Come per tutta l’estate appena trascorsa, l’attenzione principale in Croazia è sempre centrata sulla questione dei criminali di guerra e sugli arresti eccellenti che si susseguono. Cosa che ha non solo una ricaduta sulla lettura storica del recente passato tudjmaniano del paese, ma anche influssi diretti sulla stabilità del governo e sulle dinamiche politiche odierne nel paese. Il 5 settembre sono stati arrestati a Sebenico ed in altre città dalmate quattro ex-ufficiali o semplici militari croati colpevoli di una serie di omicidi nelle località di Varivode e Gosici, presso Knin. In particolare, secondo Slobodna Bosna (7.9) sarebbero accusati per l’omicidio di tre civili e un prigioniero di guerra, tutti croati di nazionalità serba, commessi nell’autunno del 1995. Altri sei accusati si trovano già nel carcere giudiziario a Sebenico.
I processi continuano
Nel frattempo prosegue a Fiume un altro importante processo molto discusso, quello contro l’ex-generale Mirko Norac, contro Tihomir Oreskovic ed altri imputati. L’accusa è in questo caso quella massima, ossia di genocidio per le stragi avvenute a Gospic nell’autunno del 1991. La prossima udienza del processo – scrive Novi List (4.9) – si terrà il 17 settembre.Il Procuratore della Repubblica croato Radovan Ortynski ha riassunto l’insieme dei procedimenti penali attualmente in corso per crimini di guerra commessi da croati, presentando un apposito rapporto al governo. Finora sono state incriminate 26 persone, e 13 sono state condannate; i processi però hanno riguardato solo casi di omicidi, stupri o incendi, mentre nessuno è stato ancora condannato per genocidio o crimini contro l’umanità. Come spiega Silvana Perica su Vecernji list (6.9), il problema giuridico è se sia possibile qualificare dei crimini commessi dopo gli eventi bellici veri e propri come crimini di guerra.
La lista dei possibili incriminati non è comunque certamente chiusa. E’ di pochi giorni fa la notizia che il governo australiano ha negato il visto d’ingresso ad Andrija Hebrang, ex-ministro della sanità e della difesa nell’era Tudjman, perché possibile imputato davanti al Tribunale dell’Aja. Hebrang, che ora è funzionario del HDZ oltre che leader dell’organizzazione nongovernativa Identita’ e prosperita’ croata – HIP, ha dichiarato che questo rifiuto corrisponde ad una criminalizzazione dell’intero governo croato del periodo bellico.
Le pressioni di Carla Del Ponte
Sempre la settimana scorsa è rientrato dalla sua visita a L’Aja il vicepresidente del Consiglio Goran Granic, che in Olanda ha incontrato la procuratrice del Tribunale Penale Internazionale Carla Del Ponte. Secondo fonti anonime citate da Slobodna Dalmacija (2.9), la Del Ponte insiste per l’arresto dell’ex-generale croato Ante Gotovina, tuttora latitante. In caso contrario, la Croazia potrebbe essere accusata davanti al Consiglio di sicurezza dell’ONU per mancanza di cooperazione con il Tribunale. Granic ha poi avuto un incontro con i difensori dello stesso Gotovina, che chiedono di essere informati sui documenti relativi all’operazione Tempesta consegnati al Tribunale dal governo croato. Secondo uno degli avvocati, Ante Vukorepa, non si sarebbe invece parlato della possibile consegna spontanea alle autorità giudiziarie di Gotovina, del quale i difensori dichiarano di ignorare l’attuale rifugio. Ma il governo ha dichiarato di non essere disposto ad accetare la richiesta dei difensori di Gotovina, perché ciò potrebbe significare che la Croazia collabora con un imputato latitante. Dal 21 agosto inoltre è in vigore nei confronti di Gotovina un mandato di cattura internazionale emesso dalle stesse autorità croate, sulla base di una richiesta del Tribunale de L’Aja. Sicuramente però la vicenda Gotovina, e in generale la questione dei criminali di guerra, continuerà ad animare il dibattito politico interno al paese ancora per molto tempo.