No-global, New-global e Balcani
A Kraljevo un seminario su "Globalizzazione e Balcani". Promotori il network italiano a sostegno dell’ADL di Nis e l’associazione giovanile DRK. Per parlare nei Balcani di globalizzazione e per non dimenticare i Balcani parlando di globalizzazione.
Seattle, Genova, Porto Alegre. Ed i Balcani? Il cosiddetto movimento no-global è nato e si è sviluppato con un approccio soprattutto terzomondista. Sempre più però ci si sta rendendo conto che non esiste una divisione rigida tra un nord ricco ed un sud povero ma questa distinzione geografica-concettuale è interna ad ogni singolo Paese. Ogni nord ha le sue sacche di marginalità, di povertà, di disperazione. A causa di un lavoro che diviene precario e di uno stato sociale che da diritto e garanzia sempre più viene visto come "servizio facoltativo", ad appannaggio dei misericordiosi. Ed allo stesso modo anche il sud vive forti contrasti tra ostentate ricchezze ed estrema povertà. E’ uno degli effetti della globalizzazione, un intimo e caotico mescolarsi tra il qui ed il là; per comprenderne gli effetti occorre modificare radicalmente le nostre categorie concettuali.
In questo può aiutarci l’analisi di ciò che in questi anni è successo nei Balcani. Regione che è contemporaneamente vicina, al di là del confine, a pochi chilometri da Trieste, e allo stesso modo lontana. Le tragedie dei Balcani da interpretare non come arretrate "guerre etniche" o "guerre religiose" ma come espressione della post-modernità. Dove attività criminali si mescolano con rivendicazioni nazionaliste e le alimentano; dove la guerra si serve delle tecnologie più avanzate e la maggior parte della popolazione conosce condizioni di vita terribili, un irrimediabile tornare indietro rispetto a come si viveva prima. Dove la mutata situazione geopolitica in seguito alla caduta del muro di Berlino si interseca con uno scellerato uso dei mezzi di informazione per arrivare alla guerra.
I Balcani quindi come un territorio fortemente influenzato dai processi caratterizzanti la cosiddetta globalizzazione. Durante gli anni del conflitto, durante gli anni della "ricostruzione". E la gente nei Balcani, in particolar modo i giovani, cosa pensano di questi fenomeni? Come hanno vissuto Seattle, come hanno vissuto i fatti di Genova?
Il coordinamento italiano che sostiene l’Agenzia della Democrazia Locale della Serbia centro meridionale, con sede a Nis, ha promosso un seminario di tre giorni a Kraljevo per parlare proprio di questo. "Globalizzazione e Balcani" si titolerà l’incontro previsto per il prossimo fine settimana (21, 22, 23 dicembre). Parteciperanno attivisti di ONG di tutta l’ex-Jugoslavia, e non solo, che si occupano di questioni ambientali, democratizzazione, attività culturali per promuovere la pace, la libertà di pensiero e di espressione.
Gli organizzatori a Kraljevo saranno il gruppo giovanile libertario DRK, che da tempo si occupa di promuovere iniziative a favore della libertà d’espressione e di pensiero, cercando anche con le proprie attività di costituire una rete di relazioni con le altre zone dell’ex-Jugoslavia per andare contro corrente rispetto alla direzione presa dai leader nazionalisti e per contrastare le follie della pulizia etnica.
Tra gli interventi al seminario vi saranno quelli di: Andrej Grubacic, dell’"Iniziativa per una Democrazia Economica" associazione con la propria sede a Belgrado (Adrej è uno dei referenti in Serbia per il gruppo di "Le Monde Diplomatique"); Fabrizio Bettini rappresentante dell’Operazione Colomba; Emilio Molinari, ex-europarlamentare, ora uno tra i promotori della Campagna Mondiale per il Diritto all’Acqua e rappresentante dell’Italian Social Forum.
Due dei partecipanti a questo seminario avranno l’opportunità di partecipare alle iniziative di Porto Alegre. Per iniziare nei Balcani a parlare di globalizzazione e parlando di globalizzazione per non dimenticare i Balcani.