Il rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell’Unione Europea, Javier Solana, arriverà nei prossimi giorni a Skopje. L’intento di Solana è quello di accelerare le modifiche costituzionali che garantirebbero maggior diritti alla minoranza albanese. Una prima risposta positiva agli emendamenti costituzionali, in armonia con gli accordi di Ohrid firmati il 13 agosto scorso, è venuta dal Parlamento la scorsa settimana con l’accettazione degli emendamenti proposti da parte della maggioranza relativa dell’aula. Ciò che a fatica il parlamento macedone riuscirà ad accettare è la questione riguardante l’amnistia dei guerriglieri albanesi. Secondo le informazioni ufficiali, l’Esercito di Liberazione si è formalmente disciolto, i guerriglieri, dopo la consegna delle armi, hanno abbandonato le divise militari e si sono ritirati da tutti gli avamposti, lasciando solo un piccolo centro di comando. Attualmente è soprattutto il premier di governo Georgievski a frenare la questione riguardante l’amnistia. Quest’ultima potrà essere proclamata dal Parlamento, ma, come conferma l’agenzia Beta, non è credibile che a Skopje la necessaria maggioranza parlamentare voterà questa decisione. Legato a questa decisione ci sarebbe anche l’inizio del rientro delle forze macedoni nelle regioni controllate fino la 26 settembre dalla guerriglia albanese. Le forze di sicurezza macedoni dovrebbero rientrare, come vuole il governo, quanto prima nei territori di frontiera con il Kosovo e la Jugoslavia. Il rientro delle forze di sicurezza è previsto in due fasi. Durante la prima fase le forze di stato dovranno ritornare nelle regioni che erano sotto il controllo dell’UCK, ma la composizione di suddette forze dovrà corrispondere alla composizione degli abitanti delle regioni coinvolte, quindi prima di tutto albanesi. Nella seconda fase è prevista la completa smobilitazione dei riservisti della polizia e dell’Esercito macedone, mentre le unità regolari dell’Esercito dovranno controllare l’intera regione. L’inizio delle operazioni è attualmente bloccato proprio per contrasti tra il governo macedone e i rappresentati della Nato e dell’UE (Cfr. Danas, 1-10).
Nel frattempo la stampa macedone, sfruttando l’ondata di t[]ismo negli USA e le misure di sicurezza messe in atto dai paesi occidentali, lancia grida di allarme su di un ipotetico coinvolgimento del ricercato numero uno, Osama Bin Laden, nelle cosiddette azioni t[]istiche in Macedonia. Secondo un dettagliato articolo pubblicato dalla Rete di Informazione Alternativa (AIM), "I politici macedoni hanno visto nell’attacco t[]istico compiuto contro il World Trade Center di New York e il Pentagono a Washington un’ottima occasione per collegare il t[]ismo in America e le azioni dell’Esercito di Liberazione Nazionale (UCK), la cui attività viene ritenuta direttamente t[]istica" (vedi la tr. it. nel numero #476 di Notizie Est). Quasi tutti i maggiori quotidiani macedoni hanno approfittato della situazione per informare i loro lettori sulle presunte relazioni di Bin Laden in Macedonia, fornendo perfino, un manuale per il riconoscimento del "mujahedin tipico", con il risultato che alcuni lettori immediatamente hanno riconosciuto qualche mujahedin nelle sale da tè dove normalmente si riuniscono gli albanesi locali. Immediate le reazioni del rappresentante americano James Pardew, che ha accusato i politici macedoni di voler abusare degli attacchi t[]istici in America per ostacolare la messa in atto degli accordi di pace.
Mentre il ministro della difesa Buckovski, durante la sua recente visita in Albania, ha affermato che in territorio albanese si sarebbero ospitati capi di addestramento di combattenti che hanno agito in Macedonia. Scontata la reazione del ministro della difesa Pandeli Majko che ha negato la circostanza e si è dimostrato disposto a procedere nella verifica delle accuse presso una commissione di inchiesta.
Vedi anche: