic, la quale ha dichiarato che la salvezza dei 190 lavoratori della Jugobanka va vista nella prospettiva di una separazione dal sistema della Jugobanka di Belgrado e con l’accorpamento alla Banca Commerciale, già da tempo interessata all’istituto di Jagodina.
Anche i lavoratori della Autobanka di Kragujevac, che hanno trascorso il Natale sui propri posti di lavoro all’interno delle banche – benchè chiuse al pubblico, sottolineano che l’Autobanka è sempre stato uno degli istituti, all’interno del sistema della Jugobanka, tra i più funzionanti: infatti, dalla sua fondazione nel 1974, ha sempre chiuso con bilanci positivi.In conclusione, resta da vedere chi saranno i compratori stranieri delle banche in liquidazione. Sembra che tra i nomi dei creditori ci siano alcune aziende greche e l’italiana Fiat.

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