La situazione dei media nei Balcani è piuttosto complicata e ancora non ben definita. I maggiori problemi legati ai media e ai giornalisti che vi lavorano riguardano più che altro le possibilità di finanziamento e quindi di sopravvivenza dei media stessi, così come la loro indipendenza e la loro formazione. Durante questi ultimi dieci anni di regimi nazionalisti i media indipendenti si sono trovati spesso a combattere contro la massificazione e l’omologazione dell’informazione, e proprio grazie a ciò molti canali informativi indipendenti hanno dovuto letteralmente lottare contro leggi promulgate ad hoc per farli tacere o per incriminarli. Questa è un po’ la situazione generale dei media cosiddetti indipendenti, o quanto meno, di quelli che sin dai primi anni novanta si sono dichiarati contrari alla logica della guerra e dell’annientamento dell’altro.
Le leggi che regolano il lavoro dei media in alcuni casi non sono ancora state definite nella loro interezza, così che spesso alcuni organi di informazione, soprattutto le radio, sono ancora in attesa di un regolamento sulle frequenze di emissione. Inoltre si prefigura la necessità di formare dei giornalisti indipendenti e critici. Durante gli scorsi anni di odio e violenza la formazione dei giornalisti veniva commisurata con la capacità di parlare contro il nemico, più che con l’abilità e la bravura professionale.
L’Osservatorio sui Balcani ha cercato di delineare, per singolo paese, l’attuale situazione, cogliendo alcune delle caratteristiche locali del fare informazione. L’intervista che il giornalista, Pedja Urosevic, di Radio Index di Belgrado ha rilasciato alla nostra Ada Sostaric rivela per esempio le problematiche che la suddetta emittente ha dovuto affrontare nel corso di questi ultimi anni e delle difficoltà riguardanti il futuro dei media indipendenti in Serbia.
Un’altra intervista, redatta sempre da Mihailo Antovic, che si sofferma sulle difficoltà riscontrate dai media indipendenti e sui cambiamenti in corso dopo il 5 ottobre.
Merito di Lino Veljak è l’aver reso un approfondito quadro sulla stampa croata, rivelando fatti ed eventi significativi che hanno cambiato e addirittura in alcuni casi sconvolto le testate giornalistiche. Particolare è il caso del settimanale Feral Tribune (una delle testate più indipendenti e ironiche di tutta la Croazia), che ancora oggi dopo la fine dell’era Tudjman, si trova a dover combattere contro la proposta del governo di voler cancellare un intero dossier che lo riguarda. I giornalisti del Feral si sono infatti opposti all’eliminazione del dossier perché questo comporterebbe la cancellazione degli elementi provanti il fatto che per anni sono stati sorvegliati e minacciati duramente dall’allora potere.
Il caso dei media in Bosnia-Erzegovina viene affrontato in due approfondimenti. R.S. che con efficacia solleva la questione dei maltrattamenti e degli attentati ai giornalisti che hanno osato alzare una voce indipendente nella nebbia dell’informazione eterodiretta e manipolata.
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