Il nuovo Parlamento Albanese verso il bipolarismo
I fatti dell’ultima settimana che riguardano le elezioni politiche non sono molto confortanti.
I due piu’ grandi partiti hanno giocato sopprattutto la carta dei candidati "indipendenti", "rapresentanti della societa’ civile", "liberi politici", oppure, detto in altri termini, gli stessi membri del PS e PD che, se verrano eletti, garantiranno la vittoria ai loro partiti e soprattutto garantiranno il bipolarismo del nuovo Parlamento Albanese. Il partito Socialista e quello Democratico, trovando delle pecche nella legge elettorale – la quale sanziona che la spartizione dei 40 posti al parlamento della lista proporzionale non si fara’ basandosi sulla percentuale dei voti presi, ma sul numero dei deputati eletti direttamente, e che comunque questa legge favorisce i partiti piu’ deboli – hanno pensato di "allegerirsi", candidando l’una 20 e l’altra piu di 70 "indipendenti". In questo modo si condannano alla scomparsa i partiti minori, i quali speravano di diventare una forza reale nel nuovo parlamento. Gli stessi partiti sono stati svantaggiati dalle ultime elezioni, che sono state quasi sempre plebiscitarie, una volta contro il regime comunista e l’altra contro Berisha. Avendo di fronte una debole Commissione Centrale per le Elezioni, la quale, comunque vada, non riuscira’ ad accontentare i piu’ di 50 partiti albanesi, il Partito Socialista e quello democratico se ne approfittano.
In questa farsa e’ il PD che si sta impegnando più seriamente, organizzando attorno a sé una coalizione dell’ultimo momento, nella quale partecipano repubblicani e monarchici insieme. I democratici e l’Unione per la Vittoria stano andando in giro per il paese promettendo la riduzione dell’IVA e delle tasse doganali e l’aumento delle pensioni e degli stipendi. Il Partito Socialista, che al contrario del PD si presenterà da solo nelle prossime elezioni, sta concentrando la sua campagna elettorale nel cercare di impaurire la gente con "il fantasma" di Berisha.
Si sono verificati inoltre i primi problemi di ordine pubblico a Sukth, dove la polizia ha trovato delle armi e munizioni nell’ufficio di un candidato del Partito Democratico e a Dibër, dove dei simpatizzanti del PD hanno distrutto l’ufficio del candidato del Partito Social Democratico, nonché attuale ministro albanese degli esteri, Paskal Milo.
Quindi, dopo questa prima fase della campagna elettorale, si stanno concretizzando delle ipotesi infelici: che solo le alternative del PS e PD possono "salvare l’Albania" e "guidarla nella lunga e difficile transizione"; che il nuovo parlamento sarà bipolare comunque vadano le elezioni; che la campagna elettorale e’ tutt’altro che "moderna, serena e costruttiva"; che i due più grandi partiti si riservano il diritto di non riconoscere l’ esito delle elezioni.
Le elezioni – motivo ma anche momento di prova per l’avvicinamento dell’Albania all’Europa Comunitaria
Mercoledì 6 giugno, a Bruxelles, la Commissione Europea ha preso una decisione importante sui futuri rapporti tra l’Unione Europea e l’Albania. Romano Prodi e i suoi commissari hanno deciso quindi di aprire i negoziati per la sottoscrizione dell’accordo d’associazione – stabilità. L’Albania, la Bosnia e l’ex-Yugoslavia sono i tre paesi balcanici che finora non hanno ancora aperto i negoziati. Le ragioni della decisione sono "i passi fatti dall’Albania negli ultimi due anni e il ruolo del paese nella soluzione delle crisi nella regione".
La notizia e’ stata appresa in maniera differente soprattutto dalle forze politiche albanesi, diventando quindi argomento della campagna elettorale in atto. Per i socialisti, la decisione e’ un apprezzamento fatto dall’Europa a loro governo, nonché una mossa per impedire a Berisha di prendere il potere.
E’ vero che ci sono diverse chiavi di lettura di questa ambigua notizia, perché da un lato si prevedeva che questa decisione arrivasse subito dopo che l’Albania ha ospitato i 400.000 profughi kossovari e le truppe della Nato durante l’emergenza Kosovo e dall’altro lato arriva nel momento della crisi in Macedonia, per la quale il governo Albanese sta facendo molto meno, tenendo una posizione simile a quella Europea, cioè limitandosi a condannare la violenza e considerando l’UÇK come "un organizzazione t[]ista".
Comunque, la Commissione Europea ha lasciato dei compiti precisi, che riguardano la corruzione nella pubblica amministrazione e nel sistema giuridico, la legalità, la privatizzazione, l’economia, i traffici illeciti e soprattutto le prossime elezioni.
Quindi, la chance offerta dall’Europa dovrebbe spingere il governo ad organizzare delle elezioni decenti e i partiti politici a non fare il solito gioco: "se vinciamo, va bene; se no, non riconosciamo l’esito delle elezioni". Speriamo quindi che tutti abbiano capito che questa opportunità non si da’ a priori sempre ed ogni volta che in Albania ci sono campagne elettorali.