La questione scolastica in Croazia

12/10/2001, Redazione -

Questioni generali

Nel periodo di governo dell’HDZ (1990-2000), il sistema della pubblica istruzione in Croazia è stato caratterizzato dai seguenti processi:
– rafforzamento del controllo statale sulle istituzioni scolastiche, incluso il regolamento per la statalizzazione delle scuole (che lascia spazi molto ampi di ingerenza al ministro dell’educazione);- politicizzazione e uso ideologico delle scuole in chiave nazionalista, intesa come ideologia statale combinata con il rafforzamento del ruolo della Chiesa cattolica;
– peggioramento sul piano delle infrastrutture educative, con conseguente progressiva delegittimazione del sistema educativo e degli insegnanti.
La resistenza di una parte significativa degli insegnanti e delle insegnanti è stata visibile durante l’intero periodo. Il Forum per la libertà di educazione, fondato nel 1992, ha coordinato ad esempio alcune azioni di resistenza attiva, comprese esperienze di insegnamento autonomo in semi-clandestinità. Ma ciononostante il sistema scolastico croato ha subito gravissimi danni, quasi una devastazione. Come risultato delle analisi svoltesi nell’ambito del Forum nel 1999, si e’ avviata un’iniziativa chiamata "La scuola del XXI secolo", orientata al rinnovamento profondo del sistema educativo dopo l’atteso cambiamento di potere politico. Questa iniziativa ha raccolto un centinaio di docenti universitari ed insegnanti delle scuole primarie, secondarie e superiori. Dopo le elezioni nel gennaio 2000 alcuni collaboratori del progetto hanno assunto funzioni importanti nel sistema scolastico (vice-ministro dell’educazione, presidente e vicepresidente della commissione parlamentare apposita, ecc…).

L’avvio del rinnovamento è stato caratterizzato da molti elementi di difficoltà: lo spirito inerte di gran parte degli insegnanti e specialmente dei dirigenti scolastici; la politica di compromesso del nuovo governo democratico, segnata dal rifiuto del cosiddetto revanscismo e dalla volontà di procedere solo a riforme che mantengano la continuità con il regime precedente; il mancato aumento del bilancio statale a favore dell’istruzione. Nonostante tutto ciò si possono comunque evidenziare alcuni passi positivi: non si vive più la paura del controllo statale, si sono aperti spazi di creatività per tutti gli attori del processo educativo, a favore dell’introduzione di metodi partecipativi nell’insegnamento.
Un problema molto grave è rappresentato dai libri di testo, redatti in gran parte sulla base di una pedagogia ultra-tradizionalista e fondati su una quantità insopportabile di fatti. In particolare i libri di storia e di lingua croata sono contaminati dall’ideologia nazionalista etnocentrica, con una forte enfatizzazione dei valori patriottici e militaristi.
Una commissione di esperti all’interno del Forum, guidata della sociologa Branka Baranovic e composta da letterati e storici di prima grandezza (tra cui anche il nuovo preside della Facoltà di lettere e filosofia di Zagabria, lo storico Neven Budak), ha presentato nel giugno 2000 un’analisi minuziosa dei libri scolastici di queste due materie. Secondo lo studio alcuni testi storici (in verità quasi tutti) contengono:
– elementi di revisionismo storico, compresa la rivalutazione dello stato croato ustascia e la relativizzazione dei crimini di guerra da questi commessi nella Seconda guerra mondiale, attraverso l’esagerazione dei crimini commessi dal Movimento partigiano antifascista;
– un’esaltazione della ‘Guerra patriottica’ nei confronti delle Krajine serbe, con alcuni elementi di odio etnico verso i serbi ma anche verso i bosniaci;
– una falsificazione di alcuni fatti della storia recente, orientati ad una glorificazione di Tudjman e dell’HDZ come chiave storica interpretativa del passato e punto di riferimento per ogni futuro;
– un’emarginazione non soltanto della storia degli altri popoli slavi, ma di tutta la storia europea e mondiale in favore della centralità assoluta della storia nazionale croata;
– una metodologia inadeguata in rapporto ai criteri della scienza storica contemporanea.
Ugualmente i libri scolastici di lingua croata sono caratterizzati da etnocentrismo, alcuni contengono elementi di disprezzo o di odio verso altre nazionalità (in particolare verso i serbi), ne sono esclusi scrittori e poeti croati difformi dalla linea ideologica dominante fino al 2000.

Dopo la presentazione di questo studio, il Ministero dell’istruzione ha costituito una commissione statale con il compito di rivedere i libri scolastici alla luce dei valori democratici di tolleranza e convivenza. Finora però l’unico risultato di questa commissione è l’approvazione per uso scolastico data ad alcuni libri storici alternativi, scritti sulla base di valori civici e di una metodologia didattica scientifica. Nessun libro è stato ancora proibito all’uso scolastico: la scelta finale dei testi è lasciata al singolo docente. Già questo è un progresso rispetto al periodo precedente, ma resta il fatto che ancor oggi si usano libri che esprimono odio e appoggio al fascismo, e perciò inadeguati. Al momento sono in fase di preparazione alcuni testi scolastici nuovi, che possano cambiare questa situazione.

L’istruzione per le comunita’ minoritarie

Dopo la costituzione dello stato croato indipendente le scuole (dalle elementari alle superiori) in lingua italiana, ungherese e ceca hanno continuato a lavorare nelle condizioni generali appena descritte. Nonostante i tentativi del partito governativo di emarginare l’insegnamento nelle lingue minoritarie, queste scuole sono sopravvissute fino ai cambiamenti democratici senza troppi danni, in primo luogo grazie al sostegno concreto dei paesi originari delle minoranze.
Un problema molto grave però è sorto nei cofronti dei cittadini di nazionalità serba, che da componente costitutiva del paese sono diventati minoranza. Soltanto sotto la pressione della comunità internazionale il governo dell’HDZ ha introdotto dopo il 1997, anno della reintegrazione della Slavonia orientale, l’insegnamento aggiuntivo di lingua, letteratura, cultura e storia serbe. Questo per le scuole che registrano una percentuale significativa di allievi serbi, ma finora sono stati pubblicati solo pochi libri scolastici dedicati all’insegnamento aggiuntivo. Per i principali esponenti della comunita’ serba in Croazia, la responsabilità di questa mancanza è dell’ex governo. Altri pesonaggi di spicco della comunità, però, denunciano in maniera riservata anche l’inerzia degli stessi intellettuali serbi.
L’unico vero passo in avanti si è avuto con l’introduzione del diploma di laurea (quattro anni di corso) per insegnanti di lingua e storia serba, presso la Facoltà universitaria di magistero a Zagabria. Attualmente è in corso il quarto semestre della prima generazione di studenti ed il secondo semestre della seconda. Con questo percorso di formazione si dovrebbe risolvere il problema di avere personale adeguatamente preparato per questo tipo di insegnamento. Altre comunità hanno già avviato da anni simili percorsi, e a Pola esiste anche una Facoltà di magistero dedicata esclusivamente alla formazione degli insegnanti in lingua italiana per tutti i livelli d’istruzione. Lingua e letteratura italiana si studiano anche a Zagabria e Zara, mentre lingua e letteratura ungherese sono presenti a Zagabria e Osijek, e quella ceca a Zagabria.

C’è invece un problema ancora irrisolto e anzi quasi invisibile. Le comunità bosniache, macedoni, albanesi e rom non hanno alcuno spazio d’insegnamento pubblico in lingua materna, neanche come insegnamento aggiuntivo. La comunità bosniaca rivendica per il momento senza successo questo diritto all’insegnamento pubblico, mentre gli attivisti delle organizzazioni rom hanno organizzato alcune scuole materne ed elementari private chiedendo un appoggio pubblico, con esiti alterni anche per via delle divisioni profonde che tormentano questa comunità dall’interno.

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